UCRAINA: Tra Mosca e Bruxelles

Il Parlamento di Kiev ha sfiduciato il governo di Julija Timoshenko. La mozione, presentata dal Partito delle regioni (www.partyofregions.org.ua), di cui il leader è il nuovo presidente Viktor Janukovich, è stata votata da 242 deputati su un totale di 450 che compongono l’assemblea unicamerale ucraina. Per dare lo sfratto alla ormai ex premier sarebbero bastati 226 sì.
La Timoshenko ha ottenuto quello che voleva: dimissioni solo se è la Rada a chiederlo. E così è stato. “Il voto parlamentare mostrerà se la richiesta (di dimissioni) è sostenuta dalla maggioranza e in particolare da chi. Il Paese ha bisogno di trasparenza”, aveva commentato la signora alla vigilia della sua destituzione.
Mentre la Timoshenko prepara le valigie per tornare a casa, riprendere fiato e prendere il suo posto nei ranghi dell’opposizione, Janukovich è pronto a partire per Mosca dove, su invito del capo del Cremlino Dmitrij Medvedev, sarà questo venerdì, 5 marzo. Si prospetta un fine settimana denso di lavoro per il nuovo leader dell’ex repubblica sovietica e il suo collega russo. Janukovich ha già pronto un argomento che merita particolare attenzione: “metterò certamente la questione sul tavolo delle trattative. Il prezzo del gas deve essere equo per l’Ucraina”. Si discuterà anche della creazione di un consorzio per il trasporto del gas, al quale la nuova amministrazione di Kiev intende assolutamente partecipare per non essere messa fuori da giochi particolarmente redditizi quanto utili alle faccende domestiche. Il progetto permetterà all’Ucraina di avere accesso ai giacimenti russi e centroasiatici e di partecipare alla costruzione di nuovi gasdotti.
Janukovich del resto sa come muoversi, in tutti i sensi. Lunedì questo era a Bruxelles dove ha incontrato il presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek e ha ringraziato i colleghi per la disponibilità a cooperare. E’ stata inoltre messa a punto una strategia per l’abolizione dei visti da e per l’Ue, anche se per ora sarebbe prematuro parlare di adesione e comunque “chi vivrà vedrà” ha commentato il numero uno di Kiev, in conferenza stampa con il presidente della Commissione José Manuel Barroso, lasciando intendere che ogni strada è percorribile. Intanto serve fare passi concreti sul fronte delle riforme, per avvicinare l’ex repubblica sovietica all’Unione. Entro la fine dell’anno si prevede la conclusione dei negoziati che porteranno presumibilmente ad un accordo di associazione.

In equilibrio tra Oriente e Occidente, tra Mosca e Bruxelles, Janukovich ha ora la possibilità di dimostrare cosa è capace di fare. Intanto la Timoshenko si veste della retorica patriottica: ha inviato un invito, rivolto a tutti coloro che “amano l’Ucraina”, a raggiungerla martedì prossimo ad un incontro che si terrà nei pressi del monumento a Taras Shevchenko (poeta, artista e letterato ucraino del XIX secolo) e sfogare tutti insieme la rabbia per una sconfitta non digerita.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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