La vita di Dimitri Shostakovic (1906-1975) ha rappresentato, in qualche modo, la parabola della Russia novecentesca: nato in una famiglia di intellettuali di sinistra sotto lo zar, formatosi musicalmente durante la Rivoluzione d’Ottobre, fu pianista fenomenale fin da giovanissimo (Rattalino ricorda l’amicizia con la grande concertista Maria Yudina) partecipando ad importanti concorsi e presentando da subito composizioni proprie, apprezzate tra gli altri da Prokofiev. Il musicista sara’ combattuto tutta la vita tra l’esigenza di dare corpo alla nuova musica sovietica e la liberta’ di comporre autonomamente: in un regime che non lasciava campo agli artisti ma forniva precise direttive su cosa fosse arte e cosa invece attivismo controrivoluzionario. Cosi’ Shostakovic fu via via tacciato di deviazionismo dalla Pravda, per diventare poi portavoce musicale ed eroe della nazione in armi e di nuovo essere accusato di ’formalismo’ e di ’intelligenza’ con Stravinsky, il reprobo che aveva scelto di vivere fuori dalla Madre Russia.
La Settima sinfonia ’Leningrado’, la sua opera piu’ famosa, fu composta prevalentemente nel 1941 durante lo storico assedio di Hitler alla citta’ russa, ma cio’ non risparmio’ al musicista la gogna mediatica, fino alla tardiva iscrizione al partito, a 44 anni, il tutto inframmezzato dalle piu’ alte onorificenze del Soviet.
Secondo l’autore, Shostakovich non conduceva, come si e’ sempre pensato, una doppia vita: non era insomma un perfetto ’compositore di partito’, riservando i suoi sentimenti antistalinisti viscerali alle confidenze di pochi amici. Piuttosto, sostiene il pianista Rattalino scansando la facile interpretazione dell’artista opportunista, accorto amministratore della sua vena compositiva, Shostakovic riusci’ a rispettare la propria coscienza e i suoi valori fondamentali attraverso i marosi di un’esistenza da personaggio pubblico in un paese totalitario, alle prese con la crisi di linguaggio che aveva sconvolto il mondo artistico del ’900.
Immenso il patrimonio che ci e’ giunto, tra sinfonie, quartetti, concerti, musiche che godono tuttora di grande popolarita’, come l’eseguitissima Jazz Suite n.2, e un capolavoro come i 24 Preludi e Fughe, ispirati al Clavicembalo Ben Temperato di Bach, dedicati a Tatyana Nikolayeva, vincitrice di un concorso nella cui giuria figurava proprio Shostakovic. L’esecuzione della giovane pianista russa diverra’ uno dei capisaldi dell’interpretazione di quest’opera che alla sua presentazione suscito’ pero’ indignazione sia in Russia sia in Occidente: Bach era troppo in alto anche per un bravo ’compositore di partito’.
Piero Rattalino, SHOSTAKOVIC, CONTINUITA’ NELLA MUSICA, RESPONSABILITA’ NELLA TIRANNIDE (Zecchini editore, pp.280, 25 euro).
Foto: Hans Thijs, Flickr