di Gabriele Merlini
Anche i più convinti denigratori di Václav Klaus (ce ne sono un buon numero e alcuni vantano motivazioni decisamente convincenti) non potranno negare come si tratti di personaggio centrale all’interno della breve storia della Repubblica Ceca; per il ruolo attuale e per quanto in passato ha fatto, detto, scritto, creduto, dimostrato, costruito, distrutto.
Fondatore del principale partito conservatore del paese, l’Občanská demokratická strana. Ministro delle Finanze dall’ottantanove al novantadue. Primo Ministro dal novantatré al novantasette. Presidente della Repubblica dal duemilatré ad oggi. Euroscettico brontolone dallo sguardo appassionato (lui ama definirsi «dissidente europeo», etichetta certo più intrigante e dalle graditissime sfumature eroiche) capace di pensate colorite tipo ricevere delegati da Bruxelles senza nemmeno una bandierina europea penzolante dal Pražský hrad («giusto ridurre al minimo ogni simbolismo» ebbe a sostenere) o firmare la ratifica del Trattato di Lisbona per ultimo e solo poiché messo spalle-al-muro dal fatto di avere esaurito ogni scusa umanamente comprensibile. Autore di un migliaio di libretti a tema ambientale nel quale si nega l’esistenza del riscaldamento globale e gran parte delle politiche di tutela proposte dai vari governi altro non siano che eccessi isterici dannosi per labilissimi equilibri economico-finanziari del globo. Polemico con Havel e da Havel mai invitato ai suoi adorati concerti jazz, anche quando a Praga gironzolavano Clinton e signora con sassofono pronto a trillare. Professore universitario, cestista e saltuario oratore nel palazzo delle Nazioni Unite. Ultimo monologo newyorkese: sabato scorso. A seguire i punti principali dello speech.
“IL CUORE D’EUROPA E’ PRONTO A PULSARE”
1. Rappresentando la Repubblica Ceca nel mondo è opportuno partire sempre con la premessa: «signor Presidente, ho il privilegio di rappresentare la Repubblica Ceca, un paese nel cuore dell’Europa». Sia mai qualche delegato possa piazzarla in remote lande centroamericane o asiatiche (oltretutto che il cuore d’Europa batta davvero da quelle parti è opinione anche condivisibile). Una nazione coinvolta direttamente nelle varie attività dell’Onu e in numerose zone calde del pianeta, non ultimo quell’Afganistan appena rimpinguato di truppe praghesi. Tutelare e appoggiare le Nazioni Unite è -e sempre sarà- priorità ceca.
“AMMODERNARE IL CONSIGLIO DI SICUREZZA”
2. Tuttavia il mondo nel quale ci troviamo oggi è lievemente diverso da quello nel quale l’Onu è stata concepita. Il numero di stati interni all’organizzazione è sensibilmente aumentato dunque alcune riforme si fanno necessarie. Su tutte il sostanziale ammodernamento del Consiglio di Sicurezza nella direzione di un serio adeguamento alle nuove realtà geopolitiche e economiche. Magari con un allargamento del numero di membri permanenti e non permanenti, per provare a risolvere attraverso più voci le numerose situazioni in stallo da quasi un ventennio, per Klaus proprio irritanti. Com’è naturale che sia la Repubblica Ceca è pronta a sostenere ruoli decisionali e di prestigio all’interno dello scacchiere.
“BASTA CON LE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI”
3. Tuttavia l’idea di una «governance globale», ossia un campo d’azione più esteso per le Nazioni Unite su molti temi a discapito dei governi locali, non sarebbe una pensata astuta: la soluzione per affrontare la crisi economica globale non deve essere raggiunta attraverso la creazione di «nuove agenzie governative sovranazionali» ma al contrario questo è il momento per le organizzazioni internazionali -tra le quali l’Onu, chiaro- di ridurre le loro spese e lasciare la soluzione ai governi degli Stati membri (i maligni leggono la faccenda come una direttissima risposta allo svizzero Joseph Deiss, il quale ebbe a sostenere in apertura dei lavori come sia giunto il momento per le Nazioni Unite di svolgere il loro completo ruolo di «governance globale»: maggior coinvolgimento nelle questioni economiche e finanziarie e non lasciare oneri di decisioni scivolose tutte sulle spalle dei singoli stati). Tagli alle spese e nessuna nuova agenzia sovranazionale è la ricetta di Klaus per permettere alla macchina di continuare a rombare.
“IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NON ESISTE”
4. Capitolo cambiamenti climatici e catastrofi ambientali. Non esistendo, sarebbe meglio tenerle fuori dalle priorità dell’Onu. Posizione in leggero contrasto con i progetti del Segretario Generale Ban Ki-moon, che ha piazzato la lotta al cambiamento climatico tra le proprie priorità. Diverso il discorso sul nucleare, ovviamente: «ad aprile di quest’anno il mio paese ha ospitato un evento assai importante: la firma tra il Presidente della Federazione Russa e il Presidente degli Stati Uniti di un trattato sulla riduzione e limitazione delle armi atomiche strategiche offensive. Noi vediamo ciò come un importante passo avanti verso un mondo più sicuro e un segnale visibile degli sforzi (anche cechi) per raggiungere l’obiettivo in tempi brevi. Speriamo che ciò possa proseguire in futuro.» A corollario l’avvertenza che ogni paese ha sì il diritto di utilizzare l’energia atomica per scopi pacifici ma ciò dovrà essere sempre fatto in modo responsabile. Vale a dire, mai nessuna nazione potrà ignorare gli standard internazionali e minacciare la stabilità delle rispettive regioni (nessun accenno invece, e forse sarebbe stata una forzatura, alla querelle dello scudo missilistico americano da piazzare in Europa Centrale puntato dritto sul Cremlino: roba che un po’ destabilizzante potrebbe rivelarsi per la regione di Klaus; tuttavia l’occasione non era la più adatta anche per uno come lui che spesso dalle polemiche non sfugge anzi parrebbe rincorrerle e attrarre come pochi -ma qualcun altro c’è- politici in giro per l’Europa e nel mondo.)
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