Il 10 aprile scorso il presidente polacco Lech Kaczynski e altre novantacinque persone morirono a seguito di un incidente aereo nei pressi della città di russa di Smolensk. Quasi sei mesi dopo, i resti dell’aereo – che era di proprietà della Polonia – sono ancora in Russia, sul ciglio della pista di un aeroporto di provincia in balìa del vento e della pioggia. Il governo polacco ha inoltrato diverse richieste ufficiali negli scorsi mesi, tutte inevase, e ora sta alzando la voce chiedendo che vengano rispettate le leggi internazionali. Lo racconta il Wall Street Journal.
“In conformità alle normative internazionali, lo stato polacco è il proprietario dell’aeroplano, anche ora che è distrutto. I pezzi dell’aereo dovrebbero essere restituiti alla Polonia il prima possibile”, ha detto il ministro della giustizia polacco Krzysztof Kwiatkowski.
La reazione di grande vicinanza e amicizia della Russia all’indomani dell’incidente ha portato a un miglioramento dei rapporti tra i due paesi, che comunque rimangono tutt’altro che idilliaci e continuano a guardarsi con qualche sospetto. Nonostante questo, e nonostante le voci su una possibile prossima visita in Polonia del presidente russo Medvedev, le autorità polacche non sono ancora riuscite a risolvere il nodo dei resti dell’aereo distrutto.
Dopo mesi di indagini da parte di una Commissione internazionale per l’aviazione, infatti, gli esperti dei due paesi si sono trovati discordi su alcuni aspetti della ricostruzione. Sono state fatte diverse ipotesi sulle cause dell’incidente, dal maltempo all’errore del pilota a quello dell’autorità a terra, ma non si è ancora riusciti a ricostruire con precisione gli ultimi istanti prima dell’incidente e individuarne la ragione esatta. La Polonia chiede un’indagine più approfondita, ma la Russia ha sempre rifiutato di fornire alla Polonia le informazioni tecniche che questa richiede da tempo sull’aeroporto di Smolensk e le sue procedure. Nonché quello che rimane dell’aereo.
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