LETTONIA: L'imminente ingresso nell'euro agita gli animi

La fine del 2012 porta con sé già il tempo delle decisioni “irrevocabili” sull’ingresso della Lettonia nell’euro, che il governo lettone ha previsto per il 1° gennaio 2014. L’esecutivo guidato da Dombrovskis, che ha attuato misure di disciplina fiscale e risanamento molto importanti per portare il paese da una gravissima crisi finanziaria nel 2009 al rispetto di tutti i criteri di Maastricht già quest’anno, ha appena varato la legge che prevede i passaggi tecnici per sostituire il lats con l’euro già all’inizio del 2014.

Ma con la ritrovata stabilità finanziaria nel paese e la crisi che percorre l’eurozona, molti in Lettonia cominciano ad avere dei dubbi nel rinunciare alla propria moneta e passare all’euro. In realtà in Lettonia già da diversi anni è in vigore il cambio fisso euro-lats, e i lettoni hanno approvato, nel referendum del 2003, con il 67% dei voti, sia l’ingresso nell’Unione Europea che l’adozione della moneta unica.

Oggi però i partiti di opposizione, con la crescente disaffezione dei lettoni verso la moneta unica, provano a cavalcare l’onda antieuro e chiedono a gran voce un referendum che porterebbe con ogni probabilità ad un voto di maggioranza contro la moneta unica europea. I sondaggi di Latvijas Fakti dicono infatti che attualmente il 59% dei lettoni sono contrari a sostituire il lats con l’euro.

I due partiti di opposizione, il russofono Saskaņas centrs e i verdi e agricoltori di ZZS, hanno 44 deputati in parlamento. Ne bastano 34 per firmare una richiesta di referendum da presentare al presidente della repubblica lettone, che però troverebbe con ogni probabilità il parere negativo del capo dello stato. Bērziņš infatti si è sempre dichiarato convito che sia necessario per la Lettonia entrare nell’eurozona nei tempi previsti dal governo Dombrovskis.

Fra i sostenitori dell’ingresso della Lettonia nell’euro il 1° gennaio 2014 anche il presidente della Banca centrale lettone, il custode del lats, Rimšēvičs, che ritiene l’introduzione della moneta unica europea un fattore che farebbe migliorare ulteriormente i positivi dati macroeconomici del paese.

Anche l’ex primo ministro lettone Einars Repše, che era a capo dell’esecutivo quando si svolse il referendum in cui i lettoni decisero di aderire alla UE e alla moneta unica, ritiene che l’ingresso nell’euro nel 2014 sia la cosa giusta da fare, senza necessità di passare attraverso un altro referendum. “Il referendum è già avvenuto (quello del 2003 ndr), ed era chiarissimo il questito che poneva ai cittadini la scelta di aderire o meno, non solo all’Unione Europea ma anche automaticamente alla moneta unica.
Se l’euro è una moneta che va bene alla Germania, allora sicuramente va bene anche alla Lettonia. Se la Germania uscisse dall’euro, allora sarebbe il tempo anche per la Lettonia di farlo, o di non entrarvi, perché quella non sarebbe più la valuta per la quale hanno votato i lettoni nel 2003. Spero che non accada mai.”

I fautori dell’euro e quelli che si oppongono all’ingresso nel 2014 cercano comunque di capire se ci siano i presupposti giuridici per effettuare un altro referendum. La Lettonia infatti ha già votato nel 2003, prendendo ufficialmente l’impegno di aderire alla moneta unica. Dunque semmai il quesito da porre potrebbe essere quello della data in cui entrare.

I sostenitori del referendum potrebbero trovare un valido alleato nel presidente della Corte Costituzionale,  Gunārs Kūtris, che già nei giorni scorsi si è detto favorevole, come cittadino, all’organizzazione di un referendum almeno consultivo sull’euro. Una posizione che in un possibile ricorso alla Corte Costituzionale per un conflitto fra partiti di opposizione e capo dello stato, potrebbe avere il suo peso.

Kūtris si è persino spinto ad immaginare anche la data di organizzazione del referendum. “A metà del prossimo anno ci saranno le elezioni comunali in Lettonia. In quell’occasione si potrebbe organizzare una consultazione referendaria. Il giudizio popolare anche consultivo sarebbe una cosa molto importante, più di qualsiasi piano di informazione sull’euro che il governo possa organizzare. Dal precedente referendum sull’Unione Europea sono passati già 9 anni, molte cose sono cambiate”.

Kūtris ha affermato anche che se il referendum si tenesse oggi lui voterebbe certamente per il no all’euro.

Decisamente contrario all’organizzazione di un referendum sull’euro si è espresso il premier Dombrovskis. Il premier lettone ha anche affermato che l’eventualità di un referendum porterebbe automaticamente alla sospensione delle procedure di avvicinamento all’ingresso nell’euro nel 2014. Dunque indipendentemente dal risultato del referendum, la sua sola organizzazione porterebbe l’esecutivo lettone a rimandare la data di introduzione della moneta unica.

Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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