Dietro la facciata dell’assistenza legale ai russi residenti all’estero, l’organizzazione Pravfond si inserisce in una più ampia strategia del Cremlino volta a esercitare influenza politica, culturale e informativa sulle minoranze russofone in Estonia, Lettonia e Lituania. Oltre alla destabilizzazione e all’indebolimento dei tre Paesi baltici, queste attività mirano anche ad incrementare la pressione politica russa nella regione.
Cos’è Pravfond?
Attraverso i suoi “centri di supporto legale”, l’organizzazione russa Pravfond (o ‘Fondazione per il Supporto e la Protezione dei Diritti dei Compatrioti all’Estero’) offre servizi di assistenza ai cittadini russi residenti all’estero, occupandosi spesso della traduzione di documenti, della consulenza legale in caso di procedimenti giudiziari, e del supporto nell’accesso a servizi di salute mentale o pensionistici.
Ma non finisce qua. Un’inchiesta condotta dall’emittente danese Radio Denmark ha portato alla luce circa 50.000 e-mail contenenti informazioni rilevanti sulle reali intenzioni e piani di Pravfond in Europa. Grazie a questo materiale, oggi sappiamo con certezza che le sue attività vanno (e sono andate) ben oltre il mero supporto legale ai russi all’estero, in una zona grigia tra legalità e illegalità.
Dal 2012, Pravfond ha finanziato media di disinformazione, sostenuto (in tutto o in parte) le spese legali di individui responsabili per crimini che vanno dallo spionaggio all’aggressione, e cooperato concretamente con agenti dei servizi di intelligence russi. Tali attività sono proseguite anche dopo che l’UE ha sanzionato ufficialmente la fondazione nel 2023, tanto che i trasferimenti illegali di denaro dalla Russia verso Pravfond sembrano continuare tutt’oggi senza troppi problemi.
I casi concreti
Il vice direttore della fondazione ha ammesso, in una delle email pubblicate da Radio Denmark, l’esistenza di un interesse primario nei tre Stati baltici. L’attuale direttore esecutivo, Alexander Udaltsev, ha servito in passato come ambasciatore russo sia in Lettonia che in Lituania. Nell’area baltica, la fondazione risulta coinvolta in una vasta gamma di attività legali, finanziarie, mediatiche e propagandistiche molto più capillari che negli altri Paesi europei.
In Lituania, oltre a finanziare la pubblicazione di un manuale di storia in lingua lituana che giustifica l’occupazione sovietica del paese, Pravfond coprì le spese legali di ben 67 militari sovietici condannati per aver soppresso violentemente alcune proteste nel paese tra 1990 e 1991. In aggiunta, essa sostenne parte dei costi per la difesa legale di Algirdas Paleckis, un politico lituano che nel 2021 venne condannato a circa 5 anni di carcere per aver fornito ai servizi d’intelligence russi gli indirizzi di casa dei giudici che indagavano nei casi summenzionati. Pravfond organizzò anche una vera e propria campagna diffamatoria verso le investigazioni, in uno sforzo collettivo coordinato dal Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa (FSB) e dal Cremlino.
In Estonia, nell’ottobre del 2024, le guardie di frontiera arrestarono una donna mentre trasportava 10.000 euro in contanti dalla Russia per consegnarli ai rappresentanti legali di un uomo accusato dalle autorità estoni di aver collaborato con i servizi di intelligence russi. Una somma che la donna aveva ricevuto in territorio russo da parte di emissari di Pravfond.
In Lettonia, a partire dal 2017, almeno 15 individui incriminati per vari reati (dall’aggressione a pubblico ufficiale fino allo spionaggio) hanno ottenuto denaro da Pravfond per coprire le proprie spese legali, per un totale di circa 164.000 €. In aggiunta, la fondazione ha finanziato molteplici canali media per diffondere narrazioni filorusse tra i cittadini lettoni. Oltre a diversi canali Telegram, questa operazione di influenza mediatica riguarda anche il sito di informazione “alternativa” IMHOclub, dove sono stati spesso pubblicati contenuti a supporto dell’invasione russa su larga scala dell’Ucraina. Come riportato da Re:baltica, le autorità giudiziarie lettoni hanno confermato che la creazione e le attività di IMHOclub sono state rese possibili da ingenti finanziamenti erogati da Pravfond, la quale si è anche fatta parzialmente carico delle spese legali di quei giornalisti del portale che sono stati arrestati con l’accusa di “attività contro la sovranità” della Lettonia.
Il filo conduttore tra Pravfond e Mosca
L’inchiesta di Radio Denmark ha svelato che Pravfond non fornisce meri servizi di assistenza legale in maniera indipendente; essa funge piuttosto da “copertura per le operazioni di intelligence russe”, mentre influenza attivamente le opinioni dei residenti russofoni tramite la diffusione di disinformazione. A riprova del suo grado di subordinazione a Mosca, pare che alcuni rappresentanti locali della fondazione in Europa facciano parte della Direzione generale per le informazioni militari (GRU) delle Forze armate russe. Del resto, Pravfond si fa anche portavoce delle posizioni ideologiche del Cremlino, tanto che, dopo l’invasione russa del febbraio 2022, la fondazione organizzò una teleconferenza per informare i suoi centri legali sulle ragioni e sugli obiettivi della decisione di “liberare l’Ucraina.”
Secondo il giornalista investigativo russo Andrei Soldatov, in un momento storico in cui molte ambasciate russe sono state ridimensionate e i centri culturali sono stati chiusi in vari Paesi, le strutture di assistenza per i russi all’estero come quelle di Pravfond si prestano particolarmente bene a fungere da copertura per attività di intelligence e spionaggio.
Niente di nuovo sul fronte orientale?
Le operazioni di Pravfond si inseriscono nel più ampio quadro delle tattiche ibride adottate da Mosca da decenni nell’area post-sovietica, spesso giustificate con la necessità di “difendere” i diritti delle cospicue minoranze russofone. In realtà, il Cremlino sembra piuttosto utilizzare queste comunità come leva strategica per mantenere, e ove possibile rafforzare, il proprio ascendente (geo)politico su certi Stati, spesso sfruttando delicate tensioni pre-esistenti.
Attraverso piani d’azione che si collocano al confine tra legalità e illegalità, Pravfond svolge sicuramente un ruolo di prim’ordine all’interno di questa grand strategy russa. Lo stesso direttore della fondazione, Udaltsev, ha definito i russi all’estero un vero e proprio “esercito”, a testimonianza della centralità loro attribuita.
Nuovi orizzonti
Tuttavia, se da un lato la Russia afferma di voler tutelare le minoranze russofone nei Paesi baltici, nei fatti il suo atteggiamento predatorio in Europa orientale (dall’occupazione della Crimea nel 2014 fino all’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022, con crimini di guerra documentati anche in città ucraine a maggioranza russofona come Mariupol’) ha contribuito a generare un crescente senso di distacco e insofferenza nei suoi confronti proprio all’interno di quelle stesse minoranze.
La più recente aggressione del 2022, in particolare, ha profondamente scosso le tre Repubbliche baltiche, alimentando il timore concreto di essere le prossime a finire nel mirino di Mosca. Una sensazione che ha colpito anche le comunità russofone, che in molti casi si sono sentite tradite da chi dichiarava di volerle proteggere.
Come confermato da studi recenti, oggigiorno i gruppi russofoni in Estonia e in Lettonia appaiono fortemente polarizzati. Per una parte rilevante di essi, il legame identitario e culturale con la Russia sta vivendo una crisi profonda. Questo vale specialmente per le generazioni più giovani, spesso maggiormente integrate nel tessuto politico-sociale del proprio Stato di residenza rispetto a quelle precedenti. Inoltre, i giovani russofoni tendono a non fruire più dei media tradizionali russi, esponendosi così a narrazioni alternative e riducendo sensibilmente l’influenza informativa esercitata da Mosca.
Nonostante le attività di Pravfond e, più in generale, i piani russi nel Baltico, la regione appare oggi decisamente meno ricettiva alla retorica e agli obiettivi geopolitici del Cremlino rispetto al passato. E, molto probabilmente, lo sarà sempre meno nel futuro prossimo.