Sventato il tentativo del Parlamento lettone di recedere dalla Convenzione di Istanbul. Il suggerimento del Presidente ha fatto invertire la rotta. Se ne riparlerà tra un anno.
Da RIGA – Il Presidente della Lettonia Edgars Rinkēvičs ha deciso di non controfirmare la legge approvata il 30 ottobre dalla Saeima, il Parlamento lettone, che prevedeva il ritiro del Paese dalla Convenzione di Istanbul, il principale trattato internazionale contro la violenza sulle donne. E il 5 novembre, la Saeima ha confermato il rinvio della questione alla prossima legislatura. La Lettonia resta quindi parte della Convenzione di Istanbul – almeno per ora.
Sarà la prossima Saeima a decidere
Rinkēvičs, che non si era espresso pubblicamente fino ad allora, aveva annunciato che la sua decisione si sarebbe basata su criteri giuridici e non politici. Come auspicato da gran parte dell’opinione pubblica, il Presidente ha deciso di rinviare la legge alla Saeima per una seconda lettura – suggerendo che la questione venga riconsiderata dalla Saeima che si insedierà dopo le prossime elezioni, previste entro il settembre 2026.
Nella lettera alla Presidente della Saeima, Daiga Mieriņa, Rinkēvičs ha menzionato tra le ragioni il rispetto dello stato di diritto, e il fatto che la Convenzione fosse stata ratificata dallo stesso Parlamento solo due anni prima – una questione di credibilità della Lettonia rispetto agli obblighi internazionali assunti dalle sue istituzioni. Ma hanno influito sulla scelta del Presidente anche la forte mobilitazione della società civile e le sollecitazioni dei partner europei e diplomatici, preoccupati per un possibile allontanamento della Lettonia dai valori dall’UE.
La decisione dei partiti: tra cambi di rotta e posizioni irremovibili
Il disegno di legge per il ritiro dalla Convenzione di Istanbul era stato presentato dal partito populista di estrema destra Prima La Lettonia (LPV), il partito dell’oligarca Ainārs Šlesers che contesta il “femminismo radicale basato sull’ideologia di genere“, a loro dire alla base della Convenzione.
Il 30 ottobre, il disegno di legge aveva trovato il sostegno delle forze di opposizione Lista unita (AS), Alleanza nazionale (NA), Per la stabilità (S!) e dal partito di governo Unione dei verdi e dei contadini (ZZS). La decisione del Presidente di non promulgare la legge ha costretto i partiti a prendere nuovamente posizione.
Mercoledì 5 novembre, 53 deputati hanno sostenuto la proposta di rinviare la questione alla prossima legislatura. Il partito dei Progressisti (P) si è detto soddisfatto dell’esito e ha ringraziato la società civile per l’impegno e la mobilitazione.
Se due delle tre forze della coalizione di governo, i Progressisti (P) e Nuova unità (JV), – il partito del Presidente e della premier Siliņa – hanno sostenuto pienamente la proposta di Rinkēvičs, ZZS non ha cambiato posizione. Il partito aveva infatti già votato insieme all’opposizione a favore del ritiro dalla Convenzione, creando una spaccatura nella coalizione, che ora spetta alla premier Siliņa gestire.
I deputati dei Verdi si sono astenuti dalla votazione, mentre hanno accolto l’appello del Presidente i partiti nazional-conservatori che avevano sostenuto il recesso. Nonostante ciò, i leader di Lista unita e Alleanza nazionale hanno dichiarato che la loro valutazione negativa della Convenzione rimane invariata.
La società ha fatto il suo, il Presidente salva la faccia al Parlamento
Nel prendere la decisione, il Presidente ha tenuto in considerazione anche le decine di migliaia di firme raccolte sulla piattaforma Manabalss.lv, che gli chiedevano di non controfirmare: l’iniziativa civica più popolare nella storia della piattaforma, e che ha raccolto il maggior numero di firme nel più breve tempo mai registrato.
Oltre ai singoli cittadini, anche numerosi imprenditori hanno avanzato la stessa richiesta al Presidente, sostenendo che la proposta della Saeima non rispecchia la loro posizione e temendo che il recesso dalla Convenzione possa influire sulla fiducia nei confronti dei loro marchi e della Lettonia nel suo complesso.
Oltre al meritevole impegno della società civile, il politologo Juris Rozenvalds ha affermato su lsm.lv che la ”inaspettata” richiesta di Rinkēvičs avrebbe spinto alcuni deputati a mettere temporaneamente da parte le questioni ideologiche e avrebbe di fatto “salvato la faccia” alla Saeima, sollevandola dal peso politico della decisione.
“Non è ancora finita”
Nonostante la buona notizia, la protesta prevista per ieri, 6 novembre, si è tenuta ugualmente. Sulle reti sociali, centinaia di condivisioni dello slogan “nosargāsim māti Latviju,” – “proteggeremo madre Lettonia!” facevano pensare che la protesta sarebbe stata ancora più partecipata di quella precedente.
Nei giorni precedenti, negli studi di artisti e attivisti di Riga è stato possibile preparare cartelloni e striscioni, condividendo uno sforzo collettivo che sembra ormai irrinunciabile per la società lettone. Almeno 10.000 persone si sono presentate sulla piazza del Duomo di Riga, in quella che è la protesta più partecipata degli ultimi quindici anni.
Manifestazioni in favore della Convenzione di Istanbul si sono tenute non solo a Riga, ma anche nelle altre maggiori città della Lettonia, così come nelle vicine Tallinn, Tartu e Vilnius, e fuori dalle ambasciate lettoni delle maggiori città europee e del Nord America.
Foto: Ilmārs Znotiņš, Cancelleria del Presidente
East Journal Quotidiano di politica internazionale