Varsavia intende aumentare lo sfruttamento di carburante non convenzionale dai giacimenti nazionali per rafforzare la sua posizione nel corso delle trattative per il rinnovo dei contratti con la Russia. Avviate consultazioni anche con il Qatar per la diminuzione del prezzo per il gas liquefatto.
Più shale e gas liquefatto è la ricetta preventivata dalla Polonia per diventare energeticamente indipendente. Nella giornata di giovedì 23 Novembre, il Ministro del Tesoro polacco, Mykolaj Budzianowski, ha dichiarato la volontà di approfondire lo sfruttamento di gas non convenzionale in Polonia per ottenere 10 miliardi di metri cubi entro il 2020.
Come riportato dal Warsaw Business Journal, la decisione del Ministro è funzionale al rafforzamento della posizione della Polonia in sede di trattative per il rinnovo dei contratti per l’acquisto di gas.
Il Ministro Budzianowski ha sottolineato come la Polonia, che dipende ad oggi fortemente dalle forniture della Russia, abbia avviato anche trattative con la compagnia Qatargas per l’ottenimento di uno sconto sul gas liquefatto importato dal Qatar.
Come riportato dalla PAP, l’oro blu del Qatar sarà raffinato ed immesso nel sistema infrastrutturale energetico polacco presso il terminale LNG di Swinoujscie, in Pomerania, giunto alla fase finale di realizzazione.
Il Ministro Budzianowski ha illustrato come il punto di partenza nelle trattative con il Qatar sia comunque buono. Ad oggi, il prezzo concordato per l’acquisto di carburante con la Qatargas è di 380 dollari per mille metri cubi.
Per la stessa quantità di oro blu il colosso energetico polacco paga invece al monopolista russo del gas -Gazprom- 500 dollari per mille metri cubi.
L’utilizzo politico del gas
Solo di recente, dopo avere minacciato Gazprom di avviare un ricorso presso l’Arbitrato Internazionale di Stoccolma, Varsavia ha ottenuto uno sconto sul tariffario, ma le trattative per il rinnovo degli accordi si preannunciano particolarmente difficili.
La Russia si avvale dell’arma energetica per ottenere scopi politici: il monopolista statale russo, Gazprom, controllato per metà dal Cremlino, impone infatti prezzi alti a quei Paesi come Polonia, Lituania e Romania, politicamente osteggiati da Mosca e attivi nel sostenere la politica di diversificazione delle forniture approntata dalla Commissione Europea.