DA KIEV – Il Capo del monopolista russo, Gazprom, comunica l’avvio della costruzione dell’infrastruttura per il 7 dicembre 2012. La Commissione Europea contraria alla realizzazione di un progetto destinare ad impedire all’Europa di diversificare le proprie forniture di gas.
Tremilaseicento chilometri di conduttura terrestre e sottomarina per mandare a monte l’indipendenza energetica europea, ed aumentare in maniera vertiginosa le forniture di gas provenienti dalla Russia. Il Capo del monopolista statale russo Gazprom – ente posseduto per metà dal Cremlino – Alexei Miller ha ufficialmente fissato per il 7 dicembre 2012 il via alla costruzione del Southstream.
La notizia è stata data a margine della firma di un accordo tra Gazprom e la compagnia energetica slovena Plinovodi per la realizzazione di una sezione di 220 chilometri del Southstream in Slovenia. Un simile accordo è stato firmato alla fine di Ottobre con l’Ungheria, nel mese di Settembre con la Serbia, nella giornata di giovedì, 15 novembre, e successivamente anche con la Bulgaria.
A dare il via libera ufficiale alla realizzazione del gasdotto voluto da Gazprom è stato un incontro avvenuto lunedì, 12 novembre, tra Miller e l’Amministratore Delegato ENI, Paolo Scaroni. Come riportato da Natural Gas Europe, i due hanno stabilito l’avvio della costruzione del Southstream per il mese di dicembre del 2012, ed hanno preventivato l’entrata in funzione della conduttura per il 2015.
Noto anche come Gasdotto Ortodosso, il Southstream è un progetto avvallato dalla Russia per aumentare la dipendenza dell’Europa dalle forniture di gas russe, ed impedire la realizzazione del piano di diversificazione delle forniture di oro blu per il Vecchio Continente approntato dalla Commissione Europea.
Lungo circa 3600 chilometri, il Southstream veicolerà 63 Miliardi di metri cubi di gas all’anno dalle coste russe sul mar nero al porto di Varna, in Bulgaria. Da qui, il Gasdotto Ortodosso risalirà fino a Treviso attraverso Macedonia, Serbia, Montenegro, Ungheria e Slovenia.
Oltre a Gazprom ed ENI, che possiedono rispettivamente il 50% e il 20% dell’infrastruttura, a compartecipare nel Southstream è anche la compagnia tedesca Wintershall e la francese EDF, entrambe con il 15%.
La genesi del Southstream è dovuta allo stretto legame politico tra il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, e l’ex-Premier italiano, Silvio Berlusconi. Nel 2009, Putin – allora Premier della Russia – e Berlusconi hanno concordato la costruzione di un gasdotto sottomarino per collegare direttamente la Russia all’Italia, e ridurre il peso politico dei Paesi di transito nell’invio dell’oro blu da Mosca a Roma.
Critiche al Souhtstream sono state sempre mosse dalla Commissione Europea, che ha considerato fin da subito il progetto di Putin e Berlusconi come finalizzato ad aumentare la dipendenza dell’Europa dal gas proveniente esclusivamente dalla Russia.
Il progetto della Commissione Europea
Per limitare le forniture da Mosca, che ad oggi coprono il 20% del fabbisogno totale UE – mentre in alcuni Paesi dell’Unione rappresentano più dell’80% – Bruxelles ha varato la costruzione del Corridoio Meridionale: un fascio di gasdotti deputati al trasporto diretto in Europa di gas estratto dall’Azerbaijan.
Tra le infrastrutture del Corridoio Meridionale dell’UE rientra il Nabucco, conduttura di 3893 chilometri di lunghezza concepita per trasportare un massimo di 30 Miliardi di metri cubi di gas azero dalla parte occidentale della Turchia in Austria attraverso Bulgaria, Romania ed Ungheria.
Compartecipato dalla compagnia austriaca OMV, dall’ungherese MOL, dalla tedesca RWE, dalla romena Transgaz, e dalla bulgara Bulgargaz, il Nabucco è sostenuto politicamente dalla Commissione Europea e dai Governi di Austria, Romania, Ungheria, Turchia e Bulgaria.
Altra importante infrastruttura del Corridoio Meridionale UE è il Gasdotto Transadriatico – TAP – concepito per trasportare 21 Miliardi di metri cubi di gas azero all’anno dal confine turco occidentale a Brindisi, in Puglia, attraverso il territorio greco e quello albanese.
Compartecipata dal colosso norvegese Statoil, dalla compagnia svizzera EGL, e dalla tedesca E.On, la TAP è supportata politicamente dai Governi di Grecia, Albania e Italia, dopo che il Governo tecnico di Mario Monti ha corretto il posizionamento in politica energetica del Belpaese, conferendo alla dimensione italiana una connotazione più europea e meno “nazional-egoistica”.
L’ultimo dei progetti del Corridoio Meridionale UE è il Gasdotto Transanatolico – TANAP – concepito per trasportare 31 Miliardi di metri cubi all’anno di gas dell’Azerbaijan dal confine turco-georgiano alle coste occidentali della Turchia.
Compartecipata dal colosso azero SOCAR, dalle compagnie turche Botas e TPAO, dal colosso britannico British Petroleum, da quello norvegese Statoil, e dalla compagnia francese Total, la TANAP è sostenuta politicamente dai Governi di Azerbaijan e Turchia.
L’obiettivo non deve essere quello di limitare la dipendenza dalla Russia, ma di far fruttare i legami con essa.
Sono punti di vista, personalmente non credo che la dipendenza da Mosca sia garanzia d’indipendenza per l’Europa, nè per quella “unita” che dovrebbe trovare una propria autonomia energetica, nè per i singoli Paesi, che da soli sarebbero facilmente ricattabili. La mia idea è che l’Europa unita debba evitare “dipendenze”: sia quelle militari atlantiche, che quelle energetiche russe. Adesso l’Europa, come unicum e come singoli stati, è troppo debole e rischia di farsi “conquistare” da capitali stranieri affidando settori strategici a joint venture pubblico-private che sul medio termine la priverebbero di autonomia. E’ un’opinione, magari sbaglio. Così come magari sbaglio a preoccuparmi del fatto che il governo Monti abbia venduto parte della rete di distribuzione del gas al Qatar. Sono cose che vedo male. Ma sto andando molto oltre quanto espresso nell’articolo dall’autore.
M. Zola
La collaborazione europea col sistema economico ed energetico eurasiatico darebbe alla zona una sicurezza in più di quella di oggi. Putin si è sempre dimostrato un partner affidabile e se le forniture di gas non sono sempre state costanti è stata causa di attori terzi come la dissidente Ucraina – irresponsabilmente -. All’indipendenza energetica è preferibile la collaborazione politica, fino a quando non si sarà tutti d’accordo ogni singolo Stato avrà il diritto di decidere a chi affidare le proprie forniture energetiche. Tanto più che prendere il gas dall’Azerbaigian non è meglio, causa la tendenza umorale della repubblica caucasica, che come la Turchia non solo fa i propri interessi, ma pure assume un atteggiamento invadente in politica, vedi la politica di Erdogan.
Il primo protocollo d’intesa per il progetto South Stream fu firmato da Prodi, poi Berlusconi segui il progetto con il massimo impegno ( ENI è il reale Ministero degli Esteri ).
Il Nabucco, che ha sponsor USA, non ha attualmente il Gas da trasportare, a meno di esportare democrazia e diritti umani e delle donne in Iran.
Ma del North Stream non si sentono critiche ed obiezioni, chissa perchè?
Verissimo, fu firmato da Prodi (e Bersani era ministro per lo sviluppo economico). Vero anche che Berlusconi mantenne l’impegno, e concordo pienamente sul fatto che Eni sia il vero ministero degli Esteri italiano. Sul fatto che Nabucco sia un progetto americano, dissento: il gasdotto Nabucco è finanziato con i soldi della Banca Europea degli Investimenti (BEI) e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS). Istituti finanziati dai Paesi membri e con quote maggioritarie proprio da Italia, Francia e Germania. Gli stessi paesi che fanno affari con Gazprom. Per quanto riguarda East Journal, North Stream non è meno importante. E che l’ex-cancelliere Schroeder sia diventato un manager di Gazprom è, secondo me, abbastanza grave.
https://www.eastjournal.net/sarkozy-et-berlusconi-allies-contre-le-nabucco-et-leurope-poutine-rit/3077
https://www.eastjournal.net/perche-la-russia-e-un-pericolo-per-leuropa-e-nessuno-lo-dice/19163
https://www.eastjournal.net/wikileaks-il-pd-leni-e-la-guerra-in-afghanistan/3994
Interessante la mappa, decisamente russofila/serbofila: non include il Kosovo ma mostra la Bosnia separata per entità, e con due bandiere: quella statale, e quella della Srpska.