Ante Gotovina e la pulizia etnica. Un velo su ciò che veramente è stato

Etničko čišćenje. Suona così, in serbo-croato, pulizia etnica. Un termine tecnico, militare, coniato proprio dall’Esercito Jugoslavo, serbo-montenegrino, per designare la rimozione di croati e bosniaci dai territori conquistati. David Forsythe, che nel primo volume della sua Enciclopedia dei diritti umani traccia l’origine della parola, sottolinea come la pratica non sia certo nuova, risalente al conflitto balcanico, ma che esempi di pulizia etnica si ritrovano nel passato remoto: gli ebrei di Spagna nel 1492, gli ugonotti francesi nel 1685, gli indiani d’America nel XIX secolo, l’editto di Losanna del 1923 per lo smistamento di greci e turchi verso le rispettive nazioni. Etničko čišćenje, quello di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Etničko čišćenje, siglato da Luigi XIV con l’editto di Fontainebleau. Etničko čišćenje, dopo Losanna.

Nella Krajina croata, invece? Secondo il censimento del 1991, il 52,3% della popolazione, quasi 250.000 persone, era di nazionalità serba. L’Operazione Tempesta avrebbe portato all’esodo di, plausibilmente, 150-200.000 di queste. Dal 2000 a oggi, 40.000 serbi sarebbero rientrati, in quella che è ormai una zona depressa e spopolata della Croazia. Fu pulizia etnica, quella operata dai 150.000 soldati dell’Esercito Croato (HV), sotto la guida di Ante Gotovina? Come stabilirlo?

Il Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia (ICTY), che ha condannato in primo grado Gotovina a ventiquattro anni di carcere e Mladen Markač, allora a capo della Polizia Speciale croata, a diciotto, per scagionarli entrambi, questo venerdì, in appello, da tutte le imputazioni, ha ritenuto di applicare un metodo scientifico per stabilire se di pulizia etnica si trattò.

L’analisi si basa sugli eventi occorsi in quattro municipalità, Knin, Benkovac, Obrovac e Gračac, nell’agosto del 1995. Le  città vennero prese d’assalto a colpi d’artiglieria dalle forze croate. L’accusa, nel processo Gotovina-Markač, ha voluto dimostrare che tali attacchi non rientrarono negli usi di guerra, ma che furono deliberatamente e indiscriminatamente utilizzati contro la popolazione civile, serba, per indurla ad abbandonare il posto. A questo fine, il procuratore si è basato su un’analisi d’impatto dei colpi sparati, localizzando gli obiettivi militari sensibili e stabilendo, attorno ad essi, un margine d’errore di 200 metri, sentite testimonianze di chi c’era sulle condizioni di vento e sulla temperatura, ritenuto “accettabile”.

In parole povere, ogni granata esplosa entro 200 metri da un obiettivo strategico militare rientrerebbe tra gli usi di guerra, oltre i quali sarebbe un colpo aleatorio atto semplicemente a creare panico, morte e distruzione fuori dalle necessità di conquista della roccaforte e del territorio. Oltre i 200 metri, etničko čišćenje. La corte d’appello, nello specifico tre giudici su cinque, ha invece ritenuto che il giudizio espresso nel primo processo fosse infondato, perché poco chiari i criteri secondo i quali è stato fissato proprio a 200 metri il confine tra semplice atto e crimine di guerra. Perché non 100, o 500? Pertanto, vista la mancanza di prove a dimostrare che vi fosse stato, prima, un piano premeditato dall’alto comando per ripulire la Krajina dalla popolazione serba, e, dopo, un controllo inefficace e carenza di disciplina nel guidare le truppe all’attacco, si è giunti all’assoluzione.

Eppure, ai serbi non è bastato sapere che le granate piovevano entro 200 metri da obiettivi puramente militari: 200.000 di loro si sono sentiti, personalmente, obiettivi strategici, e come tali sono fuggiti. Hanno lasciato le loro case, dopo anni di guerra, e lenti, sui loro trattori, sui carri, con le Zastava 750 e camion stipati di valigie, di piccolo mobilio, si sono incolonnati verso la Serbia, come se la Serbia li volesse davvero accogliere. Non sono più tornati. Dopo quasi vent’anni, che senso avrebbe? O troppo vecchi, o troppo giovani, in un altro mondo, sconfitti, senza prospettive. In Serbia, come in Croazia. A volte non basta poter tornare, bisogna volerlo. Che il Tribunale dell’Aja la giudichi pulizia etnica, o meno, è esattamente ciò che avvenne. In Croazia, come in Bosnia, e su ogni etnia.

I croati, oggi, alle porte dell’Unione Europea, possono inneggiare orgogliosi e festanti al ritorno di Ante, eroe popolare della loro Guerra Patriottica, puramente difensiva: i profughi son profughi, i morti sono morti, i dispersi, dispersi. Nessun tribunale internazionale ridarà giustizia a quelle persone, nessuna sentenza esterna cicatrizzerà vecchie ferite, come difficilmente ne aprirà di nuove. Solo, ancora, la comprensione di ciò che veramente è stato appare lontana e difficile, e la certezza che non si ripeterà, più una speranza che un traguardo.

A che cosa, allora, i tribunali?

Chi è Filip Stefanović

Filip Stefanović (1988) è un analista economico italiano, attualmente lavora come consulente all'OCSE di Parigi. Nato a Belgrado si è formato presso l’Università commerciale Luigi Bocconi di Milano e la Berlin School of Economics, specializzandosi in economia internazionale. Ha lavorato al centro di ricerche economiche Nomisma di Bologna e come research analyst presso il centro per gli studi industriali CSIL di Milano. Per East Journal scrive di economia e politica dei Balcani occidentali.

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17 commenti

  1. Articolo molto bello, ma non avevo dubbi. Bentornato Filip.

  2. cioè ma come si possono scrivere articoli così?
    vergogna.

    • vergogna!

    • Filip Stefanović

      Dal 1996 ad oggi 86 serbi in Croazia sono stati uccisi per ragioni etniche. Di 86 omicidi, non è stato trovato un solo colpevole. Ha ragione, Marco, una vergogna.

      • Filip, come fai a sapere questo numero e la ragione per cui sono uccisi? Mi interessa davvero! Perchè io non l’ho mai saputo neanche ora cercando si internet. Ma so che i diversi serbi criminali vivono (troppo) liberi in Croazia e uno è anche capo stato in serbia. Posso darti anche nomi se vuoi

  3. Grazie Filip!!

  4. infatti proprio cosi, poveri serbi indifesi….ora perche non estendono la grande serbia fino all’Aja? del resto ormai vi sono tutti nemici che attentano al vostro spazio vitale.
    ma credete che veramente nessuno sappia cos’è successo e cosa hanno combinato i serbi????
    comunque, giustizia è fatta.

    • eccerto….sei innocente finchè non si dimostra che sei SERBO…. 🙁 aia e il suo tribunale sono solo la mano prolungata del vaticano, anti-ortodosso….anti-Serbo

  5. Purtroppo i serbi sono stati in una trappola creata per distruggere prima di tutto la jugoslavia e poi la testa che li diriggeva fino a renderli colpevole di tutto il male de l’est.

  6. Scusi Filip ma in a base a che cosa giunge a quetsa conclusione?

    ” Che il Tribunale dell’Aja la giudichi pulizia etnica, o meno, è esattamente ciò che avvenne. In Croazia, come in Bosnia, e su ogni etnia.”

    Un articolo ben costruito, con una bella costruzione iniziale per poi concludere che cosa? NIENTE.
    Non ci sono fatti,dati, date, spiegazini……….
    Opinione non giornalismo .

    Mi dispiace deve far meglio, se si vuole fare giornalismo.

    • Filip Stefanović

      Jure, ritiene che non vi siano prove di rappresaglia, uccisione di civili inermi, sciacallaggio e distruzione di proprietà serbe in Krajina durante e dopo l’Operazione Tempesta? Inoltre, come motiva l’esodo di 200.000 persone di nazionalità serba dalla Krajina nell’agosto del 1995? Paura immotivata? si parla di duecentomila, non duemila individui. Le sembra davvero che un numero così alto di persone lascerebbe sua sponte la propria terra, se non avesse gravi motivi di temere per la propria incolumità fisica? E questi gravi motivi non possono essere ricondotti a pulizia etnica? Può trovare documentati molti dei crimini commessi da parte croata sulla popolazione serba nel caso in questione, gliene propongo uno su tutti pensando che lo possa ritenere obiettivo, Human Rights Watch: http://www.unhcr.org/refworld/docid/3ae6a7d70.html

      Lì dovrebbe trovare “fatti, dati, date, spiegazioni”. Io ho fatto un articolo di opinione, che – mi spiace dirglielo – rientra nel giornalismo, non ho intentato un processo di appello di secondo grado sostituendomi agli inquirenti – non dubito qualificati – dell’Aja, che hanno raccolto le loro prove. La ringrazio comunque delle sue osservazioni.

  7. Ciao Filip, joseph, Marko, Nikola e a tutti gli altri utenti di questa discussione.
    Ciò che è accaduto è gravissimo: Gotovina è un assassino è le sue mani sono sporche del sangue di molte persone, così come lo sono quelle di tutti i responsabili della guerra nella ex jugoslavija: Izetbegović, Tuđman, Karadžić, Mladić e tutti gli altri.
    Dovrebbero finire tutti sulla forca e l’assoluzione del generale croato è una deliberata forma di violenza nei confronti di tutte le famiglie che ha distrutto. Così come è accaduto per Tuđman anche per Gotovina l’amicizia degli stati uniti è stata risolutiva.
    Ma, a parte questo, quello che mi lascia più sconvolto non è tanto la sentenza in se, ma come la notizia è stata accolta dal popolo croato: televisori in piazza, bandiere e festeggiamenti a non finire. Tutto ciò è disgustoso e dimostra come a quasi 20 anni da quella guerra la gente non abbia capito ancora nulla.

  8. Scusate per il Italiano
    Ma a me leggere ste cose su internet false me vengono i cappeli dritti.
    Voi Parlate della guerra in croazia e non sabete di cosa state parlando
    state parlando solo come oluja e pulizia etnica “MA QUALLE PULIZZIA ETNICA ???????”

    Non parlate come tutto cio e iniziato
    Non parlate quanti croati sono statti cacciati amazzati violentati paesi brucciati 1991 -1992 dai ortodossi della cosi detta krajina e dai serbi venuti volontari della serbia
    Non parlate di strage di vucovar
    Non parlate che ai ortodossi di krajina e stata data piu volte la possibilita di arrendersi pacificamente
    Parlate solo dalla fine e non dalle azioni che ano portato a tutto cio

    i 174 amazzati durante oluja e dopo la prendete come pulizia etnica ma perche non prendete i numeri del 1991
    perche non prendete numeri di vucovar
    e sobra tutto fai un studio profondo dal 1988 – 1995
    ma non te vergoni di scrivere ste cose

    i ortodossi di krajina posono dare colpa solo ai 20 teste del caxxo che li gudiavano ratkic, mladic, karadic, … e altra banda e a se stessi che se comportavano da pegore e li seguvano senza riflettere
    che quelli che vi guidavano sono ancora oggi liberi e ricchi a e altri so poveri e cercano di sopravvivrei
    MA QUESTO E IL PREZZO DI IGNORANZA

    POVERE SOLO LE PERSONE CHE SONO STATE AMMAZZATE INNOCENTI I BAMBINI CHE ANO SOFFERTO SENZA NESSUNA COLPA

    MA TUTTI ALTRI SOPRA 23 ANNI IN KRAJINA 1995 ANO SOLO PRESO QUELLO CHE CERCAVANO CON LORO COMPORTAMENTO O CON LORO IDEALISMO O PERCHÉ ANNO SEGUITO I 20 PECORARI SENZA RIFLETTERE E PER TROPO UNA BELLA PERCENTUALE SOLO PERCHÉ ERANO ORTODOSSI NATI LA O VENUTI NEL TEMPO DI COMUNISMO

    VOI DOVETE SOLO CHIEDERE SCUSA AI VOSTRI NONI PADRI MADRI E A VOI STESI PERCHÉ AVETE CREATO O DOLORE DISTRUZIONE E ODIO PER ALTRI E PER VOI STESI

    FAI UN FAVORE MENO SCRIVI DI QUESTE COSE SICURAMENTE SARAI PIÙ INTELIGENTE

  9. sandro damiani

    “Eppure, ai serbi non è bastato sapere che le granate piovevano entro 200 metri da obiettivi puramente militari: 200.000 di loro si sono sentiti, personalmente, obiettivi strategici, e come tali sono fuggiti. Hanno lasciato le loro case, dopo anni di guerra, e lenti, sui loro trattori, sui carri, con le Zastava 750 e camion stipati di valigie, di piccolo mobilio, si sono incolonnati verso la Serbia, come se la Serbia li volesse davvero accogliere”.
    ….
    Non avendo letto i commenti, non so se qualcuno ha gia’ fatto notare che: A/ Slobodan Milošević, poco prima dell’azione militare croata di liberazione del proprio territorio dalle bande cetniche, si era appellato ai serbi di Krajna affinche prendessero la via della Serbia – ne aveva bisogno anche per mandarne un po’ nel kosovo a “pareggiare” i conti in materia di equilibri etnici;
    B/ In precedenza altrettanti croati furono costretti a lasciare le proprie case, in slavonia e in Krajna, e senza potersi portare appresso alcunche’; cacciati dalle milizie paramilitari serbe sotto l’attento occhio dell’esercito (ex) federale.

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