SERBIA: Karadzic assolto per l'accusa di genocidio? Non è vero

Le acque su cui sorge Den Haag riflettono le guglie gotiche del parlamento, i canali placidamente scorrono verso il mare. Qui nulla lascia pensare che, a pochi chilometri, nella cittadina di Voorburg, c’è un tribunale che mette alla sbarra i peggiori criminali del pianeta: i criminali di guerra. Il Tribunale penale internazionale dell’Aja ha tra i suoi clienti nientemeno che Radovan Karadzic. E’ il 28 giugno e Karadzic si trova alla sbarra per sentire dai giudici per quali capi d’accusa sarebbe andato sotto processo.

Il 28 giugno è il giorno di Vidovdan (San Vito), ricorrenza cruciale per i destini della Serbia. Proprio in quella data viene diffusa dalle agenzie di stampa una notizia, che sembra obbedire alla tradizione del Vidovdan, poi rivelatasi errata: “Radovan Karadzic è stato assolto dall’accusa di genocidio”. Il Tribunale ha invece confermato tutti i capi d’accusa contestati all’ex leader politico dei serbi di Bosnia, eccezion fatta per la pulizia etnica di Bijieljina, nel marzo ’92, compiuta dalle “Tigri” di Arkana e dalle “Aquile bianche” di Seselj imbeccati dalla famigerata dichiarazione di Karadzic: “Assaliamo le città, per ammazzare le vipere”. Questo capo d’accusa cade poiché i giudici non hanno trovato dimostrazione della premeditazione e pianificazione dell’evento genocidiario.

Restano in piedi tutte le altre accuse, compreso l’accusa di genocidio per i fatti di Srebrenica. Questa volta San Vito ha fatto una scherzo ai nazionalisti serbi che già esultavano della notizia.

Quello alla sbarra non è solo un criminale di guerra. E’ l’Europa che cammina con le mani sporche di sangue. Già, l’Europa, poiché se gente come Karadzic potè agire indisturbata ciò si deve all’ignavia delle cancellerie europee, alla loro divisione, alla politica del bilanciamento che vedeva Francia, Germania e Gran Bretagna su schieramenti opposti. La Germania che guardava alla Slovenia e alla Croazia, aree d’investimento privilegiate per una Berlino che doveva far fronte ai costi della riunificazione, e Londra e Parigi che stringevano accordi con Milosevic per contrastare gli interessi tedeschi nella regione. Una sfida per la supremazia economica nella Comunità europea che si avviava a diventare Unione europea. In fondo fu allora che l’Europa collassò, insieme alla Jugoslavia, balcanizzandosi. Oggi raccogliamo i frutti di quella divisione.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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Un commento

  1. complimenti…

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