Delnicka strana, la Repubblica Ceca va in controtendenza

Nel panorama politico est europeo, quella dei partiti di estrema destra è una realtà comune a tutti i paesi del vecchio blocco sovietico. Ciononostante, la Repubblica Ceca va in controtendenza. Esaminando l’arena politica ceca, il punto di riferimento degli estremisti di destra negli ultimi anni è rappresentato solo da Delnicka Strana (Ds – Partito dei Lavoratori), ma nel 2010 una sentenza della Corte Suprema di Brno impose lo scioglimento del partito.

E per la prima volta nella storia moderna della Repubblica, un partito politico viene messo al bando. La decisione della Corte, su istanza del governo ceco, sancì l’immediato scioglimento per aver individuato chiari collegamenti fra i Ds e le organizzazioni neonaziste ceche. La formazione fu anche accusata di essere dietro una serie di attacchi di stampo razzista, in particolare contro i rom.

Se in Ungheria Jobbik entra in Parlamento, e già da anni è presente a Strasburgo. Se la Lega delle Famiglie, benché non nei proclami ufficiali, alimenta l’antisemitismo polacco. Se il Partito della Grande Romania, i liberaldemocratici russi di Zhirinovski,  il Partito della destra croata (Hrvatska Stranka Prava), restano dei saldi punti di riferimento anche se non a livello politico, ma perlomeno sociale. Ecco che la Repubblica Ceca prova a mettere un freno.

Praga cerca costantemente di mantenere il Paese all’interno dei binari democratici. Certo, nonostante il paese figuri al sedicesimo posto nella classifica mondiale dei paesi democratici, bandire un partito non è un atto propriamente democratico. E torniamo qui al vecchio tema di come la democrazia debba, se deve, difendersi da se stessa. Il Governo di Praga ci ha provato, e si può discutere nel merito. Ma è stato un tentativo inutile.

Già, poiché la Delnicka strana ha semplicemente aggiunto un’ inquietante doppia esse “Ss” alla propria sigla, in modo da aggirare la sentenza di scioglimento e continuare a presentarsi come autentica forza politica “democratica”. Commentava così Tomas Vandas, presidente della Delnicka strana: “Se non andiamo bene come Delnicka strana ci presenteremo come Delnicka strana socialni spravedlnosti, Dsss (partito operaio della giustizia sociale)” e inoltre, “il verdetto della Corte di Brno non potrà nel modo più assoluto fermarci o distoglierci dai nostri propositi.”

Un semplice esempio di come aggirare con un piccolo stratagemma non solo la democrazia, ma anche la sentenza della corte. In ogni caso, la formazione di estrema destra non ha praticamente mai registrato risultati significativi (solo un 1,14% alle ultime politiche del 2010) a testimoniare come la Repubblica Ceca – a differenza della vicina Slovacchia – non sia attratta dalle chimere dell’estremismo e del nazionalismo radicale.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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