RUSSIA: La Duma punisce la "propaganda dell'omosessualità"

Pochi giorni fa la Camera Bassa del parlamento russo, la Duma moscovita, ha detto sì e il governo Putin ha inferto l’ennesimo colpo al suo paese: in Russia è stata approvata infatti, in prima lettura e con soli 12 voti tra astenuti e contrari su 400, una legge che punisce la “propaganda dell’omosessualità” e impedisce di fatto la libertà di espressione sessuale.

Una legge che, nonostante gli anni trascorsi, riporta a Stalin e alle persecuzioni ai danni degli omosessuali iniziate nel 1933, soprusi che durarono in sostanza fino alla dissoluzione dell’URSS, e di cui ancora oggi in molte delle ex Repubbliche sovietiche sono visibili strascichi e tracce. Per 50 anni dunque è stato lecito in Russia condannare gli omosessuali ad imprecisati  anni di carcere, punirli con  lavori forzati e imprigionarne più di 50.000 nei gulag: non v’era scampo per nessuno, sia che si trattasse di minori che di adulti consenzienti. Fu Eltsin nel 1993 ad abolire il decreto, tuttavia in 20 anni gran parte della società russa ben indottrinata non ha cambiato idea sull’immoralità dei rapporti omosessuali e sulla loro imperativa condanna. La fobia anti-omosessualità non ha attecchito soltanto tra le frange più estremiste della società o sulle fasce di popolazione più anziana: ad aver “paura” delle ritorsioni sono anche molti russi “progressisti”, impegnati in manifestazioni anti-Putin, che hanno però ritenuto opportuno distaccarsi dalla compagine omosessuale e rifiutando il sostegno di gay e lesbiche.

Il disegno di legge ormai approvato su tutto il territorio nazionale (anche se per la convalida definitiva sarà necessario attendere il responso della Camera Alta) era stato già varato nel 2012 nella regione di Novosibirsk in Siberia e molte altre città avevano poi deciso di adottarne uno simile,  tra queste anche la vecchia capitale San Pietroburgo. Multe salatissime dunque a coloro che “compiranno atti di propaganda omosessuale in presenza di minori”, divieto di organizzare manifestazioni a difesa della libertà sessuale, e veto assoluto su scambi di effusioni in pubblico. L’approvazione della legge ha incontrato il favore degli estremisti ortodossi, presenti in numero sempre più consistente in Russia e all’indomani della decisione della Duma uno scontro tra estremisti e  un gruppo di cittadini omosessuali in protesta a causa del provvedimento ha portato all’arresto di circa 20 persone.

La pioggia di critiche da parte degli osservatori occidentali non si è fatta attendere e con esse non sono mancate le decine denunce giunte dalle maggiori associazioni internazionali per la tutela dei diritti umani. Il rapporto diffuso da Amnesty International sottolinea come l’approvazione di questa legge, oltre a rappresentare una grave minaccia per la libera espressione dei cittadini russi, non specifichi davvero cosa si intenda per “propaganda” dell’omosessualità. E’ però scritto a chiare lettere sul testo legislativo, che chiunque si macchi di tale reato amministrativo potrà essere multato fino a 500.000 rubli. Il governo di Putin dunque, non ha smentito le previsioni negative diffusesi tra l’opinione pubblica: i diritti sociali e politici dei cittadini sono sempre meno tutelati, le minoranze discriminate mentre sul piano internazionale vige un isolamento sempre più crescente.

Il capo del governo ha considerato come ingerenze soprattutto le preoccupazioni espresse dagli Stati Uniti, con i quali tra l’altro sempre negli ultimi giorni è polemica anche per l’approvazione della cosiddetta “legge Yakovlev” che impedisce a genitori americani di adottare bambini russi. Il decreto, che prende il nome del piccolo Yakovlev, morto in America perché dimenticato in macchina per ore dai suoi genitori adottivi, ha sfidato  l’opposizione di gran parte della società civile, tuttavia le proteste non sono bastate a fermare l’approvazione del provvedimento.

Alle polemiche arrivate da ogni parte del mondo Putin ha risposto seccamente che la causa della bassa natalità nel suo paese sia da imputare proprio all’imperversare dell’omosessualità e che ormai era arrivato il momento di dare una risposta concreta al dilagare di queste immoralità. L’attuale posizione di Putin sulla libertà sessuale non è molto lontana da quella avuta nei mesi scorsi. Nell’agosto 2012 per evitare “problemi di ordine pubblico” aveva proibito la sfilata del Gay Pride a Mosca ed era stata lanciata una campagna di controllo sulla libertà di espressione online, su internet e sui social network. Nello stesso periodo la pop star Madonna aveva tenuto un concerto a San Pietroburgo durante il quale aveva lanciato un appello a favore della libertà sessuale, e un nutrito gruppo anti-gay l’aveva denunciata chiedendo un risarcimento in denaro.

Anche le Pussy Riot, pochi giorni fa, all’indomani dell’approvazione del disegno di legge, hanno fatto sentire la loro opinione da dietro le sbarre, esprimendo la massima solidarietà agli omosessuali in Russia; le due cantanti hanno approfittato dell’intervista anche per denunciare le dure condizioni di prigionia a cui sono sottoposte, ma anche le loro opinioni nell’ex Unione Sovietica sono ormai pressoché bandite. In Italia intanto alcuni consiglieri delle maggiori città italiane hanno proposto di sospendere i gemellaggi in atto con le città russe, almeno sino a quando non verranno presi provvedimenti rispetto alla legge anti-gay.

Foto: AP – Fox News

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