Amaro Montenegro – tra mafia, cocaina e affari sporchi

di Matteo Zola

Milo Djukanovic, Primo Ministro del Montenegro

DARKO SARIC, CHI ERA COSTUI?

Qualcuno rammenterà il nome di Darko Saric, il boss della mafia serba nato in Montenegro, che alla caduta di Milosevic ha saputo unire i clan allo sbando della malavita balcanica ponendoli sotto la sua lungimirante guida. Quei clan allo sbando erano la bassa manovalanza di Milosevic, che anche dalle file della malavita traeva organico per le sue truppe paramilitari. E quei clan allo sbando -fedeli al più feroce nazionalismo- uccisero nel 2003 il premier democratico Zoran Djindjic.

L’intrico balcanico non si risolve così. L’attuale presidente serbo Boris Tadic è stato recentemente minacciato di fare la stessa fine di Djindjic. Il presidente Tadic ha infatti toccato gli interessi della mafia, che nel frattempo si è unita -come si diceva- nel nome di Darko Saric. Gli interessi della mafia sono quelli di sempre, traffico di armi e droga in primis. In aprile la polizia serba, con il fondamentale supporto della Dea (la Drug Enforcement Administration americana), ha portato avanti due operazioni contro il narcotraffico. Darko Saric non l’ha prese bene. Poco tempo dopo i servizi segreti di Belgrado diramarono un dispaccio che allertava le forze di polizia: la mafia ha in progetto di eliminare fisicamente il Presidente Tadic.

AMARO MONTENEGRO

La polizia serba e la Dea operarono anche in Kosovo e in Montenegro. Ed eccoci al punto. I servizi segreti occidentali, intercettando le telefonate di Saric, hanno scoperto che il boss intrattiene rapporti “economici” con un pezzo da novanta della politica montenegrina: sarebbe costretto a versare fino al “venti percento della merce al grande capo e a quel porco di suo fratello”.

Per chi segua un minimo le vicende del piccolo Paese balcanico non sarà difficile individuare il nome del “porco” e di suo fratello. Di “grande capo” in Montenegro ce n’é uno solo, controlla la Banca Prva, la Banca Hypo Alpe Adria, il porto di Risan, il quotidiano Pobjeda, il comune di Kotor. Stiamo parlando di Milo Djukanovic -il Premier- e di suo fratello Aco.

L’ALLEANZA CON LE FARC

I rapporti tra Djukanovic e il boss Saric non sarebbero mai state un segreto per il Dipartimento di Stato americano, a dirlo è il quotidiano Monitor. Agli Stati Uniti però non sarebbe andata  giù l’alleanza tra Saric e le Farc colombiane. Quindi -questo è il messaggio- basta coperture. E se Djukanovic e Saric mangiano nello stesso piatto, allora è tempo che il premier e il fratello si dimettano.

DJUKANOVIC E BERLUSCONI

A indagare su Saric è anche la magistratura italiana. La camorra infatti si rifornirebbe proprio in Montenegro, dove Saric ha finora “lavorato” indisturbato grazie alla protezione del clan Djukanovic. Sul premier montenegrino, infine, hanno aperto un fascicolo le procure di Bari e Napoli (che ne hanno chiesto l’arresto) poiché ritenuto a capo di una cupola mafioso-finanziaria dedita al traffico internazionale di sigarette (mille tonnellate al mese), droga, armi e coperture per criminali (come Saric).

Il premier Djukanovic è amico di un altro premier: quello italiano. “Amico” e “partner affidabilissimo”, così il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, ha definito il suo omologo montenegrino. Partner in che cosa? Finora si sa solo che il Montenegro concede avventurose privatizzazioni alle aziende italiane (Enel, Ferrovie dello Stato, Banca Intesa tra gli altri). Queste privatizzazioni sarebbero possibili grazie a fiumi di denaro pubblico italiano che finisce nella Banca Prva, quella di Djukanovic. E che lo Stato italiano e il boss numero uno della mafia serba siano entrambi clienti della stessa banca, non può che far pensare.

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Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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11 commenti

  1. Complimenti vivissimi,

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    Grazie

    Giacomo

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  3. incredibile…

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