In Montenegro, un fatto di cronaca nera ha acceso la violenza contro la comunità turca, anche a causa di una retorica politica di tipo nazionalista
A fine ottobre a Podgorica un ragazzo è stato accoltellato da due ragazzi stranieri, uno dei quali di nazionalità turca. Un fatto di cronaca nera che ha però dato vita ad una protesta degli abitanti del quartiere, con la situazione che è poi degenerata in una serie di violenze contro gli abitanti turchi della città: macchine in fiamme, negozi devastati e persone costrette a rifugiarsi in casa o dentro i negozi.
Nei giorni seguenti le autorità montenegrine hanno arrestato le due persone sospettate ed il governo, presieduto da Milojko Spajić, ha deciso di limitare l’arrivo di cittadini turchi nel paese, una scelta che già dopo pochi giorni ha creato notevoli danni al traffico aereo nel paese.
A pesare sul clima di tensione e sulle conseguenti scelte repressive del governo ci sono anni di narrativa anti-migranti e in Montenegro, come in altri paesi balcanici, il primo obbiettivo sono spesso persone di fede islamica e quindi percepite come non appartenenti alla nazione montenegrina.
Quanti sono i migranti e come vengono raccontati
In Montenegro, i migranti sono spesso accusati di portare nelle città criminalità e violenza, ma è una narrativa non sempre aderente alla realtà e a cui hanno partecipato anche politici più o meno importanti. Secondo Milivoje Brković, membro della forza politica filo-serba di destra che sostiene il governo Montenegro Unito (UCG), per esempio, nel paese sarebbe in atto un aumento demografico della popolazione turca e molti dei turchi residenti a Podgorica si comporterebbero come fossero «padroni della vita e della morte, non curandosi delle norme del comportamento civilizzato».
Affermazioni che però non trovano riscontro nei dati: la prima differenza da marcare è tra la minoranza turca nel paese, circa 1800 persone, ed i migranti provenienti dalla Turchia che sono invece circa 13.000. I problemi di integrazione riguarderebbero questo secondo gruppo, anche se secondo i dati forniti dalla Polizia locale tra gli stranieri perseguiti per vari reati, i cittadini turchi occupano solo il sesto posto.
Il ruolo dei partiti di destra ed estrema destra nell’esacerbare il conflitto sociale tra la popolazione montenegrina e le minoranze è stato sottolineato anche dall’attivista civica Dina Bajramspahić secondo cui tale atteggiamento politico ha contribuito alla paranoia e alla diffusione della violenza. Solo un mese fa, per esempio, a Podgorica uscì la notizia secondo cui una bambina era stata rapita all’interno di un centro commerciale da un cittadino straniero, probabilmente turco. Un fatto che poi si è rivelato essere totalmente inventato, smentito da autorità giudiziarie e dagli stessi gestori del centro commerciale.
I rapporti tra Turchia e Montenegro
Dalla Turchia sono arrivate parole di condanna verso le violenze. Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha parlato telefonicamente con il primo ministro montenegrino per informarlo che Ankara si aspetta misure necessarie per garantire la sicurezza e i diritti dei cittadini turchi. Su questo aspetto solo il Presidente del Montenegro Jakov Milatović ha espresso parole rassicuranti, auspicando che un singolo reato non venga addossato ad una intera comunità.
Mentre i presunti piani di colonizzazione turca del Montenegro denunciati dall’estrema destra sono totalmente privi di fondamenta, è vero che da anni il governo di Ankara investe risorse economiche e diplomatiche nei paesi balcanici, soprattutto quelli dove risiede una comunità musulmana, come la Bosnia – Erzegovina, l’Albania, il Kosovo o appunto il Montenegro. Podgorica ha per la Turchia anche il vantaggio di essere già parte della NATO e la sua adesione all’Alleanza è arrivata nel 2017 anche grazie al ruolo della Turchia.
Gli stretti rapporti tra la Turchia e il Montenegro sono provati anche dall’accordo firmato nel 2021 sull’assistenza diplomatica e consolare. In base a tale accordo, le missioni diplomatiche e consolari turche in 25 paesi, soprattutto nel continente africano, forniscono assistenza anche ai cittadini montenegrini, poiché in questi paesi il Montenegro non ha una rappresentanza diplomatico-consolare.
Altri casi di violenza in Montenegro
In passato, altre minoranze presenti in Montenegro sono state oggetto di violenza. Ad esempio dopo le elezioni del 2020, in cui i partiti filo-serbi ottennero un ottimo risultato, nella cittadina di Pljevlja l’edificio della comunità islamica fu danneggiato e i residenti di etnia bosgnacca aggrediti verbalmente e fisicamente. Ad aggravare la situazione la presenza di un cartello affisso all’edificio che paragonava Pljevlja a Srebrenica. Un episodio che venne condannato anche dalla ONG britannica Remembering Srebrenica UK la quale si disse allarmata nel sentire un tale «afflusso di violenza e antagonismo» contro la comunità bosgnacca di Pljevlja.
Anche nel caso dei bosgnacchi le violenze nacquero dal racconto xenofobo che durante la campagna elettorale era stato fatto di quella comunità, che rappresentano poco meno del 10% della popolazione. Anche in quel caso gli slogan più diffusi riguardavano l’essere di religione musulmana o accusati di essere “turchi”. In entrambi i casi inoltre a sfruttare politicamente tali tensioni sono stati soprattutto gruppi politici nazionalisti che hanno così consolidato il loro consenso
Un episodio, questo, che dimostra come sebbene la scintilla della violenza sia spesso accesa da un episodio singolo, nell’ultimo caso l’accoltellamento di un ragazzo, dietro è però chiaro e forte il ruolo della politica che, per propri interessi, alimenta un racconto distorto della realtà. Una situazione che si ripete da anni sotto diverse forme in molti paesi balcanici, compreso il Montenegro.
Foto: AL-Monitor
East Journal Quotidiano di politica internazionale