Uno dei temi più discussi nella campagna elettorale in Polonia è la crisi migratoria, e tutti i candidati promettono un approccio duro.
Il 18 maggio ci sarà il primo dei due turni delle elezioni presidenziali in Polonia, molto importanti considerando il diritto di veto che può esprimere il presidente polacco sulle proposte di legge passate in parlamento. Da mesi sono tre i principali candidati, e partiti, che rivaleggiano per prendere il posto di Andrzej Duda, che sta concludendo il secondo e ultimo mandato disponibile: Rafał Trzaskowski di Piattaforma Civica, già candidato e per poco sconfitto nel 2020, che secondo i sondaggi è attorno al 33%, Karol Nawrocki di Diritto e Giustizia (PiS) e Sławomir Mentzen del partito di estrema destra Confederazione, a cui vengono rispettivamente stimati il 25% e il 11% dei voti ad oggi.
Uno dei temi più discussi in questa campagna elettorale riguarda la crisi migratoria al confine con la Bielorussia. Nel corso del 2024 è aumentato il numero di migranti a cui, a partire dal 2021, la Bielorussia (fiancheggiata dalla Russia) facilita l’ingresso in Polonia nel tentativo di destabilizzare il paese e l’Unione europea.
Tutti e tre i candidati sottolineano, con diversa intensità, la necessità di politiche più dure per quanto riguarda la difesa del confine e l’accoglienza dei migranti. In parallelo, media e politici sia del governo che dell’opposizione danno risalto ai crimini commessi dai migranti, in modo considerato da alcuni osservatori eccessivo e che restituisce un’immagine parziale della situazione migratoria. Banalmente, è vero che in termini assoluti i crimini commessi da persone straniere nell’ultimo decennio sono aumentati, ma in conseguenza a un incremento ancora maggiore della popolazione straniera. Il risultato è che se la proporzione nel 2015 era intorno all’1,45%, oggi è probabilmente meno dello 0,65%. Contestualmente, dagli anni 2000 in poi in Polonia i crimini sono diminuiti nel complesso in modo costante.
La percezione di un processo contrario è però forte per una buona fetta dei cittadini polacchi, ed è abbastanza comprensibile in un paese che nell’ultimo decennio è passato da essere un paese di emigrazione e con relativamente pochi cittadini stranieri a uno di immigrazione: dai circa 200.000 stranieri in Polonia nel 2015 si è passati a 2,5 milioni, aumento dovuto specialmente alla guerra in Ucraina e alle proteste del 2020 in Bielorussia, oltre che alla crisi migratoria al confine.
Il governo di Donald Tusk negli ultimi mesi si è pertanto mosso per soddisfare chi vorrebbe delle politiche migratorie più restrittive: mercoledì 26 marzo è stata infatti ratificata una discussa proposta di legge che permetterebbe alla Polonia di sospendere il diritto a richiedere asilo politico dei migranti provenienti dal confine con la Bielorussia. Il pacchetto di leggi era stato approvato dal governo a dicembre, mentre la guardia di frontiera polacca riportava che ci sono state più di 15.000 richieste d’asilo nel 2024, un incremento del 72% rispetto all’anno precedente. Questo dato è, però, dovuto in parte anche a un aumento di richiedenti ucraini, che in precedenza potevano beneficiare di altre vie legali per poter rimanere in Polonia.
L’effetto principale e più discusso della nuova legge è la possibilità del ministero degli interni polacco di interrompere per un periodo di 60 giorni il diritto a chiedere asilo politico se intercorre una “strumentalizzazione della migrazione” (termine che viene spesso usato) sul confine bielorusso. La legge non è applicabile però nel caso di famiglie che includono minori, donne in gravidanza, persone che necessitano di cure speciali e in generale chi rischia maggiormente la propria incolumità se dovesse riattraversare il confine bielorusso. Inoltre, la legge specifica che questa misura deve essere utilizzata solo in caso si costituisse un serio e reale pericolo per la sicurezza interna, e che l’obiettivo sia di farne il minor uso possibile.
Ad ogni modo, la legge è stata molto criticata dai movimenti per i diritti umani, che sostengono violi il diritto internazionale e la costituzione polacca e che possa mettere in serio rischio l’incolumità dei migranti. L’opposizione invece, a partire dal presidente Duda che ha ratificato la legge, ha sollevato il dubbio che questa legge non verrà utilizzata realmente, come il Diritto e Giustizia auspicherebbe, se non per la campagna elettorale.
Diversi commentatori politici hanno osservato che Piattaforma Civica si sta posizionando più a destra all’avvicinarsi di queste elezioni, sia per quanto riguarda l’immigrazione che per i diritti della comunità LGBT, di cui sempre più timidamente il partito al governo si fa portabandiera. Può essere intesa come una mossa politica, dato che la vittoria delle elezioni è tutt’altro che scontata e sarà necessario raccogliere una parte degli elettori di uno dei due candidati di estrema destra che non riuscirà ad accedere al secondo turno. Così successe nel 2020 quando gli elettori del candidato di Confederazione, arrivato quarto al primo turno, si divisero al secondo turno votando Trzaskowski e Duda in egual modo, ma non è detto che ciò possa riaccadere quest’anno.
foto: Irek Dorozanski/DWOT/Reuters