America Sovietica

America Sovietica: una crisi di identità

Nel 2022, la pop-star americana Taylor Swift pubblicò l’album “Midnights” la cui canzone più popolare divenne “Anti-Hero”, e il cui ritornello inizia con “It’s me. Hi! I’m the problem, it’s me”. Come dichiarato dalla cantante in persona, la canzone, una delle sue preferite, parla delle sue incertezze e di come la sua vita sia diventata ingestibile. C’è un filo (rosso) che unisce questa canzone, la crisi americana di oggi, e la crisi sovietica degli anni 80. No, non è né un paradosso, né una provocazione. Lo spiega anche Niall Ferguson con il suo articolo “We’re all Soviets now”. Se si vuole capire la crisi di identità dell’America, e dell’americano, è utile e necessario guardare alla crisi dell’Unione Sovietica, e dell’homo sovieticus, degli anni 80. In entrambi i casi, riassumibile con “It’s me. Hi! I’m the problem, it’s me”.

C’è un clima leggermente sovietico in America oggi, a partire dal piano economico

C’è un problema anzitutto di produttività. Gli economisti continuano a promettere un miracolo derivante dall’innovazione tecnologica, in modo particolare grazie all’Intelligenza Artificiale. Tuttavia, il tasso di crescita annuo della produttività nel settore non agricolo, è fermo ad una media dell’1,5% dal 2007 nonostante gli enormi progressi tecnologici. Tra gli anni 60 e 70, l’URSS affrontò lo stesso problema, poi sfociato nella crisi esistenziale degli anni 80. Nonostante, gli enormi passi avanti nel settore aerospaziale e militare, Mosca cadde in una stagnazione economica cronica. Si potrebbe pensare che il paragone sia comunque ridicolo. L’URSS era più un malato che una potenza, mentre gli States non hanno eguali in ambito soprattutto militare.

Purtroppo, non è così. L’America ha un esercito costoso ma inadeguato. L’Armata Rossa era sulla carta l’esercito più letale del mondo, ma si è impantanato in una guerra durata dieci anni in Afghanistan da cui è uscita malamente (suona familiare). Sulla carta, gli USA spendono in difesa molto più dei partner NATO. Tuttavia, non abbastanza per competere con la “coalizione contro la democrazia” di Cina, Russia, Iran e Corea del Nord.  A chiarirlo, è un report pubblicato dal Senatore Roger Wicker. La situazione peggiora. Nel 2024, per la prima volta, la quota del PIL destinata al pagamento degli interessi sul debito ha superato il budget per la difesa, e si stima che sarà il doppio entro il 2041. Questa tendenza è tipica delle potenze in declino (come fu per l’URSS). La conseguenza è che gli investimenti in difesa diminuiranno, in un contesto geopolitico in cui sarebbe opportuno che accadesse l’esatto opposto.

Somiglianze politiche, sociali e culturali

Negli anni 80, giornalisti e intellettuali americani prendevano apertamente in giro i sovietici per la loro classe politica gerontocratica, personificata da uomini come Brezhnev, Andropov, e Chernenko, tutti molto malati. Il problema è che, secondo gli attuali standard dei politici americani, essi non erano poi tanto anziani. Brezhnev morì a 75 anni, Andropov salì al potere a 68, e Chernenko a 72. Dire che il sistema sanitario sovietico di allora non permetteva standard di vita che permette il sistema sanitario americano di oggi è certamente vero. Ciò però non toglie che la classe politica americana abbia un evidente surplus di anziani e deficit di giovani. Trump terminerà il mandato a 82 anni, e Biden fece sprofondare i Dem in una crisi interna a causa della sua età. Ciò non fa altro che inasprire sfiducia nelle istituzioni.

Nell’era della Glasnost, la “grande verità”, i cittadini sovietici poterono esprimere apertamente il loro malcontento, e rileggere le loro lamentele sembra una prefigurazione del presente d’oltre oceano. Nel 1988, il 44 percento delle persone riteneva che la società sovietica fosse una “società ingiusta”. A guardare i recenti sondaggi americani, la situazione è pressoché la stessa. La fiducia media nelle istituzioni è la metà di quella del 1979.

Il peggio arriva solo alla fine, e riguarda i “morti per disperazione”

Gli americani, soprattutto giovani, sono depressi. Aumentano i decessi per droga, abuso di alcol, e suicidio. Nel 2022 sono morti più americani per overdose di fentanyl, di quanti ne siano stati uccisi in tre grandi guerre: Vietnam, Iraq, e Afghanistan. Nello stesso anno è tornato a crescere persino il tasso di mortalità infantile. L’aspettativa di vita americana sta subendo un’inversione di rotta che semplicemente non si sta verificando negli altri paesi sviluppati. L’homo americanus si sta autodistruggendo esattamente come fece l’homo sovieticus a partire dalla metà degli anni 80. Tra il 1989 e il 1994, il tasso di mortalità tra gli uomini russi intorno ai 30 anni raddoppiò. Cause principali furono malattie provocate da fumo, alcol, e suicidi. L’autodistruzione del cittadino sovietico fu più drastica di quello americano, ma la somiglianza è impressionante.

Come nella tarda Unione Sovietica, la classe operaia americana e anche buona parte della classe media (o quello che ne rimane) beve e si droga fino a morire in preda ad una crisi esistenziale innescata dalla disillusione di sé stessi, da qui “It’s me. Hi! I’m the problem, it’s me”. L’America non sa più che ruolo avere nel mondo, e all’interno dei propri confini il senso di appartenenza nazionale è sempre più debole, come accadde nell’URSS prima del crollo. Questo non significa che l’impero americano crollerà improvvisamente come crollò quello sovietico, ma se queste problematiche non verranno affrontate, gli USA potrebbero perdere il loro status di superpotenza dominante non a causa di una sconfitta esterna, ma per un’erosione dall’interno, proprio come accadde all’Unione Sovietica. Oggi americani e russi sono tornati a parlarsi sulla questione ucraina, mentre a Pechino ci si prepara per una eventuale crisi a Taiwan. Solo che a differenza di Cuba nel 1962, i ruoli sono invertiti. A Washington dovrebbero iniziare a chiedersi: “Are we the soviets?”

Foto: Wikimedia Commons

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