Osce Malta

Vertice OSCE a Malta, ci sarà anche Lavrov

Il futuro dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) si gioca questa settimana sull’isola mediterranea. Presenti al vertice ministeriale anche Blinken e Lavrov

Si tiene il 5-6 dicembre a Malta il vertice ministeriale dell’OSCE. Nata dall’Atto finale di Helsinki del 1975, all’apice della guerra fredda, l’organizzazione di sicurezza riunisce i 57 paesi dell’emisfero boreale “da Vancouver a Vladivostok”, pur senza avere un trattato fondativo. E proprio la sua natura politica ha costituito un forte freno per l’OSCE negli ultimi tre anni, da quanto la Russia di Putin, invadendo su larga scala l’Ucraina, ha stracciato ogni pretesa di rispetto del diritto internazionale e degli accordi sulla sicurezza collettiva in Europa.

La posta in gioco al vertice di Malta

Dopo l’uscita di Mosca dal Consiglio d’Europa l’OSCE rimane l’unico forum politico – a parte l’ONU – in cui i paesi europei e americani possano dialogare con la Russia. E il focus dell’organizzazione sulla sicurezza collettiva ne potrebbe magnificare il ruolo per la ricerca di una soluzione alla guerra in Ucraina. Se l’OSCE saprà sopravviverle.

La situazione dell’organizzazione non è rosea. Dal 2021 procede senza un budget annuale, e ha dovuto mettere fine alla Missione Speciale di Monitoraggio (SMM) in Ucraina. Un anno fa, Mosca ha messo il veto alla presidenza annuale dell’Estonia, sostituita all’ultimo momento da Malta.

Proprio sull’isola del mediterraneo, al largo della quale nel 1989 si incontrarono Bush e Gorbachev, si gioca il futuro dell’OSCE. Il vertice dovrebbe coronare il lavoro diplomatico del ministro degli esteri Ian Borg e di tutti i funzionari maltesi per cercare di ricucire i rapporti con Mosca per quanto necessario a mantenere in vita l’organizzazione.

All’incontro parteciperanno i ministri degli esteri di tutti i 57 paesi membri, inclusi lo statunitense Anthony Blinken – in via d’uscita – e il russo Sergej Lavrov. Si tratta della prima visita sul territorio di uno stato membro UE da parte del ministro degli esteri russo dal febbraio 2022. Benché non sia stato colpito da un mandato d’arresto della Corte penale internazionale come Vladimir Putin, Lavrov resta considerato persona non grata da molteplici paesi. Malta, membro UE ma non NATO, ha dovuto persuadere Ucraina e paesi baltici a non boicottare l’evento, come avvenuto al vertice di Skopje nel 2023.

Il rinnovo delle alte cariche

Oltre al budget, in gioco vi è il rinnovo delle alte cariche dell’organizzazione: il segretario generale, ma anche il direttore dell’ufficio ODIHR che monitora la regolarità delle elezioni, l’Alto Commissario per le minoranze nazionali, e il Rappresentante per la libertà di stampa. Cariche che sono rimaste in sospeso da oltre un anno per mancanza di consenso tra i 57 (come era d’altronde già successo in passato).

Tra i candidati, il ministro degli esteri albanese Igli Hasani ha le maggiori chance di venir eletto segretario generale, mentre il norvegese Jan Braathu, capo missione OSCE in Serbia, potrebbe essere nominato come Rappresentante per la libertà di stampa. Ma i giochi restano aperti, anche per via di un inatteso ticket greco-turco entrato in campo a inizio estate. I governi di Atene e Ankara, nel contesto della distensione delle proprie relazioni bilaterali, hanno candidato Feridun Sinirlioğlu a segretario generale e Maria Telalian a direttrice ODIHR.

Sinirlioğlu è una controversa persona di fiducia del presidente turco Erdoğan, mentre Telalian è oggi direttrice del servizio legale della diplomazia greca. Due profili con poca esperienza nella diplomazia multilaterale e poca affidabilità su questioni delicate come osservazione elettorale (nel 2023 ODIHR ha certificato i brogli alle elezioni presidenziali turche) e libertà di stampa, e una candidatura congiunta che appare più di disturbo che di consenso, ma che potrebbe ricevere anche il sostegno della Russia. Un’altra grana per la presidenza maltese viene inoltre dalla candidatura della ungherese Rita Izsák-Ndiaye ad Alta Commissaria per le minoranze nazionali – un tema che Budapest strumentalizza per i propri interessi secondo i paesi confinanti, tra cui Romania e Ucraina.

La diplomazia maltese dovrà cercare il modo di accontentare tutti per arrivare a un consenso entro fine anno. L’alternativa è che l’OSCE rimanga bloccata per tutto il 2025. Si preve infatti che la Russia limiti al minimo le interazioni con la ventura presidenza della Finlandia, da poco nuovo alleato NATO, nel 50° anniversario dell’Atto finale del 1975. Se non vi fosse fumata bianca questa settimana, l’OSCE potrebbe rimanere in ibernazione fino al 2026. Una perdita di tempo che l’Europa intera non può permettersi.

Quale ruolo per l’OSCE nella risoluzione della guerra tra Russia e Ucraina

Un rapporto dello European Leadership Network ha indagato il ruolo dell’OSCE nel contesto della guerra scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina. Qualora il conflitto dovesse prolungarsi, ma abbassandosi di intensità, l’OSCE potrebbe rafforzare il proprio intervento sulla dimensione umana, come già tra 2014 e 2022, aumentando gli aiuti umanitari e l’assistenza ai residenti nei territori occupati. In caso di rischio di escalation, l’OSCE potrebbe invece porsi come forum per la distensione, utilizzando processi quali il Meccanismo di Mosca per garantire trasparenza sui prigionieri di guerra e raccogliere prove sui crimini di guerra.

Laddove si arrivasse invece ad avviare negoziati di pace, l’OSCE potrebbe fornire sostegno tecnico e monitorare gli eventuali accordi di cessate-il-fuoco. Resta da vedere se l’organizzazione, che agli occhi degli ucraini appare screditata per non aver saputo prevenire l’invasione russa del 2022, riceverà il sostegno politico necessario per giocare un ruolo nella risoluzione del conflitto.

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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