L’OSCE sopravviverà all’invasione russa dell’Ucraina?

L’invasione russa dell’Ucraina rappresenta la più grave minaccia alla sopravvivenza e all’operatività dell’OSCE, l’organizzazione di sicurezza paneuropea, secondo l’ambasciatore Friedrich Tanner, docente al Graduate Institute di Ginevra, in Svizzera, intervenuto il 19 gennaio all’’Institut royal supérieur de défense di Bruxelles.

Cos’è e cosa fa l’OSCE

Nata dall’Atto Finale di Helsinki del 1975, in piena guerra fredda, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) è il principale forum diplomatico su questioni di sicurezza globale – militare, ma anche di governance economica e di diritti umani – con l’obiettivo di creare un’area di pace e prosperità “da Vancouver a Vladivostock“.

Oltre alla sede a Vienna, l’arcipelago-OSCE comprende una rete di istituzioni (tra cui ODIHR, l’ufficio per democrazia e diritti umani che si occupa di osservazione elettorale, con sede a Varsavia), ben 13 operazioni sul campo, e vari rappresentanti speciali (tra cui quello per la libertà dei media). Le sue attività si estendono sul territori dei 57 stati partecipanti, e degli 11 paesi partner per la cooperazione in Asia e nel Mediterraneo.

L’OSCE può agire in tutte le fasi del ciclo del conflitto: dal preallarme alla prevenzione, gestione, risoluzione e riabilitazione post-conflitto – ma non sembre ne ha mandato. L’azione OSCE si basa infatti sul principio del consenso di tutti gli stati partecipanti. Un consenso che rischia di trasformarsi in veto.

L’OSCE e l’Ucraina dopo il 2014

Invadendo l’Ucraina, la Russia ha infranto tutti i dieci principi dell’Atto Finale di Helsinki. Mosca li ha persino strumentalizzati, invocando l’indivisibilità della sicurezza contro l’allargamento della NATO, fino all’ultimatum del ministro degli esteri Sergej Lavrov: “o sicurezza per tutti, o nessuna sicurezza per alcuno”.

Dopo l’avvio della guerra nel 2014, l’OSCE ha avviato il “formato Normandia” (Russia, USA, Francia, Germania) per monitorare gli accordi di Minsk, nonché  un Gruppo di Contatto Trilaterale, e una Missione Speciale di Monitoraggio (SMM), la più grande missione di pace in Europa, con un budget annuale di oltre 100 milioni di euro.

L’anno in cui l’architettura di sicurezza europea è collassata

Con l’invasione di larga scala russa dell’Ucraina del 2022, l’architettura di sicurezza europea è collassata, secondo Tanner. La Russia ha messo fine ai trattati di controllo degli armamenti, e l’OSCE si è trovato a rischio di sopravvivenza, senza budget e senza presidenza per un anno. Il veto russo ha portato alla chiusura della SMM e di altre missioni, e alla paralisi dei forum di dialogo.

Con l’eccezione del Forum di Ginevrra sulla Georgia (in cui l’Ucraina non è coinvolta), tutte le missioni e i forum diplomatici OSCE nell’area postsovietica si sono trovate in grave difficoltà, dalla Transnistria al Nagorno Karabakh. In quest’ultimo caso, l’UE se ne é avvantaggiata, lanciando una nuova missione di monitoraggio al confine azero-armeno.

L’OSCE nel contesto del conflitto russo-ucraino

In conseguenza del conflitto, la Russia si è ritirata dal Consiglio d’Europa ed è stata espulsa dal G8 e dalla Commissione sui Diritti Umani dell’ONU. Il governo ucraino ritiene che anche l’OSCE dovrebbe espellere Mosca, che è oggi una minaccia per l’organizzazione stessa. Ma secondo altri paesi, sarebbe un errore: l’OSCE è l’ultimo forum multilaterale di dialogo rimasto con la Russia.

Pur con tutte le limitazioni del caso, l’OSCE continua le sue attività. Già due missioni conoscitive su abusi dei diritti umani e crisi di guerra hanno avuto luogo sulla base del “meccanismo di Mosca”, e i loro rapporti – tra cui le 124 pagine del rapporto Nussberger del settembre 2022 – rappresentano un’importante fonte di informazioni imparziali e verificate.

L’OSCE ha anche avviato un nuovo programma di sostegno all’Ucraina con fondi extra-budgetari (contributi volontari degli stati partecipanti) e continua le sue attività su sminamento, lotta alla tratta di esseri umani, e integrazione dei rifugiati.

In caso si dovesse arrivare a un cessate-il-fuoco, l’OSCE potrà essere nuovamente in prima linea per verificarne la tenuta, con una missione civile come la SMM o altri strumenti misti o militari.

Foto: OSCE SMMU, CC BY

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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