Khodorkovsky Navalny

RUSSIA: Khodorkovsky e il Team Navalny si fanno guerra

A sette mesi dall’aggressione subita da Leonid Volkov, esponente di spicco della Fondazione Anti-Corruzione e collaboratore di Navalny, un’inchiesta del team del defunto oppositore coadiuvata dai giornalisti investigativi Hristo Grozev e Roman Dobrochotov ha fatto luce sui possibili mandanti. Non l’FSB, non il Cremlino: dietro all’attentato a colpi di martello sembra esserci l’uomo d’affari Leonid Nevzlin, vicino al gruppo dell’ex uomo più ricco di Russia – poi diventato oppositore di Putin – Michail Khodorkovsky.

Dall’inizio

Ripartiamo da principio. Leonid Volkov, classe 1980, deputato alla Duma di Ekaterinburg dal 2012 al 2018, è stato uno dei più stretti collaboratori di Alexei Navalny. Dalla morte di quest’ultimo, Volkov è diventata una delle principali figure all’interno della Fondazione Anti-Corruzione. La sera del 12 marzo 2024, di ritorno alla sua casa di Vilnius, dove vive dal 2020, Volkov è stato aggredito con spray urticanti e martelli, che lo hanno costretto ad un periodo di riabilitazione in seguito alle ferite riportate alle gambe.

Ma quello che lo stesso Volkov aveva descritto allora come “un ovvio, caratteristico, tipico saluto in stile gangster da parte di Putin” oggi non sembra essere affatto tale.

La storia, per come è raccontata da The Insider e dal video-indagine di circa un’ora pubblicato sul canale di Alexei Navalny, è la seguente.

Il 5 luglio un messaggio perviene all’indirizzo email della Fondazione Anti-Corruzione. La persona che scrive dice di sapere chi ha ordinato il pestaggio di Leonid Volkov e di avere delle prove schiaccianti a riguardo, ma dice di voler parlare solamente con lo stesso Volkov o con Maria Pevchikh – altra dirigente della Fondazione. Qualche giorno dopo Volkov chiama l’uomo, venendo a scoprire che il piano non era quello di mettere in atto una semplice intimidazione: con l’aiuto “del ramo dell’FSB di San Pietroburgo”, Volkov sarebbe dovuto essere picchiato e trasportato via mare in Russia. Chi ha orchestrato il tutto, dice l’uomo, è Leonid Nevzlin, ex top manager del gigante del gas YUKOS, società intorno alla quale, nei primi anni duemila, le autorità russe montarono un grande processo che portò in carcere anche Khodorkovsky.

Dopo gli arresti e le persecuzioni giudiziarie, Nevzlin era scappato in Israele, paese di cui possiede la cittadinanza. Ha sempre dichiarato la sua vicinanza politica e umana a Khodorkovsky, definendolo “più di un parente”.

Chi fornisce tutte queste informazioni a Volkov è Andrei Matus – un uomo parecchio sospetto, per usare un eufemismo. Matus avrebbe lavorato come “fixer” per l’FSB, cioè una persona capace e disponibile per fare il lavoro sporco quando serve. Non dissimile è stato il suo impiego presso il “Dossier Center” dello stesso Khodorkovsky, centro investigativo per il quale Matus dice di aver lavorato per tre anni dal 2019. Contattato da Nevzlin per svolgere simili mansioni, Matus si è ritrovato a dover ripulire le tracce dell’attacco a Volkov, motivo per il quale era venuto in possesso dei cellulari utilizzati per l’attacco. Temendo di poter diventare a sua volta bersaglio dell’imprenditore in quanto in possesso di troppe informazioni, l’uomo si è rivolto alla Fondazione Anti-Corruzione in cerca di una qualche ricompensa, oltre all’assistenza necessaria per lasciare la Federazione Russa.

Non accontentato nelle sue richieste, Matus sparisce e smette di rispondere ai messaggi. Cessano di arrivare anche i materiali compromettenti, di cui però la Fondazione possiede audio e video, avendo registrato gli incontri e le telefonate che si sono tenuti in più occasioni con il fixer russo. Altri passaggi degni di nota, per quanto necessitanti di ulteriori verifiche, emergono dai materiali forniti: Nevzlin non avrebbe organizzato soltanto l’attacco a Volkov, della cui orchestrazione esiste una fitta corrispondenza e il cui mittente sembra essere quasi senza ombra di dubbio l’imprenditore. Secondo le informazioni fornite avrebbe:

  •  Pagato e conseguentemente ricevuto informazioni dalle autorità russe sullo stato di carcerazione di Navalny.
  • Ordito un altro attacco ad un esponente di spicco del gruppo di Navalny, Ivan Zhdanov, durante una dimostrazione a supporto di Navalny nel 2023, a Ginevra.
  • Ordinato un’intimidazione nei confronti di Alexandra Petrachkova, moglie dell’economista Maxim Mironov – anch’esso vicino a Navalny – mentre questa si trova a Buenos Aires con il marito. Nelle conversazioni si legge che l’azione non ha avuto gli effetti desiderati, poiché, secondo le parole di Nezvlin, i suoi uomini avrebbero dovuto perlomeno “procurarle un trauma cranico”.

Di entrambi gli attacchi Matus fornisce dei video registrati in prima persona dall’aggressore, lasciando poco spazio alle speculazioni.

E ora?

Dopo la pubblicazione dell’indagine, Nevzlin si è dichiarato assolutamente estraneo ai fatti, escludendo categoricamente ogni partecipazione o assenso da parte di Khodorkovsky.
I tre uomini responsabili dell’attentato a Volkov, due cittadini polacchi e uno bielorusso, sono stati arrestati e spetterà ora alle autorità di Varsavia emettere una sentenza che definisca in modo chiaro le responsabilità individuali di ciascuno.

Di certo c’è che l’opposizione russa all’estero, impegnata a farsi la guerra da sola, si conferma ancora una volta ininfluente, incapace di incidere sulle politiche russe. Soprattutto, la vicenda si è trasformata in un clamoroso assist servito a Russia Today, il programma propagandistico del Cremlino, il quale ha ricevuto e pubblicato alcuni dei materiali di Matus. Il mordente che la Fondazione Anti-Corruzione e il gruppo di Khodorkovsky esercitavano nel paese viene scemando e donatori e sponsor dei due gruppi si fanno più radi. L’opposizione all’estero viene confinata in un angolo di impotenza, dando vita a sceneggiati che possono attirare l’attenzione dei media e del pubblico occidentale o della diaspora russa, ma che sicuramente non fanno il bene di chi è ancora sottoposto al regime di Putin.

Foto: Leonid Nevzlin, WikimediaCommons

Chi è Davide Cavallini

Laureando in Storia. Cuore diviso tra la provincia est di Milano e l'Est Europa. Appassionato di movimenti giovanili, politiche migratorie e ambientali, si occupa principalmente di Romania, Moldavia e Russia.

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