Le elezioni europee hanno portato in Europa un innegabile spostamento verso destra nella maggior parte dei Paesi membri e anche la Slovenia e la Croazia hanno seguito questo trend. Ciò che va però sottolineato è che nonostante lo spostamento a destra, a guadagnare nei due Paesi è stato senza dubbio il centro e – contrariamente agli equilibri reali del nuovo Parlamento europeo – i verdi, che hanno ottenuto un risultato importante sia in Croazia che in Slovenia.
In Slovenia vince il centrodestra ma la coalizione di governo tiene
Il Partito Democratico (SDS) di Janez Janša con il 30,64% dei voti ha ottenuto il numero più alto di rappresentanti, vincendo 4 seggi davanti al Movimento Libertà (GS) del primo ministro Robert Golob, che ha raccolto il 22,15% ottenendo 2 seggi. Il partito conservatore Nuova Slovenia (NSi) con il 7,66% dei voti, ottiene un seggio assieme ai Socialdemocratici (SD) con il 7,72 % e a Vesna il partito verde sloveno, che a supera la soglia di sbarramento ottenendo il 10,53% dei voti, mente Levica non ha ottenuto nessun seggio con solo il 4,75%.
Per quanto riguarda i tre quesiti referendari: sul fine vita, sull’utilizzo della marijuana e sull’introduzione delle preferenze durante le elezioni parlamentari, hanno tutti ottenuto un parere favorevole da parte degli elettori sloveni. La tornata elettorale è stata più partecipata rispetto alle passate: l’affluenza totale è stata del 41% un dato più alto alle scorse elezioni europee.
In merito invece alla politica interna del Paese è innegabile che ci sia stato un netto spostamento a destra. Il leader del centrodestra Janša ha immediatamente presentato il risultato dell’SDS come una vittoria su tutti i fronti, dichiarando di aver sconfitto la coalizione di governo e Golob stesso. Il primo ministro ha invece espresso soddisfazione per il risultato, affermando che la coalizione ha raccolto la maggioranza dei voti e che il fatto che tutti i referendum siano passati sia un segnale di solidità dell’alleanza. Più critico invece il neoeletto socialdemocratico Matjaž Nemec che ha avvisato Golob della necessità di un cambio di passo all’interno della coalizione, minacciando altrimenti una possibile uscita dei socialisti.
Gli osservatori politici sloveni hanno confermato la visibile svolta a destra nelle elezioni, tuttavia la Slovenia a differenza di altri Paesi europei non ha mostrato un vero e proprio balzo in avanti dei partiti di estrema destra come in Francia e Germania. Allo stesso tempo, la maggioranza di Golob sembra essere riuscita a contenere la perdita di consensi, puntando anche sul del risultato dei tre referendum. I quesiti erano di carattere consultivo, ma l’affluenza maggiore rispetto alle scorse elezioni europee e il generale consenso sui temi sono decisamente un punto a favore per Golob e il suo governo.
In Croazia il voto conferma i risultati di aprile
Ad eleggere il maggior numero di europarlamentari in Croazia è stata l‘Unione Democratica Croata (HDZ) del primo ministro Andrej Plenković che ha ottenuto il 34,6 % dei voti eleggendo dunque 6 eurodeputati su dodici. A seguire il Partito Socialdemocratico (SDP) che ha ottenuto il 25,96% dei voti pari a 4 seggi. Gli altri due posti nel Parlamento europeo sono stati invece conquistati dal partito verde Možemo, che supera la soglia di sbarramento raccogliendo il 5,92% e dagli ultra conservatori del Movimento Patria (DP) con l’ 8,82% dei voti.
Sono state smentite le voci che avrebbero visto Plenković interessato a rinunciare all’incarico di primo ministro per tornare in Parlamento europeo mentre la sconfitta dell’SDP ha portato il presidente del partito Pedja Grbin a rinunciare alla carica, aggiungendo di non essere interessato a correre per altre cariche all’interno del partito. A festeggiare il risultato invece è stato il neoeletto Stjepo Bartulica facendo discutere con il suo arrivo al quartier generale del Movimento Patriottico dopo lo spoglio dei voti a bordo di una Ferrari.
A colpire in Croazia è la bassissima affluenza registrata per le elezioni europee dove soltanto il 22% degli aventi diritto si è recato ai seggi. Tale risultato mostra una forte disaffezione da parte dei croati da ricercarsi nella passata campagna elettorale per le elezioni parlamentari dove i partiti tradizionali: l’HDZ e l’SDP hanno mostrato il loro lato peggiore favorendo l’avanzata dell’ultradestra del DP e di Možemo, capace di attirare il voto dell’elettorato di sinistra e di una parte delle nuove generazioni.
La Generazione Z è la sorpresa delle elezioni in Slovenia e Croazia
Nonostante le grandi difficoltà a portare al voto migliaia di giovani, soprattutto i “first time voters“, ossia coloro alle prese con le prime elezioni, sia in Slovenia che in Croazia la politica tradizionale è stata scossa da due donne: la slovena Zala Tomašič e Nina Skočak in Croazia.
Zala Tomašič, ventottenne proveniente dalla sezione giovanile del Partito Democratico è riuscita a superare l’establishment del partito di Janša, galvanizzando il voto dei dei più giovani con uno stile nuovo all’interno dell’SDS. La neo-europarlamentare slovena ha difatti optato per una comunicazione diversa, rivolgendosi principalmente alle fasce più giovani attraverso Instagram e TikTok. A favorire la sua campagna è stato anche senza dubbio il suo ruolo di presentatrice all’interno di un programma televisivo della rete Nova24TV del padre, Boris Tomašič.
Nina Skočak, ventiseienne è stata una positiva rivelazione nelle elezioni croate. Nota al pubblico per i suoi contenuti su Instagram e TikTok dove condivide parte della sua vita e della sua carriera a Bruxelles, non è riuscita a superare lo sbarramento ottenendo però il 4,06% dei voti con ventimila preferenze personali. La sua candidatura era volta principalmente quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla mancanza di ricambio generazionale in Croazia.
Risultati prevedibili e molte incognite sul futuro
Il voto in Slovenia e Croazia ha rispecchiato la generale svolta a destra in corso in Europa seppur non in maniera dirompente. Sia per la coalizione di centrosinistra di Golob che per quella di destra guidata da Plenković soprattuto l’autunno sarà un momento cruciale. Per Golob il referendum sull’ampliamento della centrale di Krško sarà un ulteriore banco di prova mentre Plenković dovrà dare delle risposte concrete ad un elettorato diviso e deluso dalla politica che ha deciso di astenersi in massa.
Foto: European Parliament