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ALBANIA: Di Gorani, balli e draghi nel giorno di San Giorgio

I Gorani vivono sulle montagne tra Albania, Kosovo e Macedonia del Nord. Ogni anno questo popolo slavo musulmano celebra la primavera nel giorno di San Giorgio, occasione di ritrovo anche per l’intera diaspora.

La storia di San Giorgio

Esistono storie che affascinano i popoli da secoli. Quella di San Giorgio è forse una tra le più famose e suggestive, che ha attraversato il Medioevo con la sua potente carica simbolica. Secondo la leggenda, Giorgio era un nobile cavaliere errante di fede cristiana originario della Cappadocia, l’odierna Turchia. In groppa al suo cavallo bianco, giunse nel regno di Silene, in Cirenaica, per salvare la figlia del re dalle fauci di un drago, la cui forza distruttrice poteva essere placata solo attraverso sacrifici umani. Come ricompensa per il nobile gesto, il “soldato di Cristo” chiese soltanto che tutto il popolo si convertisse ricevendo il battesimo, rifiutando così gloria e denari.

Nonostante di San Giorgio non si abbiano notizie storiche certe – eccetto che per il suo martirio agli inizi del IV secolo in Palestina – la sua leggenda si è caricata di significati simbolici potentissimi, incarnando la lotta perenne del bene contro il male. La rappresentazione iconografica di San Giorgio che sconfigge il drago è infatti una delle più diffuse nell’arte cristiana, in epoca medievale e moderna, a Ovest come a Est. Anche se il suo culto è tipicamente orientale, esso infatti è giunto nella parte occidentale d’Europa al tempo delle crociate, quando il drago malvagio simboleggiava l’Islam, e il Cristianesimo era la spada di verità che lo sconfiggeva.

I Gorani, gli slavi musulmani che festeggiano San Giorgio

Nei Balcani la festa di San Giorgio, che nel calendario giuliano ricorre il 6 maggio, celebra l’arrivo della primavera e la fine della stagione fredda. Esiste un popolo che abita le montagne tra Kosovo meridionale, Macedonia e Albania, che è fortemente devoto al culto di questo santo: sono i Gorani, slavi musulmani convertiti all’Islam in epoca ottomana. Il loro nome deriva dallo slavo “gora”, montagna, e parlano un dialetto slavo di transizione detto Našinski, che in dialetto gorano significa “noi stessi”. Nonostante la conversione all’Islam, però, essi continuano a celebrare il martire che sconfisse il drago, tanto che questa è per loro la festa più importante dell’anno: ogni 6 maggio infatti l’intera comunità festeggia il risveglio della natura dopo i lunghi mesi invernali; ma il giorno di San Giorgio è anche un’occasione d’incontro e di ritrovo: in questo giorno di festa la grande diaspora, sparpagliata in Europa e nel mondo, fa ritorno nel Paese natio. Molti Gorani della diaspora scelgono infatti il giorno di San Giorgio per tornare nelle terre di famiglia; per secoli essi sono emigrati a Istanbul, Vienna, Skopje, Belgrado e oggi nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti. Questa migrazione, la Pečalba, è sempre stata il destino dei Gorani, in fuga da quelle montagne tanto amate ma che non fornivano abbastanza cibo per tutti.

Le celebrazioni gorane 

Alla vigilia del giorno di San Giorgio, le donne e le ragazze dei villaggi Gorani indossano costumi tradizionali ed escono a raccogliere rami di fiori, i cosiddetti belice. Sempre alla vigilia, l’acqua dei fiumi e delle sorgenti di montagna viene raccolta e utilizzata per lavare i bambini, così da temprarli contro le forze del male. Ma sono numerosi i rituali celebrativi che si susseguono per questa ricorrenza: il sacrificio degli agnelli, il bagno nei fiumi locali, la decorazione delle case con ghirlande di fiori, le uova colorate.

Shishtavec è il più grande dei nove villaggi dell’Albania dove vivono i Gorani. Tra il 1945 e il 1991, durante la dittatura comunista, i suoi abitanti vissero isolati dal resto della comunità, inglobata dagli “jugoslavi”, al di là di una frontiera rimasta a lungo invalicabile. A causa di questo isolamento prolungato, i Gorani dell’Albania non condividono più gli stessi costumi e le stesse usanze della parte “jugoslava”, oggi in Kosovo e Macedonia del Nord. A Shishtavec la celebrazione del giorno di San Giorgio inizia con la spettacolare corsa dei cavalli, a cui prendono parte anche i rappresentanti dei villaggi limitrofi; il vincitore della corsa, cui spetta in dono un ariete, viene accolto come un eroe nella piazza centrale del villaggio e ricoperto di banconote. I cavalli hanno da sempre un ruolo essenziale nella cultura dei Gorani: per molto tempo questi compagni fedeli hanno infatti permesso loro di sopravvivere sulle montagne locali. Dopo la corsa, i villaggi iniziano i festeggiamenti nelle piazze al suono della zurna (una specie di oboe) e dei tapan (grandi tamburi), i due strumenti chiave che scandiscono le feste della comunità. Nel pomeriggio, le donne in abiti tradizionali ballano il kolo, la tipica danza in cerchio praticata in tutti i Balcani. Le donne che indossano una gonna rossa sono sposate mentre quelle che non sono ancora sposate ne indossano una bianca.

Il giorno di San Giorgio nei Balcani e in Europa

In virtù della sua celebrità, San Giorgio è festeggiato in tantissimi paesi. In Serbia il 6 maggio è chiamato Đurđevdan, giorno di San Giorgio, appunto. L’associazione dei cittadini “Otaharin” di Bijeljina, in Bosnia-Erzegovina, celebra tradizionalmente il giorno di San Giorgio come la festa rom più antica e più importante. Per i rom dei Balcani infatti il 6 maggio si chiama Ederlezi, la festa della primavera. Grandi festeggiamenti anche a Prizren, in Kosovo, dove la cattedrale cittadina ha raccolto i fedeli per celebrare la gloria del Santo. In Albania gli albanesi di religione ortodossa festeggiano Dita e Shën Gjergjit, il giorno di San Giorgio, come pure in Bulgaria. Nella cattolica Croazia, esiste una festa, chiamata Đurđevo osservata il 23 aprile del calendario gregoriano, stessa data in cui si celebra San Giorgio in Repubblica Ceca ma anche in Catalogna (dove Sant Jordi è patrono nazionale) e in Italia (celebre la festa di San Giorgio a Ragusa). Il 6 maggio è festa anche in Palestina, nel villaggio di al-Khader (trascrizione araba di “San Giorgio”) dove le comunità cristiana e musulmana partecipano a riti celebrativi comuni. Insomma, San Giorgio che sconfigge il drago è la festa della primavera, che è da sempre simbolo di rinascita, amore e ritorno alla vita.

Foto: courrierdesbalkans.fr

Chi è Paolo Garatti

Storico e filologo, classe 1983, vive in provincia di Brescia. Grande appassionato di Storia balcanica contemporanea, ha vissuto per qualche periodo tra Sarajevo e Belgrado dove ha scritto le sue tesi di laurea. Viaggiatore solitario e amante dei treni, esplora l'Est principalmente su rotaia

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