Macedonia

MACEDONIA DEL NORD: Si vota per presidenziali e parlamentari

La vittoria schiacciante della destra al primo turno delle presidenziali potrebbe preannunciare un effetto domino.

Oggi, 8 maggio 2024, i cittadini macedoni si recheranno ai seggi per eleggere un nuovo Presidente e rinnovare il Parlamento.

Il primo turno delle presidenziali fa già presagire una netta vittoria della destra di VMRO-DPMNE. La candidata Gordana Siljanovska Davkova ha infatti vinto con il 41,2%, quota comunque non sufficiente e che richiede un secondo turno. Peggio del previsto i socialdemocratici: il candidato Stevo Pendarovski ha infatti ottenuto il 20,5%. I socialdemocratici pagano in particolare lo stallo del processo di integrazione UE, bandiera elettorale che li ha in passato premiati. A rubare poi parte dei voti alla sinistra è stato Maksim Dimitrievski, ex social democratico che ha disertato per fondare ZNAM, partito di sinistra con toni marcatamente nazionalisti, il quale ha ottenuto il 9,5%. Sempre di sinistra nazionalista – ma in questo caso molto più radicale – la candidata di Levica Biljana Vankovska non ha ottenuto il risultato sperato, fermandosi al 4,7%. Il resto dei voti è essenzialmente diviso tra i due campi rivali della minoranza albanese: l’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI), che ha in passato sostenuto il candidato socialdemocratico, si è questa presentata sola arrivando al 13,7%. Temporaneamente dissolti i timori, quindi, che l’Alleanza per gli Albanesi potesse scalzare la DUI dal suo ruolo di leader della minoranza, seppure la nuova coalizione sia riuscita a raccogliere il 9,5% dei consensi.

I sondaggi danno attualmente vincente la candidata di destra al secondo turno: Siljanovska dovrebbe infatti raccogliere i voti nazionalisti sparsi tra i vari partiti minori, mentre al socialdemocratico Pendarovski non dovrebbe bastare il sostegno di gran parte della minoranza albanese.

Le parlamentari

Anche per le parlamentari la destra è data ampiamente in vantaggio. Il leader di VMRO-DPMNE Hristijan Mickoski – in cerca del premierato – ha dunque puntato tutto su una forte campagna etno-nazionalista, attaccando ripetutamente la DUI. Sempre in base ai sondaggi, l’unica speranza per i social democratici (SDSM) è che VMRO-DPMNE non avrà numeri a sufficienza per formare una maggioranza di governo. In questo caso, il SDSM dovrà ingegnarsi per costruire una delicata coalizione che dovrà da subito resistere alla prova delle cruciali – quanto delicate – riforme costituzionali che il Paese deve fronteggiare. A seguito di un accordo con la Bulgaria, infatti, la Macedonia del Nord ha accettato di inserire nella Costituzione la minoranza bulgara come fondatrice del Paese; in cambio Sofia solleverà il veto per l’adesione UE di Skopje.

Una vittoria della destra porterebbe il processo ad un inevitabile stallo: Mickoski ha da sempre esternato un rifiuto totale dell’accordo. Non solo: il suo partito rifiuta il cambiamento del nome del Paese a seguito degli Accordi di Prespa, quando l’allora Macedonia ha accettato di inserire la dicitura “del Nord” nel suo nome ufficiale per sollevare il veto della Grecia all’adesione UE. Nonostante il cambio di nome sia stato avvallato in Parlamento da parte del VMRO (in cambio di amnistia per alcuni suoi membri che nell’aprile 2017 avevano fatto irruzione violenta in Parlamento dopo la notizia che alcuni partiti di minoranza albanese sarebbero entrati nel governo), è poco chiaro come si muoverà la destra dopo le elezioni.

Resta poi da risolvere la questione di Nikola Gruevski: dopo la Rivoluzione colorata, l’ex premier si è rifugiato in Ungheria per problemi giudiziari, in particolare a causa di una condanna per aver acquistato illegalmente una limousine. Da quando ha lasciato il suo paese, Gruevski è stato condannato anche per incitamento ad un’aggressione di massa e abuso di potere, per un totale superiore ai sedici anni di reclusione. Ci si chiede dunque se farà ritorno in Macedonia del Nord e, nel caso, se rivestirà qualche ruolo.

Infine, la questione etnica torna inevitabilmente in cima all’agenda. Non è escluso che, in ottica anti-DUI, gli albanesi dell’Alleanza per gli Albanesi diano il proprio supporto ad un eventuale governo di destra, ma in molti sono già persuasi che questa partecipazione non beneficerebbe alla minoranza quanto negli scorsi anni. Se la DUI ha infatti ottenuto indiscutibili successi all’interno della coalizione con i socialdemocratici (arrivando perfino ad eleggere il primo premier albanese della storia del paese, seppur tecnico), una coalizione VMRO-Alleanza per gli Albanesi si manterrebbe secondo gli analisti su principi più proporzionali, relegando il partito della minoranza alla semplice posizione di junior partner e mettendo in secondo piano la rappresentanza della rilevante minoranza etnica.

Restando dunque aperti i vari complicatissimi capitoli della politica macedone; al momento, nessun blocco sembra destinato a chiuderli.

Foto: dal profilo Facebook di Hristijan Mickoski

Chi è Gianmarco Bucci

Nato nel 1997 a Pescara, vive a Firenze. Si è laureato in Relazioni Internazionali all'Università di Bologna con una tesi sul movimento socialdemocratico in Cecoslovacchia, Ungheria e Romania. Al momento è ricercatore alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Scrive su East Journal dal dicembre 2021, dove si occupa di Europa centrale e Balcani.

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