CROAZIA: Paese al voto, sfida tra il premier Plenković e il presidente Milanović

Il 17 aprile si tengono in Croazia le elezioni parlamentari per eleggere i membri del parlamento nazionale: è scontro diretto tra Andrej Plenković, primo ministro conservatore in carica, e il presidente della Repubblica Zoran Milanović, candidato alla testa della coalizione di centro-sinistra.

Le elezioni

La Croazia affronta tra bufere e incertezze le prime elezioni di quello che è stato ribattezzato “l’anno elettorale” – oltre alle parlamentari, a giugno sono infatti previste le elezioni europee e a dicembre quelle presidenziali. Dopo la recente crisi di governo, mercoledì 17 aprile gli elettori croati sono chiamati a votare anticipatamente i nuovi membri dell’11° Sabor, il parlamento nazionale, in un sistema elettorale fresco di riforma. Le elezioni decreteranno il vincitore e i rapporti di forza tra Andrej Plenković, primo ministro conservatore alla ricerca del terzo mandato ed esponente di punta dell’Unione Democratica Croata (HDZ, il partito di centro-destra che guida la maggioranza di governo), e il presidente della repubblica Zoran Milanović, in testa alla coalizione Rijeke pravde (Fiumi di giustizia) guidata dai socialdemocratici (SDP). In questo scontro tra le due massime cariche del Paese, con una campagna elettorale breve ma ricca di colpi di scena, HDZ ha insistito molto su europeismo e stabilità, mentre l’opposizione ha puntato tutto sulla rabbia della classe media, promettendo una “lotta senza compromessi contro la corruzione e salari e pensioni più alte”.

Le tensioni pre-voto

Il clima pre-elettorale è stato carico di incertezze e dominato da una grande confusione istituzionale, creatasi in seguito alle recenti decisioni prese dal presidente Milanović, in carica dal 2020 e già premier tra il 2011 e il 2016. Il caos è stato generato dal fatto che sarà proprio Milanović a guidare la principale coalizione di opposizione al primo ministro Plenković, nonostante il veto posto qualche settimana fa dalla Corte Costituzionale, che impone a Milanović l’incompatibilità delle cariche, sollecitandolo alle dimissioni da presidente. Una decisione definita “analfabeta” dallo stesso Milanović, che ha proseguito la propria campagna elettorale.

Sullo sfondo di questo scontro istituzionale, continuano le accuse di corruzione e incostituzionalità: Milanović accusa infatti Plenković di corruzione, e il premier risponde criticando l’atteggiamento “dittatoriale” di Milanović per il suo tentativo di candidarsi alla carica di primo ministro senza prima essersi dimesso da presidente.

Le proteste

La decisione di anticipare le elezioni legislative è maturata dopo giorni di proteste nelle principali città del Paese, portate avanti sia dai partiti di centro e di sinistra, sia da categorie specifiche di cittadini – in particolare insegnanti, medici, giudici, giornalisti. In realtà le piazze croate si mobilitano da mesi contro il governo attuale, raccogliendo il malessere generale dei cittadini per casi di corruzione e nomine agevolate; emblematico il recente caso del nuovo procuratore generale Ivan Turudić, ex giudice della corte penale, considerato fin troppo vicino al partito di governo e recentemente coinvolto in uno scandalo legato a delle intercettazioni. La nomina di Turudić, avallata dai deputati croati, è stato l’ultimo evento scatenante che ha infiammato le piazze, a causa della sua vicinanza all’HDZ e alla possibile protezione di Plenković da casi di corruzione nel caso perdesse l’immunità dopo le prossime elezioni.

Ma le problematiche sul fronte interno sono numerose: oltre alla corruzione, la battaglia elettorale fa da sfondo a una Croazia alle prese con un’inflazione alle stelle (il tasso più alto dell’Eurozona), una carenza cronica di manodopera e la persistente migrazione illegale lungo i suoi confini nazionali.

Pronostici e scenario politico interno

Premesso che è ancora poco chiaro come reagiranno i tradizionali elettori di centro-sinistra alla candidatura di Milanović, per ora i sondaggi danno vincitore il partito conservatore di Plenković, seguito dai socialdemocratici in rapida crescita. Gli ultimi pronostici prevedono che il partito al governo resti al potere, ma senza maggioranza. L’HDZ continua a godere di un costante vantaggio, con circa il 30% di sostegno elettorale rispetto al 20% dell’SDP.

Sebbene Milanović goda di grande popolarità da quando è diventato presidente quattro anni fa, alcune sue posizioni ambigue potrebbero costargli l’elettorato progressista: a partire dalla vicinanza con Milorad Dodik (presidente della Republika Srpska, l’entità di Bosnia a maggioranza serba), passando per le posizioni contro l’invio di armi all’Ucraina fino alle critiche alla NATO per l’approccio verso la Russia. Ad ogni modo, è altrettanto vero che altri partiti di centro e di sinistra come Most e Možemo!, accreditati intorno all’8%, potrebbero decidere di confluire in un governo Milanović per tentare di spodestare l’HDZ dopo otto anni di potere. Resta l’incognita dell’estrema destra, rappresentata dal partito “Movimento Patriottico” di Miroslav Škoro.

Ciò che balza all’occhio è l’assenza dei temi dell’economia e della sicurezza dal discorso pubblico durante la campagna elettorale, riducendo il tutto allo scontro diretto Plenković-Milanović. Certo è che le posizioni espresse da Milanović sulla Russia o sulle probabili aperture a destra sono insolite per un leader di centrosinistra. Se l’SPD avrà successo, Milanović probabilmente si dimetterà per poter diventare primo ministro. Ma anche se il suo partito dovesse fallire, il presidente giocherà comunque un ruolo importante nella formazione post-elettorale di una coalizione di governo. 

Foto: intellinews.com

Chi è Paolo Garatti

Storico e filologo, classe 1983, vive in provincia di Brescia. Grande appassionato di Storia balcanica contemporanea, ha vissuto per qualche periodo tra Sarajevo e Belgrado dove ha scritto le sue tesi di laurea. Viaggiatore solitario e amante dei treni, esplora l'Est principalmente su rotaia

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