La comunità Arbëreshë, gli albanesi d’Italia

La Ministra degli Esteri del Kosovo Donika Gërvalla-Schwarz ha deciso di passare il weekend di Pasqua effettuando una visita ufficiale in Calabria e Sicilia, le due regioni in italiane in cui vive la maggior parte della comunità Arbëreshë da quasi sei secoli. Durante i tre giorni spesi nel Sud Italia, la ministra kosovara ha incontrato numerosi rappresentanti delle istituzioni italiane locali, tra cui la presidente della provincia di Catanzaro e molti sindaci dei comuni in cui risiede la comunità albanese. La visita si è conclusa con l’auspicio e l’intenzione di rafforzare la cooperazione culturale ed economica con la comunità Arbëreshë, i cui rappresentanti sono attesi nei prossimi mesi in Kosovo. A giugno 2023, anche il primo ministro albanese Edi Rama si era recato a far visita agli Arbëreshë, e aveva sottolineato, in italiano perfetto, come ‘la loro storia sia la nostra storia, quella dell’Albania’.

Ma chi sono e qual è la storia degli ‘albanesi d’Italia’?

Durante il XV secolo, l’Impero Ottomano tentò più volte di espandersi nei Balcani ma il tentativo di conquistare i territori che corrispondono all’attuale Albania fu ostacolato dal principe Skanderbeg, che è pertanto diventato un vero e proprio eroe nazionale per tutte le popolazioni albanesi. Dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1468, gli Ottomani riuscirono ad impadronirsi dell’Albania provocando un esodo che sarebbe durato per decenni.

Gli albanesi che decisero di lasciare la propria terra si stabilirono nel centro e Sud Italia in zone remote e poco abitate, soprattutto in Calabria e Sicilia, che a quel tempo facevano parte rispettivamente del Regno di Napoli e della Corona d’Aragona, ma anche in Puglia, Basilicata, Campania, Abruzzo e Molise. Da quel momento, i centri in cui si è stabilita la comunità Arbëreshë sono diventati dei veri e propri custodi della loro cultura, permettendo a tradizioni secolari di sopravvivere nella loro unicità fino ad oggi. Il successo di essere riusciti a mantenere viva la propria cultura è dovuto, oltre alla volontà stessa ed agli sforzi degli Arbëreshë, anche all’atteggiamento dello stato italiano che ha permesso loro di portare avanti le loro tradizioni favorendone lo sviluppo e garantendone la protezioni anche a livello legale come con la legge 482 del 1999 che riconosce esplicitamente la minoranza albanese d’Italia. Tuttavia, a livello elettorale alla minoranza Arbëreshë non sono garantiti gli stessi diritti come quelli garantiti regionalmente alla minoranza di lingua francese in Valle d’Aosta e tedesca in Trentino Alto Adige, come più volte denunciato dal Movimento federativo delle minoranze linguistiche Nuova Arbëria che nel 2023 ha presentato un ricorso al Tribunale civile di Castrovillari per chiedere la modifica della legge elettorale europea che, prevedendo uno sbarramento del 4% a livello nazionale, renderebbe di fatto impossibile l’elezione di un rappresentante Arbëreshë a Bruxelles.

Gli albanesi Arbëreshë, che ammontano a circa 100mila persone, non sono da confondere con gli albanesi che sono arrivati in Italia negli anni’90 in seguito alla caduta del regime comunista del dittatore Enver Hoxha. Infatti, la tradizione albanese odierna mostra forti influenze derivanti dall’occupazione Ottomana che durò fino al 1912, quando l’egemonia dell’Impero Ottomano nei Balcani subì un grande ridimensionamento in seguito alla prima guerra balcanica. Mentre oggi circa il 60% degli albanesi in Albania e più del 90% degli albanesi del Kosovo sono musulmani sunniti, proprio a causa dell’occupazione Ottomana, la comunità Arbëreshë è invece di religione cristiana di rito bizantino. La lingua è una variante della tosca, parlata nel passato nell’Albania del Sud, e può essere vista come un albanese antico in cui circa il 45% dei vocaboli corrisponde con quelli dell’attuale lingua albanese e numerosi italianismi sono stati assimilati nel corso dei secoli. Proprio dal 1999, è riconosciuta come lingua di una minoranza etnica e linguistica e pertanto valorizzata nell’ambito delle amministrazioni locali e incoraggiata a livello scolastico.

Probabilmente noto a pochi, la comunità Arbëreshë ha visto propri discendenti arrivare ai massimi livelli della politica e dello spettacolo italiani. Tra questi, Francesco Crispi, esponente della sinistra storico e già Presidente del Consiglio del Regno d’Italia; e Antonio Gramsci, tra i fondatori del Partito Comunista italiano.

Il governo albanese, così come quello kosovaro, ha da sempre puntato molto sulla coesione, dinamicità e numerosità della propria diaspora all’estero nel contesto della propria politica estera. Non è pertanto un caso che esponenti di spicco di entrambi i governi abbiano fatto visita nell’ultimo anno alla comunità Arbëreshë, con l’intenzione di ribadire il legame con la madrepatria e di rafforzare la cooperazione economica e culturale.

Fonte immagine: Albania letteraria

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