Pellegrini

SLOVACCHIA: Pellegrini vince le elezioni presidenziali

Peter Pellegrini è il nuovo Presidente della Slovacchia: termina il contrappeso liberale della presidenza. Le ragioni della vittoria.

Con il 53,12% delle preferenze, Peter Pellegrini – il candidato di centro-sinistra supportato dal premier Robert Fico – vince le elezioni contro il candidato liberale Ivan Korčok. Svanisce dunque quel contrappeso all’egemonia istituzionale di Fico, finora rappresentato dalla Presidenza liberale di Zuzana Čaputová. Le ragioni del successo di Pellegrini sono multiple: una concatenazione di diversi fattori ha infatti assicurato la vittoria al nuovo Presidente.

Le ragioni della vittoria

Diversi osservatori ritengono innanzitutto Pellegrini un candidato ben più moderato di Robert Fico. Pellegrini ha effettivamente giocato bene in questo senso durante il secondo turno delle presidenziali: si è infatti rifiutato di stare alle condizioni dettate dal candidato d’estrema destra Štefan Harabin per ottenere il supporto dei suoi elettori (alla prima tornata elettorale, Harabin era arrivato al terzo posto con l’11.8%). Harabin ha lanciato un ultimatum a Pellegrini proprio durante la giornata elettorale del 6 aprile, chiedendogli di porre fine alla ratificazione della Convenzione di Istanbul in Slovacchia, ad un accordo militare con gli Stati Uniti e all’invio di armi all’Ucraina. Questo, ovviamente, non ha impedito a Pellegrini di fare incetta di voti a estrema destra: gli Slota (padre e figlio) a capo del partito di governo d’estrema destra SNS hanno ovviamente espresso il proprio sostegno a Pellegrini. Elementi di spicco della cerchia di Harabin, immediatamente espulsi dal suo entourage, hanno inoltre reso esplicito il proprio supporto a Pellegrini.

Secondo fattore decisivo è stato il supporto ricevuto dalla minoranza ungherese del paese (circa l’8% della popolazione). Krisztián Forró, candidato al primo turno per il partito che rappresenta i magiari di Slovacchia, ha da subito espresso il suo sostegno a Pellegrini in quanto garanzia di migliore sviluppo regionale. La scelta ha fatto molto discutere: in passato Robert Fico non si è risparmiato nelle accuse alla stessa minoranza. In tempi meno sospetti Fico designava gli ungheresi come una minaccia alla sicurezza della Slovacchia, ritenendoli responsabili di importare il fascismo in Slovacchia. Il riferimento era a vari gruppi di estrema destra ungheresi e alle loro azioni provocatorie in diversi villaggi abitati dalla minoranza. Tutto è però cambiato con l’affermarsi di Viktor Orbán nella vicina Ungheria: gli ottimi rapporti tra i due hanno sovrastato l’importanza dei conflitti etnici, che pur persistono. Un breve controllo ai risultati elettorali conferma quanto detto: a Komárno, distretto con una popolazione di origine ungherese vicina al 70%, Pellegrini ha vinto con il 63,38%.

La fine del sogno liberale?

Dall’altro lato, il candidato Korčok cede all’inabilità strutturale dei liberali di prendere voti nelle zone rurali del paese e nell’Est, dove i risultati per Korčok sono catastrofici. Si confermano invece gli ottimi risultati nelle grandi città: a Bratislava il liberale vince con il 66% dei voti, a Košice con il 60%. Paga anche una minore mobilitazione anti-Fico, dirompente quando nel 2019 Čaputová ha vinto le elezioni.

Ora Robert Fico può dormire sonni tranquilli: la Presidenza, ruolo perlopiù simbolico ma con reali poteri di veto e di politica internazionale, è ormai sua. Festeggiano a sud: Orbán, alle prese con una delicatissima questione di opposizione interna, rafforza i rapporti con uno dei pochi alleati rimasti in Europa. Oggi, 7 aprile, si vota inoltre in Polonia: i polacchi sono chiamati ad eleggere i rappresentati a livello locale e le prospettive per il PiS e l’estrema destra non sono rosee. Insomma, questo non sarà il weekend della rinascita del gruppo di Visegrád; non in accezione liberale, ovviamente. Ma neanche conservatrice.

Foto: dal profilo Facebook di Peter Pellegrini

Chi è Gianmarco Bucci

Nato nel 1997 a Pescara, vive a Firenze. Si è laureato in Relazioni Internazionali all'Università di Bologna con una tesi sul movimento socialdemocratico in Cecoslovacchia, Ungheria e Romania. Al momento è ricercatore alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Scrive su East Journal dal dicembre 2021, dove si occupa di Europa centrale e Balcani.

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