fronte ucraino

Dall’Ucraina: realtà del fronte e resilienza della nazione

Lo scorso 24 febbraio ha segnato il secondo anniversario dell’invasione russa su vasta scala in Ucraina. In quest’articolo si analizza la complicata condizione sul fronte e una nazione in bilico tra continui attacchi aerei. 

Mare forza nove per la flotta russa

L’arrivo della primavera al fronte può significare solo una cosa: l’intensificazione dei combattimenti. C’è un disequilibrio dei successi delle Forze Armate Ucraine nel Mar Nero e negli scontri sulla terraferma. Dall’inizio della guerra russa su vasta scala in Ucraina, le Forze Armate Ucraine non solo hanno mandato a quel paese la nave da guerra russa – “Russkij vojennyj korabl, idi na chuj!”, frase diventata celebre dal 24 febbraio 2022 -, ma sono riuscite anche distruggere o danneggiare 21 navi da guerra e un sottomarino russi – quasi un terzo dell’intera flotta russa -, dimostrando così di essere molto più innovativi dal punto di vista tecnologico e tattico di quanto non lo siano i russi. 

Infatti, recentemente, le forze di Kyiv avrebbero fatto esplodere la Tsezar Kunikov, una delle poche navi da sbarco pesanti della flotta russa del Mar Nero, grazie ad un drone marittimo senza equipaggio progettato dall’Ucraina e imbottito di esplosivi, noto come MAGURA-V. Non importa il numero preciso di navi da guerra abbattute. Il successo delle Forze Armate Ucraine nel Mar Nero è indiscutibile poiché è una quantità fuori dal comune di perdite navali inflitte da un Paese che attualmente non ha una marina. 

Tra melma e sangue

Negli ultimi due anni, la guerra in Ucraina è stata combattuta in gran parte sul terreno, con le truppe spesso impegnate in battaglie a distanza con l’artiglieria pesante e il supporto dei droni. Ma mentre l’esercito russo continua ad attaccare a est, la sua forza aerea ha assunto un ruolo di maggior rilievo. 

Secondo alcuni esperti, Mosca ha impiegato in modo crescente aerei da guerra vicino alle linee del fronte per sganciare potenti bombe guidate sulle posizioni ucraine e per spianare in tal modo la strada alla fanteria. E anche se ad Avdiivka questa tattica è stata di grande successo, l’esercito russo ha dovuto fare i conti con l’abbattimento da parte dell’esercito ucraino dei sette jet da combattimento Su-34 e di un aereo da ricognizione radar a lungo raggio A-50. Quindi, tale strategia risulta un’arma a doppio taglio; da un lato, permette alla Russia di avanzare, ma costringe anche a subire danni a discapito del proprio arsenale militare. 

Tuttavia, nonostante significanti perdite, i vantaggi russi in termini di manodopera, materiale e produzione di difesa sono cresciuti nell’ultimo anno, mentre le forniture di munizioni statunitensi sono state ridotte e rischiano di essere ridotte quasi del tutto a causa di un’impasse sui finanziamenti nel Congresso degli Stati Uniti. Infatti, ci troviamo una situazione sul campo che ha lasciato l’Ucraina sulla difensiva, e forse in ritirata. Il direttore della CIA William J. Burns ha recentemente affermato che un ritardo degli aiuti statunitensi all’Ucraina gioverebbe alla Russia, permettendo così di guadagnare più territori, le cui conseguenze si sentirebbero non solo in Europa, ma anche nel Pacifico, alimentando le ambizioni della leadership cinese in situazioni che vanno da Taiwan al Mar Cinese Meridionale. 

Così, l’amministrazione Biden ha annunciato l’invio di armi all’Ucraina per un valore massimo di 300 milioni di dollari. Si tratta di una soluzione di emergenza poiché terrebbe a bada le truppe solo per qualche settimana. Il motivo? Questo pacchetto d’aiuti non contiene abbastanza sistemi per la difesa aerea, mentre la Russia continua a bombardare le città ucraine, soprattutto nella parte orientale.

E, a quanto pare, l’Unione Europea è vicina a prendere una decisione storica di utilizzare i profitti inattesi accumulati dai beni congelati nel blocco appartenenti alla Banca centrale russa e di inviarli in Ucraina. Infatti, il 20 marzo, la Commissione europea ha proposto il secondo e ultimo passo, ovvero l’invio del denaro all’Ucraina. L’ammontare stimato che l’Unione Europea spera di inviare all’Ucraina entro luglio sarebbe tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Tuttavia, prima che ciò accada, i 27 Stati membri dell’UE devono studiare la proposta della Commissione e dare il via libera all’unanimità.

Le sfumature del terrore

Vivere nel terrore. Ecco cosa significa essere un civile in Ucraina. E’ vero che le persone continuano la loro routine: lavoro, famiglia, scuola. Ciò però non vuol dire essere al sicuro. E le ultime notizie lo confermano. L’esercito russo ha attaccato quasi tutte le regioni dell’Ucraina con droni e missili nella notte del 22 marzo. 

“Nel corso della notte sono stati lanciati più di 60 “shahed” e quasi 90 missili di vario tipo. Il mondo vede gli obiettivi dei terroristi russi nel modo più chiaro possibile: centrali elettriche e linee di approvvigionamento energetico, una diga idroelettrica, normali edifici residenziali, persino un filobus” – ha dichiarato il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyy.

La Russia ha lanciato il più grande attacco combinato al sistema energetico ucraino dall’inizio dell’invasione su larga scala, lasciando 1,2 milioni di ucraini senza energia. Infatti, Mosca ha incendiato anche la più grande diga dell’Ucraina – la DniproHES – nella regione meridionale di Zaporizhzhia, colpendola otto volte. E così sale a 20 il numero delle vittime dell’attacco missilistico mattutino della Russia su Zaporizhzhia. 

Durante il mio recente viaggio in Ucraina lo scorso giugno, partii proprio nel giorno in cui la diga di Kakhovka fu distrutta dal nemico russo. In quel momento preciso, i miei pensieri corsero alla diga di Zaporizhzhia – la mia città. Ebbi terrore che fosse la prossima, ma con un gesto delle mani, come se volessi scacciare le mosche d’estate, cercai di allontanare quei pensieri. Ma oggi, mentre metto giù queste parole, provo un misto di paura e tristezza all’idea che la mia città possa essere cancellata per sempre. Leggendo le notizie di stamattina, non ho molte parole, ma mi viene in mente un titolo di un articolo di Francesca Mannocchi: “Cari pacifisti, venite in Ucraina e capirete”.

Chi è Sofiya Stetsenko

Laureata al MIREES (Università di Bologna). Nata in Ucraina e cresciuta in Italia, è appassionata di politica e questioni energetiche nello spazio post-sovietico. E' coautrice di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022)

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