BALCANI: Il 2023 secondo Freedom House, tra democrazia e spinte autoritarie

Come ogni anno, Freedom House ha pubblicato il suo rapporto sullo stato della democrazia nel mondo, riscontrando un peggioramento dei diritti politici e libertà civili a livello globale per il 18esimo anno consecutivo, con 52 paesi che hanno visto il proprio livello di democrazia diminuire, e solo 21 che sono migliorati. In particolare, per quanto riguarda la regione dei Balcani, sono ben 5 i paesi che hanno registrato un punteggio minore rispetto all’anno scorso, 3 che lo hanno aumentato, mentre uno non ha registrato variazioni.

La metodologia

La metodologia si basa in larga misura sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948, che definisce alcuni standard di libertà per tutti i paesi e territori, indipendentemente dalla composizione etnica o religiosa, o dal livello di sviluppo economico.

Ad ogni entità viene assegnato un punteggio che va da 0 a 100, a seconda del livello di diritti politici e libertà civili garantiti. Per quanto riguarda i diritti politici, le principali variabili considerate sono relative al processo elettorale, al pluralismo politico e partecipazione, e al funzionamento del governo. Per quanto riguarda le libertà civili invece, ciò che viene analizzato sono la libertà di espressione e culto, il diritto di associazione, la forza dello stato di diritto e i diritti individuali. Per valutare ogni variabile vengono stilate numerose domande che fungono da guida per gli analisti. Sulla base dei punteggi assegnati, i paesi sono suddivisi in entità libere, parzialmente libere e non libere.

Fonte: rielaborazione serie storica Freedom House

Il gap tra paesi UE ed extra UE

Analizzando i dati, ciò che risalta è che i tre paesi che guidano la classifica della regione sono i tre membri UE, grazie soprattutto alle riforme implementate durante il processo di adesione. Nonostante Croazia e Bulgaria abbiano registrato una leggera flessione nell’ultimo anno, il loro punteggio si colloca perfettamente nella media comunitaria. Invece, il livello democratico della Slovenia, che comanda a livello regionale, è inferiore a livello continentale soltanto a Paesi Bassi, Lussemburgo ed ai quattro paesi nordici; ed è tornato ai livelli pre-covid, dopo che il rapporto di Freedom House del 2022 aveva evidenziato un brusco calo dovuto ad alcune politiche particolarmente restrittive adottate durante la pandemia.

Albania e Montenegro confermano il loro andamento oscillatorio, ma stabile, degli ultimi dieci anni; mentre Kosovo e Macedonia del Nord, nonostante una lieve flessione di quest’ultima, sono da tempo entrati in una fase di graduale crescita democratica nel contesto delle riforme attuate nel processo di integrazione europea.

La Bosnia Erzegovina si conferma un paese fortemente diviso, in cui i rapporti interetnici hanno raggiunto i minimi storici. Ciò anche per via della dialettica del presidente dell’entità a maggioranza serba Milorad Dodik che, oltre a non riconoscere il massacro di Srebrenica come genocidio, non ha mai nascosto di volere una secessione dalla Bosnia. Lo conferma anche il rapporto annuale dell’intelligence americana, che ha evidenziato il deterioramento della situazione con rischi di violenze diffuse. Questa difficile convivenza si riflette negativamente sia sul funzionamento delle istituzioni che, come evidenziato nel rapporto di Freedom House dello scorso anno, sulla mancanza di imparzialità dei media e un sistema elettorale che non garantisce lo svolgimento di elezioni libere e corrette.

Serbia: il declino della democrazia

Il dato più allarmante è sicuramente quello della Serbia, che è l’unico paese sul continente europeo insieme all’Ungheria che negli ultimi dieci anni è passato dallo status di paese libero a paese parzialmente libero in seguito ad un rapido deterioramento dei diritti politici e libertà civili  partire dal 2015.

L’ultimo capitolo sono state le elezioni legislative anticipte di dicembre 2023, che hanno visto una netta vittoria del Partito Progressista Serbo del presidente Aleksandar Vučić, che ha così ottenuto il risultato sperato di rafforzare la propria posizione politica.

L’Ufficio per la democrazia e i diritti umani dell’Organizzazione per Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE/ODIHR) ha pubblicato un esteso rapporto sulle elezioni, che sono state fortemente viziate da diffuse irregolarità che ne hanno messo in discussione la natura democratica, scatenando partecipate proteste soprattutto nella città di Belgrado.

Ci sono stati infatti numerosi casi di intimidazioni, voti comprati, e voti da parte di stranieri senza diritti elettorali (soprattutto serbo-bosniaci fatti arrivare via bus a Belgrado) e di persone decedute il cui nome rimane nei registri elettorali.

Il tutto in un contesto in cui Vučić, grazie alla sua lunga presidenza ed ai suoi metodi autoritari, ha creato una rete clientelare che penetra ogni settore della società e ha ottenuto un controllo totale sui media. Tutto questo fa della Serbia l’undicesimo stato più peggiorato negli ultimi dieci anni, per la prima volta sorpassato dal Kosovo.

In attesa che Freedom House pubblichi i rapporti dettagliati paese per paese, la situazione della regione sarà sicuramente da monitorare nel 2024, considerando anche le elezioni europee di inizio giugno che potrebbero determinare un nuovo approccio dell’UE per quanto riguarda la democratizzazione dei Balcani occidentali.

Foto: СРБИН.инфо, CC BY 3.0

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