L’illuminismo perduto: quando l’Asia Centrale era il centro del sapere

A volte per avere un passato felice lo si riscrive, un po’ come sta avvenendo oggi con un’intera generazione che rimpiange i felici anni ’80 dell’eroina, delle stragi e della tv spazzatura. Il tema dell’età dell’oro ricorre in moltissime culture e luoghi diversi, si tratta di un tempo mitico di prosperità e abbondanza. Per l’Asia Centrale l’età dell’oro si pone in un periodo ben preciso, dal 750 al 1150, dalla conquista araba fino all’epoca che anticipò Tamerlano.

La cronaca

Questa almeno la tesi di un grande esperto di Russia ed Asia Centra, S. Frderick Starr che, vale sempre la pena sottolinearlo, è anche un musicista. Tesi apparsa in un libro grande, oltre 600 pagine, ma anche grandioso: L’illuminismo perduto. Un libro forse passato un po’ sotto traccia, ma non era pensabile diversamente dato che si occupa di storia culturale in Asia Centrale. Il fatto che Einaudi l’abbia reso disponibile al pubblico italiano è già un ottimo dato di cronaca.

Starr ci racconta di un tempo, questa sì una vera età dell’oro, in cui l’Asia Centrale era un centro mondiale del pensiero. Con governati magnati che attiravano studiosi pronti a spostarsi dove maggiormente veniva favorito l’attività del pensiero nei settori più disparati: dall’astronomia alla matematica, dalla filosofia alla medicina. Non c’era argomento di cui non si discutesse a Baghdad come in Corasmia, a Nishapur come a Ghazni oppure a Merv.

I protagonisti

Il grande merito di Starr è quella di fare un’opera viva, riuscendo ad evitare il rischio del rigore enciclopedico. I protagonisti di quest’epoca d’oro ci sono presentati come esseri umani, ancor prima che come eruditi. Le loro invenzioni, come il calcolo del diametro della terra per dirne una furono fondamentali. E poi, ancora, struggenti poesie che si continuano a leggere ancora oggi e la stesura di opere che hanno contribuito allo sviluppo di una scienza come la medicina.

Dalle pagine di questo libro il grande protagonista che ne è esce, è una regione che dall’Iran arriva fino all’odierno Xinjiang, racchiudendo in sé quell’angolo di Asia che chiamiamo Asia Centrale. A lungo si è ritenuto che questo impressionante movimento di pensiero fosse di origine araba ma, come emerge dalle preziose pagine di Starr, di araba c’era solo la scrittura. In realtà questi geniali pensatori, provenivano da popolazioni persiane e turche.

L’opera

Un libro ricco di dati ed informazioni, inevitabile vista la caratura dell’autore. Dove ad un ricco apparato di note, si accompagnano numerose illustrazioni, non mancano una cronologia, vera bussola in questo turbinio di pensieri ed un utilissimo riepilogo dei più importanti personaggi che appaiono sulle pagine di questo libro. Potremmo dire che L’illuminismo perduto è un vero e vero d’atto d’amore verso una regione purtroppo conosciuta poco e male.

Davvero un libro da consigliare a chi abbia interesse per la storia delle idee, ma anche solo per l’Asia Centrale in sé. Una splendida sorpresa che, nonostante il tema e la mole, si legge tutta d’un fiato. Un periodo storico a cui tornare, per la forse mai ripetuta concentrazione in uno stesso luogo di sapere e studiosi. Basti citare Biruni e la sua deduzione dell’esistenza di terre ancora sconosciute. Ancora una volta l’Asia Centrale riesce a lasciarci meravigliati.

Fonte immagine in evidenza: worldhistory.org

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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