ASIA CENTRALE: Alla soglia di una nuova era di regionalismo. I C5 accolgono l’Azerbaijan

L’Azerbaijan è stato accolto all’unanimità nel formato consultivo del C5, dando nuovo impulso al regionalimo in Asia Centrale

DA TASHKENT – Il 16 novembre 2025 si è svolto a Tashkent il settimo vertice consultivo dei capi di Stato dell’Asia Centrale. Nelle parole dei protagonisti, l’incontro è già diventato il manifesto di una nuova fase di cooperazione regionale eurasiatica.

Il formato, originariamente promosso dal presidente uzbeko Shavkat Mirzyoyev, si ripete annualmente dal 2017, e continua ad essere uno strumento di dialogo unico nel suo genere, senza mediazioni esterne, e che raccoglie i Capi di Stato di una regione caratterizzata fino a tempi recenti da forti tensioni interne.

Dalla sua istituzione, questi incontri hanno infatti contribuito alla risoluzione di controversie di lunga data e al passaggio “dal sospetto reciproco a una cooperazione genuina”, come scrive lo stesso Presidente Shavkat Mirziyoyev nell’articolo pubblicato a margine del summit dall’indicativo titolo “Central Asia on the verge of a new era”.

All’incontro di quest’anno i presidenti delle 5 repubbliche centroasiatiche hanno sottoscritto una serie di dichiarazioni congiunte e avanzato diverse proposte per il futuro dell’organizzazione, tra cui la creazione di una Central Asian Framework Convention on Water Use, e la trasformazione dell’attuale summit in una struttura formale permanente che andrebbe sotto al nome di Community of Central Asia.

Baku, una finestra sul mondo

Ma è l’adesione della Repubblica dell’Azerbaigian nel meccanismo consultivo dei Capi di Stato dell’Asia Centrale come membro a pieno titolo che permette davvero di poter parlare di una nuova era per l’Asia Centrale.

L’ingresso dell’Azerbaigian, che nel 2023 e 2024 aveva partecipato come ospite al formato, permetterà di superare una delle principali barriere che gravano sui Paesi della regione, tutti classificati come Land Locked Developing Countries (LLDC), ovvero il proprio isolamento logistico e geografico.

L’integrazione di nuove vie commerciali lungo il Trans‑Caspian Transport Corridor (TCTC), in particolare, dà misura di come il rafforzamento della cooperazione con l’Azerbaigian possa essere centrale nella costruzione di un ponte strategico fra il Mar Caspio, il Caucaso meridionale e i mercati globali, contribuendo concretamente all’obiettivo delle repubbliche dell’Asia centrale di trasformarsi da periferia post‑sovietica in potenza regionale e ponte fra Oriente e Occidente.

Per quanto centrale, questo punto da solo non sarebbe comunque sufficiente a giustificare l’ingresso dello stato caucasico nel formato centroasiatico. Ad esso vanno sommate questioni culturali e storiche. L’Azerbaigian e le cinque repubbliche condividono infatti radici etnico‑turciche (con l’eccezione del Tagikistan), evidenti in molti aspetti culturali e linguistici. Elementi rafforzati anche dall’appartenenza religiosa (l’Islam) e la memoria storica condivisa dell’esperienza sovietica. Tanto che nei rapporti personali tra Capi di Stato, questi si rivolgono l’uno all’altro come “fratelli”.

The heartland, di nuovo

Ma è sul piano geopolitico che Baku indica la via. “Non è forse la regione cardine della politica mondiale quella vasta area dell’Eurasia che è inaccessibile alle navi ma che, in antichità, era aperta ai nomadi a cavallo e che oggi sta per essere ricoperta da una rete ferroviaria?” si chiedeva Mackinder già 80 anni fa.

Quella rete, almeno nella porzione oggi occupata dai C5, non sembra essersi mai sviluppata, ma grazie alla riconquistata stabilità post-sovietica, e al rinnovato interesse internazionale verso la regione, potrebbe davvero essere arrivato il momento per una sua maggiore centralità nello scenario globale.  Basti pensare agli accordi sui materiali critici, la sottoscrizione degli accordi di Abramo, la piattaforma del C5 (ora C6) e le iniziative in seno al Global Gateway europeo e alla Belt and Road Initiative cinese. Le quali posizionano oggi l’Asia Centrale veramente “a cardine della storia” e inaugurano una nuova era di competizione internazionale “alla conquista della heartland”.

Diversificazione della politica estera e regionalismo

Di fatti, il precedente ucraino insieme alle minacce all’integrità territoriale del Kazakhstan sulle stesse premesse, avevano fin da subito reso urgente per i paesi dell’Asia Centrale diversificare i propri partner politici ed economici. Contemporaneamente, le ristrutturazioni degli equilibri globali innescate dalla stessa invasione russa consegnavano gli strumenti per inaugurare una nuova era multivettoriale.

Anche in questo, Baku non poteva che emergere come partner privilegiato e modello, in virtù non solo della propria esperienza sin dall’indipendenza, ma anche per aver stabilito un precedente di risoluzione di conflitto nello spazio post‑sovietico senza mediazione russa. La riconquista dei territori occupati dall’Armenia in Nagorno Karabakh e nelle aree circostanti ha infatti sicuramente influenzato il processo di pace che ha portato alla storica Dichiarazione di Khujand (2025) e quindi alla fine delle dispute di confine fra Kyrgyzstan, Tajikistan e Uzbekistan.

La Comunità dell’Asia Centrale avrà davvero un futuro?

Se l’ingresso dell’Azerbaigian nel formato consultivo sembra segnare una nuova traiettoria per il futuro della regione e l’integrazione continua a stringersi nei campi della sicurezza, dell’economia e della cultura, la proposta di Mirziyoyev sulla creazione di una “Comunità dell’Asia Centrale” rimane avvolta dal silenzio. Le profonde differenze strutturali tra le Repubbliche e il nodo afgano continuano infatti a gettare ombre sul futuro regionalista dell’Asia Centrale, ricordando come, al di là della retorica sulla “nuova era”, restino ancora molte delle fragilità irrisolte del suo passato.

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Chi è Luca Ciabocco

Ha ottenuto una laurea triennale in lingue e culture straniere presso l'Università di Urbino, ed è attualmente studente magistrale di studi dell'est Europa ed euroasiatici a Bologna. I suoi interessi riguardano nazionalismo, identità e aspetti sociali e culturali dello spazio post-sovietico.

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