RUSSIA: Nuove poltrone nel governo Medvedev

di Giovanni Bensi

I media russi discutono animatamente su quale sarà la composizione del nuovo governo quando Vladimir Putin sarà insediato al Cremlino ed avrà scambiato la sua poltrona con quella di Dmitrij Medvedev, salvo sorprese, nuovo premier designato. I vicepremier ordinari attualmente sono Dmitrij Kozak (responsabile per le Olimpiadi del 2014 a Soci), Dmitrij Rogozin (ambasciatore russo presso la NATO), Igor Secin (vicepresidente dell’amministrazione presidenziale), Vladislav Surkov (responsabile per la “modernizzazione” e ideologo del putinismo), Aleksandr Khloponin, che il 19 gennaio 2010 è stato nominato anche rappresentante plenipotenziario del presidente russo nella Circoscrizione Federale Nord-Caucasica. Alla fine di dicembre, sempre sul mercato delle indiscrezioni, si diceva che Kozak potrebbe subentrare a Jurij Ciajka nella carica di procuratore generale. E a metà marzo cominciò a circolare la voce che nel nuovo gabinetto dei ministri potrebbe comparire la carica di vicepremier per i rapporti con il big government, cioè con la vasta burocrazia governativa, che verrebbe assegnata, assai verosimilmente, al consigliere di Medvedev, Mikhail Abyzov.

Alcuni giornali hanno anche previsto che Igor Secin non sarebbe entrato nel governo Medvedev perchè i due “non si sopportano”. Come probabile successore di Secin viene indicato il direttore generale dell’agenzia atomica Rosatom, Sergej Kirienko, il quale però si è rifiutato di parlare di questo argomento, dichiarando che i discorsi su chi verrà nominato a questa o quella carica “non hanno alcun significato”. Inoltre si è anche detto che un posto di vicepremier avrebbe potuto andare a una donna, per esempio Elvira Nabiullina (ministro dello sviluppo economico) o Tatjana Golikova (ministro della sanità), la sorte del cui ministero rimane indeterminata in vista di una radicale riforma. Nabiullina già in precedenza aveva manifestato insicurezza circa le sue prospettive nel nuovo governo. Golikova, a sua volta, che pure era stata accusata di aspirare allo stesso ministero, ha assicurato di non avere pretese su di esso.

Il ministro della Difesa nel governo Putin è Anatolij Serdjukov. Sempre secondo le indiscrezioni, egli potrebbe essere proposto come capo del Rosfinmonitoring, l’agenzia che controlla le transazioni finanziarie, o di una struttura di recente costituzione, la polizia finanziaria. E a dirgere il dicastero militare potrebbero essere designati il vicepremier Dmitrij Rogozin, noto per i suoi atteggiamenti antioccidentali, o il capo di stato maggiore generale Nikolaj Makarov.

Il ministero degli Interni, che si è trovato negli ultimi tempi al centro di un clamoroso scandalo per i maltrattamenti di detenuti e la morte di uno di essi a Kazan, è ora guidato da Rashid Nurgaliev. Alcuni media prevedono che sarà sostituito da Aleksandr Rejmer, capo del “servizio federale per l’esecuzione delle pene”, cioè dell’amministrazione carceraria. Nello stesso rempo a Mosca circola insistentemente la voce che uno dei „silovye vedomstva” (come dire, i „ministeri armati”) sarà affidato a Igor Secin, e potrebbe trattarsi proprio dell’MVD, cioè appunto il ministero degli Interni

Poi c’è il ministero per le Situazioni d’emergenza, cioè la protezione civile, guidata da tempo senza interruzione da Sergej Shojgù, un originario della repubblica di Tuva, che ha dato in genere buona prova di sé. Ciononostante c’è chi suppone che a Shojgù verrà affidata la direzione di un nuovo ente di stato per lo sviluppo della Siberia Orientale e dell’Estremo Oriente, un ente la cui costituzione è, fra l’altro, frutto di un suo suggerimento. È stata vivacemente discussa anche la possibilità che il capo della protezione civile venga nominato nuovo givernatore della regione di Mosca. Secondo un’altra versione, a capo di questa regione (detta anche “Podmoskovje”) potrebbe essere nominato anche l’attuale ministro dei trasporti Igor Levitin, il cui dicastero dovrebbe essere sciolto nel quadro di una riorganizzazione di tutto il sistema di strade e ferrovie.

Infine c’è il ministero dello Sport, del turismo e della politica giovanile, guidato da Vitalij Mutko. La rivista Ogonjok rileva che non c’è sulla piazza alcuna voce su sue possibili dimissioni. Invece si preparerebbe ad andarsene un suo subordinato, il dirigente della Rosmolodjozh, l’ente di stato che si occupa della gioventù, Vasilij Jakemenko, un personaggio che gode di poche simpatie per il suo ruolo nella fondazione e nella guida del movimento giovanile pro-putiniano (qualcuno lo definisce “fascistoide”) Nashi (i Nostri). Jakemenko, che ha 40 anni, ha ammesso di „non avere l’età” per occuparsi di giovani. Il ministro Mutko, in ogni caso, ha confermato che il capo della Rosmolodjozh dovrà dare le dimissioni.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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