Sui media turkmeni ultimamente si parla molto di Turchia, le relazioni tra i due paesi sembrano infatti essere sempre più strette. Ottobre ha visto un’intensa attività diplomatica tra i due paesi, caratterizzata dai due incontri istituzionali, ad Ankara ed Ashgabat, a cui hanno preso parte le più alte cariche dei due stati. Il rapporto tra Turchia e Turkmenistan non è cosa recente, la Turchia è infatti tra i principali partner economici del paese centroasiatico. Quindi niente di nuovo? Errato pensarlo, l’Asia Centrale ci ha abituato a mutamenti lenti ed inesorabili come le sabbie del deserto.
L’offensiva turca
Da diversi anni la Turchia è attivissima in Asia Centrale, sfruttando il comune passato e la turcofonia dei paesi della regione. L’obiettivo è quello di ritagliarsi uno spazio geopolitico centroasiatico che sfrutti il vuoto lasciato dalle vicende del colosso russo. Questo pone Ankara in conflitto con Teheran ed, indirettamente, con Mosca e Pechino. Anche a causa della guerra in Ucraina, le alleanze diplomatica centroasiatiche sono in fibrillazione, non a caso nessuna della cinque repubbliche ha apertamente appoggiato le scelte di Mosca, salvo poi sfruttare la situazione.
Turchia e Turkmenistan hanno parlato soprattutto di energia, possedendo il Turkmenistan alcuni tra i giacimenti più grandi del mondo. Accordi in tal senso erano già stati presi nel dicembre 2022, quando Turchia, Turkmenistan ed Azerbaigian presentarono un progetto per creare un immenso hub di stoccaggio energetico in territorio turco. L’obiettivo è quello di far arrivare le condotte sino in Europa, bypassando sia la Russia che l’Iran, nonostante la comune fede sciita dell’Azerbaigian.
Lo scacchiere internazionale
Se la Turchia stia lavorando conto Bruxelles sarà il futuro a dirlo, così come se risulta fondata l’illusione americana che Ankara possa essere una capitale amica in un contesto molto complicato. A rendere più dubbie le credenziali turche di avanguardia d’Europa è il tour, nello stesso periodo degli incontri turco-turkmeni, intrapreso dal presidente francese Macron in Uzbekistan e Kazakistan ossia i due leader regionali in Asia Centrale. Così mentre il Turkmenistan assume un ruolo fondamentale come fornitore energetico, dall’altro non ha intenzione di uscire dalla sua neutralità.
Ashgabat è infatti da sempre isolazionista in politica estera, se non fosse che isolazionista suonasse come un eufemismo. Anche all’interno dell’Organizzazione degli stati turchi, lo strumento con cui Ankara ha costruito la sua penetrazione in Asia Centrale, il Turkmenistan è spettatore, così come l’Ungheria e la parte settentrionale di Cipro sotto occupazione turca. La guerra in Ucraina se da un lato spinge verso un’azione comune le repubbliche centroasiatiche, dall’altro è una possibile linea di frattura.
Col popolo nessuna alleanza
Alcuni paesi, ad esempio Turkmenistan e Tagikistan, temono ripercussioni negative in caso di una presa di posizione troppo forte contro Mosca. Per Ashgabat è una minaccia da evitare, tanto più che il paese sembra avere già numerose tensioni sociali a cui badare. Significativo che proprio con la Turchia esista un problema di immigrati clandestini turkmeni, recentemente espulsi a migliaia. Da notare il fatto che durante i recenti incontri, le autorità turkmene abbiano chiesto a quelle turche, di introdurre temporaneamente un visto per limitare l’ingresso dei cittadini turkmeni in Turchia.
Mentre in politica estera il regime turkmeno sembra sempre più spinto alla partecipazione sul palcoscenico internazionale, per quanto riguarda la politica interna le cose sembrano preoccupanti. Parlare di repressione in uno dei paesi più chiusi al mondo sembra scontato, non così parlare di crisi economica in un paese con giacimenti di combustibili della portata di quelli turkmeni. I segnali non sono incoraggianti, come l’uccisione del noto blogger locale Muhammed Mammedov o l’arruolamento forzato, in aeroporto, degli studenti che tornavano a casa dalla Russia in vacanza.