Romania

ROMANIA: L’ex Presidente Ion Iliescu in tribunale per crimini contro l’umanità

Continua l’epopea giudiziaria relativa ai fatti accaduti durante la Rivoluzione romena: l’ex Presidente Ion Iliescu davanti al tribunale.

Nuovo capitolo del pluridecennale “dossier della Rivoluzione”: l’ex Presidente della Romania Ion Iliescu, l’ex vicepremier Gelu Voican Voiculescu e l’allora capo dell’Aviazione Militare Iosif Rus finiscono in tribunale per crimini contro l’umanità (oggetto per cui non vi è prescrizione). Ad annunciarlo è la Corte d’Appello di Bucarest, che ha ereditato il dossier dall’Alta corte di cassazione e giustizia. La decisione può tuttavia essere oggetto di appello. Ripercorriamo le tappe che dal 1989 hanno portato alla tardiva decisione, partendo dai fatti svoltisi durante quei caotici giorni passati alla storia come Rivoluzione romena.

I fatti

Ufficialmente, durante la caduta del dittatore Nicolae Ceaușescu nel 1989 sono morte 1066 persone. Ion Iliescu, precedentemente tra le fila del partito comunista ed emerso come leader del Fronte di Salvezza Nazionale (la formazione che ha monopolizzato la vita politica della Romania post-comunista), è ritenuto co-responsabile di oltre 850 di questi decessi. Come presidente del Fronte, del Consiglio Militare Superiore e, soprattutto, come capo di Stato e di governo, Iliescu è accusato di aver manipolato ripetutamente l’opinione pubblica rumena al fine di centralizzare il potere politico nelle sue mani. Iliescu aveva allora direttamente ereditato la pesante retorica adottata in quei mesi da Ceaușescu al fine di instaurare paranoia e confusione nel paese, in particolar modo in riferimento a presunti agitatori di piazza – definiti terroristi da entrambi i leader – che creavano disordini con l’obiettivo di destabilizzare il paese. Iliescu aveva però diffuso l’idea che questi terroristi altri non erano che fedeli del dittatore pronti a re-instaurare il vecchio regime, diversivo per reprimere i manifestanti che in quei giorni animavano le piazze del paese (nel frattempo, Nicolae e Elena Ceaușescu erano già stati catturati). La sua condotta avrebbe quindi generato fenomeni di psicosi collettiva all’origine dei massacri occorsi tra il 22 e il 30 dicembre 1989 che hanno provocato 857 vittime e 2382 feriti. Simili accuse vengono rivolte verso l’ex Vicepremier Voiculescu e il generale Rus.

L’itinerario giudiziario

Ma perché tutto ciò avviene oltre trent’anni dopo la caduta di Ceaușescu? Oltre a qualche difficoltà tecnica nel dimostrare i fatti, il ritardo è in larga parte imputabile alla collusione tra giustizia e potere politico.

L’epopea giudiziaria inizia già nel 1990: allora vengono essenzialmente giudicati e condannati rappresentanti del vecchio regime comunista, come Tudor Postelnicu, ex-Ministro degli Interni. A tutti i condannati è assegnato l’ergastolo, poi ridotto a reclusioni tra i 7 e i 14 anni. Solo un paio di difficili condanne sono emesse nel decennio successivo, fino ad uno stallo che nel 2007 porta la Corte costituzionale a spostare il fascicolo dalla Procura Militare alla sezione civile.

Nel 2011, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sulla base di un processo intentato dall’Associazione “21 dicembre”, condanna la Romania a risarcire di 15.000 euro i genitori di un diciannovenne ucciso a Brașov durante una manifestazione repressa dalle forze dell’ordine.

Nel 2015 c’è una nuova svolta: il procuratore Dan Voinea – colui che fino ad allora si era occupato del fascicolo – viene rimosso dall’inchiesta dall’allora procuratore generale Laura Codruța Kovesi, figura emblematica in Romania per la lotta alla corruzione. Il caso, tuttavia, è archiviato dai procuratori militari, in quanto la legge penale non prevede crimini contro l’umanità. L’anno successivo, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna di nuovo la Romania, questa volta per violazione del diritto a un giusto processo e ritardi – di 25 anni – del fascicolo. Dubbi emersi circa la serietà nella condotta delle indagini (in particolare nella raccolta prove e nelle interviste a testimoni) portano tuttavia alla riapertura del fascicolo: da ciò le accuse di crimini contro l’umanità per Iliescu, Voiculescu e Rus. Seguono una serie di rimbalzi di prove e responsabilità nel giudizio del caso: l’Alta corte di cassazione e giustizia finisce per abbandonare il caso, sostenendo che il giudizio non è di sua competenza in quanto nei giorni a cui i fatti si riferiscono Ion Iliescu non era ancora Presidente della Romania. Il “dossier della Rivoluzione” passa dunque nelle mani della Corte d’Appello di Bucarest.

L’itinerario giudiziario – già oltre il limite dell’accettabile – non giunge però a termine. I rumeni si chiedono scettici se Ion Iliescu, oggi novantatreenne, assisterà mai al giorno della sua condanna per i fatti citati – non gli unici per cui Iliescu è indagato.

Foto: Ciao Romania

Chi è Gianmarco Bucci

Nato nel 1997 a Pescara, vive a Firenze. Si è laureato in Relazioni Internazionali all'Università di Bologna con una tesi sul movimento socialdemocratico in Cecoslovacchia, Ungheria e Romania. Al momento è ricercatore alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Scrive su East Journal dal dicembre 2021, dove si occupa di Europa centrale e Balcani.

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