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TURKMENISTAN: Sempre più in crisi, tra tensioni internazionali e malcontento sociale

Essere letteralmente seduti su immensi giacimenti di gas e petrolio, non sempre significa ricchezza. Soprattutto se, come nel caso del Turkmenistan, ci si chiude in un rigido isolamento che complica la vendita del proprio greggio all’estero. La guerra in Ucraina non ha che complicato le cose per il governo di Ashagabat, alle prese con una situazione sociale sempre più esplosiva. Tuttavia dalle sabbie del Karakum, le notizie che trapelano sono poche e frammentate. Quello che ne emerge è comunque l’immagine di un Turkmenistan in crisi, con politiche sempre più difficili da capire.

C’eravamo tanto amati

Uno dei grandi problemi per il commercio del gas turkmeno, è la posizione stessa del paese. I gasdotti passano infatti per la Russia, paese con il Turkmenistan ha da tempo rapporti pessimi. La guerra in Ucraina non ha che peggiorato le cose ed Ashagabat si è trovata a guardare a Oriente, verso Pechino. Significativa la visita ufficiale di due giorni che il presidente Serdar Berdymukhammedov ha compiuto in Cina. Gli accordi energertici siglati prevedono l’esportazione del gas turkmeno attraverso gasdotti che eviterebbero il territorio russo.

L’inverno in corso è stato particolarmente duro per l’Asia Centrale, Turkmenistan compreso. Il freddo ha danneggiato le infrastrutture, provocando una penuria di rifornimenti che ha duramente colpito la popolazione. Una situazione costantemente negata dalle autorità, che tuttavia iniziano forse a temere la crescita del malcontento. Una delle ragioni che potrebbe spiegare l’inspiegabile proibizione di festeggiare il capodanno. Che il Turkmenistan sia in crisi sembra cosa certa, sopratutto se si considerano i molti segnali che giungono dalla vita quotidiana del popolo turkmeno.

La grande fuga

A Balkanabat, una delle più grandi città del paese, non si prega più con tranquillità. Negli ultimi mesi, la preghiera del venerdì è funestata dai furti ai danni dei fedeli: scarpe, soldi e cellulari. Un fenomeno, quello dei furti, in crescita in tutto il paese e timbro di certificazione sul fatto che il Turkmenistan veda una crisi economica sempre più presente. Naturale che la voglia di fuga tra i turkmeni sia alta, cosa che inquieta le autorità. Ottenere un passaporto è diventata un’impresa, tempi d’attesa sono sempre più lunghi ed i dipendenti pubblici non lo possono nemmeno richiedere.

Negli ultimi anni il Turkmenistan ha visto una costante emorragia di popolazione, tanto che il governo di Ashgabat ha recentemente chiesto, ed ottenuto, che la Turchia cancellasse il regime visa-free per i cittadini turkmeni. In tutto il mondo, poi, i cittadini turkmeni residenti all’estero dovranno poi obbligatoriamente rientrare in patria per rinnovare il passaporto ed ottenere documenti. Presi di mira anche gli imbarchi sui voli internazionali: sarebbe stata infatti tolta, senza però comunicazioni ufficiali, la possibilità di lasciare il paese a studenti e donne sotto i quarant’anni.

Prova a prendermi

E mentre il Turkmenistan affonda nella crisi, la sua classe dirigente è alle prese con uno scontro generazionale per il potere. Tra i bene informati, si vocifera sia questo il reale motivo della recente creazione di una nuova camera del parlamento turkmeno. Una nuova capitale è poi in costruzione, Arkadag, per cui è prevista una spesa di circa un miliardo e mezzo di dollari. Ma la cosa più sorprendente è che un paese blindato come il Turkmenistan stia organizzando per il marzo 2023 una grande esposizione dedicata alle attrazioni turistiche del paese, un ricorrente paradosso turkmeno.

Foto: pixabay

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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