ASIA CENTRALE: La Cina in Asia Centrale, addio a Mosca?

Mentre le truppe russe affondano nel fango di Bachmut, a quasi tre mila chilometri di distanza rischia di affondare anche la politica del Cremlino verso l’Asia Centrale. A Xian, in Cina, si è infatti svolto, dal 19 al 20 maggio, un summit di notevole importanza tra la Cina ed i cinque paesi dell’Asia Centrale. Negli stessi giorni in Giappone si svolgeva anche il G7, con la presenza del presidente ucraino Zelenskyj. Vedere i due summit come contrapposti rischia di dare un’immagine fuorviante, nonché eurocentrica, di ciò che sta accadendo in Asia Centrale in questo momento.

L’incontro

L’incontro di Xian, non a caso la città da cui si snodava la Via della Seta, è in qualche modo storico per la politica cinese in Asia Centrale. Dopo decenni di accordi bilaterali, Pechino ha messo i cinque stan attorno ad un tavolo per avviare un discorso comune, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza, il commercio e le questioni energetiche. La Cina, da sempre era restia ad intervenire così direttamente nella regione ma ora, con la Russia impegnata in una guerra senza fine e gli Stati Uniti sempre meno presenti, sembra essere il momento di giocare un ruolo di primo piano.

Probabilmente proprio la guerra in Ucraina ha permesso questa mossa della Cina in Asia Centrale, non potendo più la Russia garantire la stabilità delle repubbliche centro asiatiche. Le rivolte in Kazakistan, il separatismo karakalpako in Uzbekistan e dei pamiri in Tagikistan, la costante infiammabilità della Valle di Fergaha kirghisa, sono davvero molte le tensioni sociali a cui i governi dell’Asia Centrale devono far fronte. Da qui l’avvicinarsi a Pechino ed ai suoi interessi geopolitici.

Luci ed ombre

In realtà pensare che Mosca possa essere estromessa dall’Asia Centrale è falso, esiste ancora la SCO (Shanghai Cooperation Organisation), così come è falso pensare che gli unici interessi della Cina in Asia Centrale siano economici. La regione per Pechino è fondamentale per evitare il temuto accerchiamento da parte degli Stati Unici, da qui l’orrore per le cosiddette rivoluzione colorate, oltre che per trovare nuovi mercati dove acquistare materie prime e vendere i propri prodotti finiti. Una bilancia commerciale che rischia di essere in passivo per le economie centro asiatiche.

Il rischio infatti è quello di un film già visto, con un forte afflusso di denaro cinese a cui segue l’indebitamento, anche per via della politica protezionistica cinese. Insomma, la Cina sta riempiendo un vuoto con le proprie infrastrutture, che ovviamente puntano ad est, rendendo così complicate le relazioni commerciali centro asiatiche verso occidente, non che l’Europa abbia fatto molto per agevolarle. Gasdotti, ferrovie, delocalizzazione di aziende, i progetti della Cina in Asia Centrale sono notevoli, ma come reagiranno le opinioni pubbliche dell’Asia Centrale a tutto questo?

Spinte identitarie

Proprio la gestione dell’opinione pubblica è ciò che della Cina affascina i governi centro asiatici. Uno stile di governo senza troppi contraddittori, autoritario e pragmatico. Tuttavia la retorica storica di Pechino in Asia Centrale non regge molto, se il concetto di armonia può unire le etnie cinesi, ha certamente molta meno presa sugli eredi di popolazioni con cui la Cina si è battuta per secoli. Più che la Via della Seta, il grande elemento che simboleggia i rapporti tra i cinesi e gli antenati dei dell’Asia Centrale odierna è stata la Grande muraglia; un’altra forma di commercio.

Un possibile conseguenza dell’assenza delle grandi potenze in Asia Centrale potrebbe essere il risveglio del senso d’identità mai veramente decollato dopo l’indipendenza. Con la riflessione, sinora tabù, sul colonialismo ed un nuovo modo di guardare a paesi come la Turchia oppure a regioni problematiche come il Xinjiang musulmano. Il summit di Xian potrebbe essere un momento di svolta, oppure l’ennesimo accordo poi scomparso nella vastità delle steppe dell’Asia Centrale.

Fonte immagine: Wikicommons

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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