Arkadag, il calcio in Turkmenistan non è una cosa seria

Oppure sì. Difficile dire cosa sia serio in un paese caratterizzato da un culto della personalità che gareggia con la Corea del nord. Dove la capitale è una distesa di alberghi in marmo italiano bianco, rigorosamente vuoti. Sì perché in Turkmenistan, anche come turisti, non è nemmeno facile entrare. Ogni notizia che arriva da questo folle stato dell’Asia Centrale ha qualcosa di tragicomico, come le vicende che hanno coinvolto l’ultima annata del campionato di calcio del paese. Real Madrid, Manchester City, Bayern Monaco, fatevi da parte: è arrivato l’Arkadag, la squadra dominatrice della Yokary Liga!

Una squadra troppo forte

Nata solo otto mesi fa, l’Arkadag ha vinto tutte le partite del campionato svolte sinora (ne mancano due) segnato settantotto rete e subendone sedici. Merito sportivo? La domanda andrebbe posta dopo avere saputo che al momento della sua fondazione l’Arkadag ha messo sotto contratto tutti i giocatori più forti presenti nella Yokary Liga, di fatto la nazionale turkmena. Ma soprattutto che a fondare la società sarebbe stato l’ex presidente Gurbanguly Berdymukhamedov, che della squadra ha disegnato anche logo e divisa. Appena fondata e subito nella massima divisione? Ovvio che sì.

La figura di Gurbanguly Berdymukhamedov, che nel marzo 2022 ha ceduto le redini del potere al figlio Sardar, è strettamente legata allo sport. Fautore di un’educazione sportiva di massa, durante il suo mandato presidenziale è stato ciclista, corridore ed anche maratoneta, inutile dire sempre vincente. Quindi grande festa nella città di Arkadag? In realtà no, perché la città è stata inaugurata solo a giugno, fortemente voluta da… Gurbanguly Berdymukhamedov, dopo cinque anni di lavori. Mancano però gli abitanti, quindi per la squadra niente giro con bus scoperto per i festeggiamenti.

Il calcio in Turkmenistan

Nonostante le dichiarazioni del bomber Didar Durdyýew che punta alla coppa nazionale (oltre a dire che l’offerta di ingaggio dell’Arkadag non era rifiutabile), che il merito sportivo c’entri poco appare evidente. L’unica non vittoria risulta infatti essere stato un pareggio pre campionato con i temibili avversari del Besa Doberdoll, una squadra della seconda divisione nord macedone. Ma i tifosi delle squadre avversarie? Giova ricordare che il Turkmenistan non brilla certo per libertà di parola, espressione, stampa. Turkmenistan e libertà nella stessa frase sembra un po’ un azzardo.

Le voci critiche, come il sito Hronika Turkmenistana, si trovano fuori dal paese e ci raccontano di rigori dati al novantesimo e di aiuti vari per l’Arkadag. Secondo alcuni commentatori questa vicenda starebbe allontanando ancora di più il popolo turkmeno dal calcio locale, gli stadi del paese sono infatti per lo più vuoti come le distese del Karakum. Il calcio è lo sport più amato in Turkmenistan, a patto che si parli di campionati esteri, come quello spagnolo o quello inglese. Niente Arkadag.

La dura legge dei numeri

Come spesso accade ai regimi troppo attenti all’immagine, l’unico modo di mantenerla è isolarsi dal resto del mondo. Non è un caso che un regime fondato sul culto della personalità come il Turkmenistan, sia anche tra i più chiusi sul pianeta. La favola dell’Arkadag resta infatti una favola, dato che il ranking FIFA della nazionale turkmena è il 141° posti su duecentodieci nazionali per la squadra maschile e 136° su centottantasei per quella femminile. Insomma, ancora una volta il Turkmenistan ci ricorda che il re è nudo, a meno che non lo si voglia vedere riccamente vestito.

Fonte immagine: bneIntelliNews

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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