Il Patriarcato di Mosca sempre più isolato nel mondo ortodosso

La chiesa ortodossa russa ha da sempre avuto grande influenza nello spazio post-sovietico. A venti mesi dall’invasione, però, sembra che le scelte del patriarca Cirillo I non stiano pagando: il Patriarcato di Mosca si avvia lentamente verso un isolamento sempre maggiore.

Una nuova legge in Ucraina

Il 19 ottobre il parlamento ucraino ha dato il primo via libera ad una legge che vieta l’attività, in Ucraina, di organizzazioni religiose legate alla Russia.

La legge ha come obbiettivo non dichiarato la cessazione delle attività della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (UOC-MP), una chiesa con ampie autonomie ma storicamente – oltre che da statuto – legata alla Chiesa ortodossa russa. A novembre dello scorso anno le autorità ucraine avevano perquisito il Monastero delle Grotte di Kiev (Києво-Печерська лавра), sequestrando documenti, denaro e interrogando sospetti. Il monastero rappresenta il più importante centro del Patriarcato di Mosca in Ucraina, e già allora le attività delle autorità avevano parecchio infastidito il patriarca Cirillo, primate della chiesa ortodossa russa. La legge dovrà essere votata in una seconda seduta e controfirmata dal presidente Zelensky per entrare in vigore.

Il patriarca Cirillo e il Ruskij Mir

Il caso della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (UOC-MP) è solo l’ultimo e più emblematico atto di un processo – quello di isolamento della chiesa ortodossa russa – che va avanti almeno dal giorno dell’invasione. Il patriarca Cirillo ha deciso di legare a doppio filo il suo destino (e quello dell’intera chiesa) a Vladimir Putin, partecipando in toto alla creazione del progetto ideologico del “Mondo Russo” (Ruskij Mir / Русский мир). Ne ha guadagnato un potere immenso all’interno del mondo ecclesiastico russo, arrivando ad avere un’autorità indiscutibile. Al contempo però, la chiesa russa ha perso quasi ogni influenza oltre frontiera, soprattutto nello spazio post-sovietico. Emblematico in questo senso è il caso ucraino, ma qualcosa di simile sta avvenendo anche in Bulgaria in Moldavia.

In Bulgaria

Il 20 settembre il governo bulgaro ha espulso tre ecclesiastici, uno russo e due bielorussi, accusati di spionaggio e minaccia alla sicurezza nazionale. A una delle persone espulse, l’archimandrita Vasian, era stato precedentemente proibito di entrare in Macedonia.

La chiesa russa ha risposto chiudendo le porte della chiesa di San Nicola Taumaturgo a Sofia, scatenando così un conflitto politico e religioso. Mentre il clero bulgaro non vuole impantanarsi in una diatriba interortodossa, tutte le forze politiche sono unite nel voler riaprire la chiesa, in un dibattito che ad oggi non è ancora stato risolto.

In Moldavia

Diverso è ciò che succede in Moldavia. Se nel caso bulgaro e nel caso ucraino si può parlare di un’ingerenza politica all’interno del mondo ecclesiastico, che si trova ad essere la longa manu del Cremlino, a Chisinau la questione è più legata a fattori storici e culturali. In una lettera al patriarca Cirillo, il metropolita Vladimir comunica che il sostegno del primo all’invasione e al progetto ideologico di Putin rendono impossibile la permanenza della metropolia moldava all’interno della chiesa ortodossa russa.

“Questa associazione equivale alla nostra scomparsa dalla scena religiosa e sociale del Paese, in virtù del fermo rifiuto da parte dei nostri concittadini dell’ingerenza aggressiva della Russia sia negli affari del nostro Stato vicino e amico, l’Ucraina, e nei nostri affari interni” – si legge nella lettera. Insomma, la relazione diretta della chiesa con la Federazione Russa ne rende anacronistica la frequentazione da parte dei fedeli, tanto più in un paese che, come la Moldavia, si sta spendendo per evitare qualsiasi tipo di ingerenza.

Il futuro della Chiesa ortodossa russa

Le sorti della chiesa ortodossa russa sono strettamente connesse a quelle del Cremlino. Qualsiasi cosa accada nel prossimo futuro, il Patriarcato di Mosca, ora più isolato che mai all’interno del mondo ortodosso, si troverà a dover ricucire un’intricata serie di rapporti che fino ad oggi ne hanno permesso la prosperità dentro e fuori i confini statali.

FOTO: Il monastero delle grotte di Kiev, Wikicommons

Chi è Davide Cavallini

Laureando in Storia. Cuore diviso tra la provincia est di Milano e l'Est Europa. Dopo svariati viaggi in Romania tra turismo e volontariato incomincia a scrivere per East Journal. Appassionato di movimenti giovanili, politiche migratorie e ambientali.

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