In visita a Pechino, Viktor Orbán ha incontrato il Presidente russo per discutere di cooperazione energetica.
Alla fine è successo. Si vociferava da qualche settimana di un possibile incontro Orbán-Putin in Cina, entrambi in visita a Pechino per il decennale della Belt and Road Initiative, il piano infrastrutturale globale cinese. Orbán è l’unico leader UE a prendere parte alla cerimonia, tenutasi il 17 e 18 ottobre scorsi. I vertici europei erano nel frattempo occupati in un incontro informale sulla crisi in Medio-Oriente, a cui Orbán non si è dunque presentato.
L’incontro con Putin
Principale oggetto di discussione tra i due è stata la cooperazione energetica, considerato che Gazprom rifornisce ancora l’Ungheria regolarmente, mentre la compagnia russa Rosatom sta costruendo una centrale nucleare a Paks. Orbán si è presto adattato alla sensibilità del suo interlocutore, esprimendo contrarietà di fronte alle difficoltà nel preservare scambi economici e vie di comunicazione con la Russia dall’inizio dell’operazione speciale. Sui social Orbán ha postato le foto dell’incontro sottolineando l’importanza di porre fine a flussi di rifugiati, sanzioni e scontri.
Putin si è detto soddisfatto dell’incontro. “Nonostante il fatto che nelle odierne condizioni geopolitiche le opportunità di preservare i contatti e sviluppare relazioni siano limitate, siamo molto soddisfatti di riuscire a mantenere e sviluppare relazioni con molti paesi europei. L’Ungheria è uno di questi.” Ha poi elogiato il leader ungherese per la sua capacità di difendere con persistenza gli interessi dell’Ungheria.
La cooperazione con la Cina
Come detto, il premier ungherese era in visita in Cina per il decennale della Belt and Road Initiative (BRI). La sua presenza – così come l’assenza degli altri leader europei – è molto significativa. A seguito del raffreddamento dei rapporti tra Occidente e Cina – conseguenza di guerre commerciali, pandemia e violazione dei diritti umani in Cina – Xi Jinping sembra aver già moderato la portata del progetto che inizialmente avrebbe potenziato i collegamenti infrastrutturali tra Cina e Europa. La BRI appare ora ridimensionata, e il Presidente cinese sembra voler spostare il focus del progetto su obiettivi di minore portata e impatto, nonché su infrastrutture digitali e tecnologiche. Anche la retorica attorno al progetto cambia, focalizzandosi adesso sull’obiettivo di fornire al Sud del mondo più libertà d’azione e più indipendenza da Washington.
Il sito del Ministero degli Affari Esterni cinese riporta il contenuto dell’incontro bilaterale tra Viktor Orbán e Xi Jinping. Il Presidente cinese ha sottolineato il carattere storico dell’amicizia tra i due paesi e ha tenuto a ricordare che l’Ungheria è stata tra le prime nazioni a riconoscere la Repubblica Popolare Cinese. Si è poi felicitato dell’approfondimento dei rapporti tra i due paesi in tempi recenti, soprattutto durante la pandemia, riproponendo la sua solita formula “win-win” – spesso abusata e poco veritiera – per caratterizzare la cooperazione con l’Ungheria. Ha infine complimentato il leader ungherese per la sua politica di apertura verso l’Est, pienamente complementare alla BRI. Entrambi i leader hanno spesso inoltre qualche parola sulla cooperazione tra Cina e Europa centro-orientale, senza soffermarsi sul fallimento della piattaforma 16+1, un piano congiunto per promuovere la cooperazione economica tra la Cina e la regione, che non ha mai preso grande slancio a causa delle reticenze di gran parte dell’Europe centro-orientale.
Al premier ungherese questo incontro serve più che mai: il suo storico alleato, la Polonia del PiS, è ora in mano ai liberali. Orbán avrà dunque bisogno nei prossimi mesi di uno strumento di pressione in sede UE, soprattutto dopo la smentita a inizio ottobre di alcune indiscrezioni del Financial Times, secondo cui i fondi UE all’Ungheria sarebbero stati sbloccati a seguito di un accordo che avrebbe garantito il sostegno di Budapest ad un incremento del supporto finanziario a Kiev. La Commissione europea ha infatti ripetuto che non ha ancora ricevuto risposte concrete circa la violazione dello Stato di diritto in Ungheria.
Foto: dal profilo Facebook di Kovács Zoltán