TURCHIA: Ankara vieta il Nawrūz ai curdi, botte e arresti. Ci scappa il morto

di Filippo Cicciù

Donne curde mentre ballano durante la festa del Nawruz

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Si è appena consumata un’altra giornata di forte tensione tra la popolazione curda residente in Turchia e il governo guidato da Recep Tayyip Erdoğan. Il divieto imposto dal governo di festeggiare in alcune zone della Turchia il Nawrūz, giornata che celebra l’arrivo della primavera e ricorrenza sentita per varie popolazioni mediorientali tra cui i curdi, è stato infranto da migliaia di persone che, tra domenica e martedì, si sono radunate in alcune grandi città della Turchia e hanno deciso di sfidare i blocchi di polizia per partecipare alla cerimonia.

A İstanbul la manifestazione è degenerata in pesanti scontri con la polizia che hanno portato all’arresto di più di un centinaio di persone e una trentina di poliziotti feriti mentre Hacı Zengin, un membro del Partito curdo per la Pace e la Democrazia (BDP), è morto probabilmente a causa di un attacco di asma durante la guerriglia urbana. Anche in alcune città del sud est della Turchia si sono verificate violenze tra manifestanti e polizia, a Batman un deputato curdo indipendente, Ahmet Türk, è finito in ospedale per aver inalato gas urticante usato dalle forze dell’ordine per disperdere la folla. Al momento degli scontri con la polizia, il politico si trovava su un furgoncino con altri deputati indipendenti curdi quando un lacrimogeno è entrato nella vettura creando problemi seri per Ahmet Türk che soffre di problemi di cuore. Uno dei politici che era nello stesso veicolo afferma che Türk sarebbe stato picchiato da più di una decina di agenti prima di essere trasferito in ospedale.

A Diyarbakır, città in gran parte popolata da curdi nel sud est della Turchia, in migliaia si sono riversati in strada domenica per festeggiare il Nawrūz e la polizia ha deciso di rimuovere le barriere che sarebbero servite a placare la folla. I partecipanti alla manifestazione hanno marciato verso la piazza principale della città e i festeggiamenti hanno avuto luogo nonostante qualche piccolo episodio di violenza tra manifestanti e forze dell’ordine. Esponenti del partito curdo per la Pace e la Democrazia hanno guidato le masse verso la piazza in quella che un deputato curdo del BDP ha definito sul suo account twitter “La più grande manifestazione di disobbedienza civile della storia”.

Martedì la polizia ha fatto sapere di avere trovato del materiale esplosivo nelle vicinanze della piazza centrale di Van, sempre nella Turchia sud orientale e le manifestazioni che si sarebbero dovute tenere domani a Diyarbakır sono state cancellate.

Diversa la situazione a İstanbul dove ben presto le celebrazioni di domenica si sono trasformate in una protesta di strada e le forze dell’ordine hanno reagito con lanci di gas lacrimogeni e idranti contro la folla. I maggiori scontri sono avvenuti nella zona di Kazlıçeşme dove a nulla sono serviti gli sforzi di alcuni esponenti del BDP che hanno tentato di placare la situazione prima che esplodesse parlando con i maggiori esponenti delle forze dell’ordine. Tra autobus incendiati con vetri infranti, scontri con alcuni negozianti della zona e fermate del trasporto pubblico danneggiate si stima che i danni ammontino a oltre un milione di lire turche (circa 450mila euro) ma il bilancio parla anche di più di un centinaio di persone arrestate e la morte di Hacı Zengin, membro del partito curdo per la Pace e la Democrazia. Al momento non si hanno notizie certe sulle cause della morte di Hacı Zengin anche se il governatore della Provincia di İstanbul, dopo aver portato le condoglianze alla famiglia dell’uomo che ha perso la vita, ha dichiarato che l’attacco d’asma che ha colpito Zengin non sarebbe stato causato da un lacrimogeno lanciato dalla polizia che avrebbe colpito il manifestante come era stato dichiarato da alcuni giornali qualche ora dopo la tragedia.

Alcuni quotidiani nazionali turchi evidenziano la partecipazione agli scontri di alcuni esponenti del PKK, partito dei Lavoratori Curdi considerato associazione terroristica in Turchia come anche in Unione Europea e Usa, e il clima è talmente teso che oggi una borsa abbandonata a una fermata degli autobus di İstanbul è stata seriamente considerata come un probabile esplosivo, il traffico è stato bloccato per parecchio tempo fino a che gli artificeri hanno scoperto che si trattava semplicemente di un sacchetto per la spazzatura che non conteneva bombe.

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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