Iran, donne e rivolte

Iran, donne e rivolte, di Sara Hejazi. Quando la libertà della donna è la libertà di un popolo

Iran, donne e rivolte, un libro di Sara Hejazi che, muovendo dalle proteste per la morte di Mahsa Amini, spiega la storia delle donne in Iran…

Iran, donne e rivolte

 

TITOLO: Iran, donne e rivolte

AUTORE: Sara Hejazi

EDITORE: Morcelliana Scholé

ANNO: 2023

PAGINE: 147

PREZZO: 14 euro

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Un libro interessante e sorprendente. Iran, donne e rivolte, di Sara Hejazi (Morcelliana Scholé, 2023) è un libro che si muove su diversi piani, riuscendo magistralmente a dominarli tutti: c’è la storia del Novecento iraniano, c’è la sua società in movimento, c’è la sua mentalità in perenne contraddizione, c’è il controverso rapporto con l’Occidente ma soprattutto c’è la condizione femminile. I vari piani si intersecano, mostrando quanto il controllo sul corpo delle donne sia anche il controllo sull’intera società. La conseguenza più ovvia è che il femminismo, e in generale la lotta di liberazione della donna, sia la via per giungere alla libertà di tutti.

In questo piccolo libro Sara Hejazi – antropologa, ricercatrice presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento e per l’Università di Trento – offre un quadro completo della società iraniana, della sua evoluzione, della sua Rivoluzione – quella di Khomeini, nel 1979 – e delle sue controrivoluzioni, ovvero delle molte ondate di protesta che hanno, fin qui invano, sfidato il regime degli ajatollah. L’ultima di queste proteste – con il suo corollario di brutali repressioni, condanne a morte, stupri e bestiali violenze operate dalla polizia di regime – è scoppiata a seguito della morte di Mahsa Amini, giovane donna di appena ventidue anni che, arrestata dalla polizia morale per non aver indossato correttamente il velo, è stata uccisa durante la detenzione.

Questa morte ha portato al pettine molti nodi, molte diverse oppressioni: quella della maggioranza nazionale verso le minoranze, quello degli anziani verso i giovani. quello del maschile sul femminile, quello del pubblico sul privato. La saldatura tra queste diverse istanze è infine esplosa in una nuova larghissima protesta che, tuttavia, non ha prodotto alcun effetto sul regime. Perché? Il libro di Sara Hedjazi entra nelle pieghe della società iraniana, sverlando come funziona il consenso e quali sono le sue radici e spiegando come la nuova classe media, che sfida il regime, sia anche in parte un puntello su cui il governo si appoggia.

E poi c’è il ruolo delle donne, sia di quelle che contestano il regime, sia di coloro che invece sono fedeli, zelanti ispettrici della morale femminile, nere nel loro chador, pronte a denunciare chiunque abbia una ciocca di capelli fuori posto. E proprio il taglio della ciocca è diventato il simbolo delle proteste per la morte di Mahsa Amini, simbolo di lutto ma anche simbolo «di come il corpo delle donne sia il terreno su cui viene esercitato il controllo sull’intera popolazione». Strumento di controllo sul corpo della donna è il velo, l’hijab, ossessione del regime ma anche, in passato, simbolo politico della lotta contro la dittatura di Reza Pahlavi e della Rivoluzione khomeinista. Una rivoluzione sempre descritta in Occidente come “un salto indietro” ma che era frutto delle stesse dottrine politiche e filosofiche in voga in Europa negli anni Settanta e che ha prodotto, per certi versi, una modernità con cui il regime si è poi trovato a negoziare, rifiutando oppure integrando i cambiamenti.

Ad esempio, l’emancipazione delle donne si deve proprio al regime che dopo la Rivoluzione ha aperto loro le porte delle università: «Attualmente le donne rappresentano il 60% della popolazione universitaria e sono il 70% tra gli iscritti a facoltà scientifiche», spiega l’autrice che si chiede se «uno stato religioso e un alto tasso di istruzione possano ancora convivere» o se il regime non abbia gettato le basi per la sua stessa fine. La risposta a questa domanda sta nelle pagine di questo piccolo e intelligentissimo libro.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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