Ungheria Serbia

Serbia e Ungheria sempre più vicine: nasce SERBHUNGAS, compagnia congiunta di gas

Si rafforza la presa di Budapest sui Balcani occidentali: una nuova compagnia congiunta gestirà i flussi di gas tra Ungheria e Serbia

È nata SERBHUNGAS, un’impresa congiunta tra la serba Srbijagas e l’ungherese MVM CEEnergy, entrambe compagnie statali di gas. Novi Sad è stata scelta per ospitare il quartiere generale dell’azienda. La firma del contratto che ha posto in essere la nuova compagnia segue il primo incontro del Consiglio di Cooperazione Strategica tra i due paesi ed è solo uno di numerosi accordi firmati nei settori più svariati, dall’agricoltura alla politica estera.

Partenariato di ferro

Il presidente serbo Aleksandar Vučić e il premier ungherese Viktor Orbán si sono felicitati di quello che è ormai un rapporto più che consolidato. Vučić ha ricordato che è già prevista la costruzione di un gasdotto tra Novi Sad e l’Ungheria, una questione che aveva fatto molto rumore l’anno scorso, in quanto gli ungheresi non avevano nascosto che il gas che ne sarebbe provenuto era russo. Ma ormai la questione non è più un tabù, visto che Budapest ha di recente rinnovato il suo contratto con Gazprom, compagnia statale russa, per la fornitura di volumi di gas superiori a quanto concordato l’anno scorso (il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó si è persino recato a Mosca per la firma degli accordi energetici, la sua seconda visita da quando la Russia ha invaso l’Ucraina).

Lo stesso Szijjártó ha commentato la firma degli accordi per la creazione di SERBHUNGAS come un grande successo che fornirà grandi benefici all’Ungheria, alla Serbia, agli ungheresi della Voivodina e ai serbi d’Ungheria. La diversificazione degli approvvigionamenti decantata dal ministro è già meno comprensibile, considerato chi fornisce in larga parte il gas alla Serbia.

L’Ungheria nei Balcani occidentali

La creazione di SERBHUNGAS è perfettamente coerente con la nuova e aggressiva politica di Orbán nei Balcani occidentali: Budapest è ormai uno degli attori più presenti nella regione, tanto da far preoccupare l’opposizione democratica serba. Di recente è infatti trapelata la notizia di una proposta della stessa MVM CEEnergy per l’acquisto di gran parte delle risorse idroelettriche serbe tramite un’ulteriore impresa congiunta tra questa e la Elektroprivreda Srbija, una compagnia statale serba che opera in ambito energetico.

Emblematico è proprio il tour che Orbán ha fatto prima di recarsi in Serbia: il premier ungherese ha visitato Albania e Montenegro, mete che precedono una visita in Bosnia ed Erzegovina. In quest’ultima Budapest ha deciso di puntare tutto sul Presidente della Republika Srpska (l’entità serba della Federazione), Milorad Dodik: a inizio anno il governo ungherese ha annunciato un prestito di 110 milioni di euro alla Republika Srpska, essenzialmente per coprire i debiti esosi contratti da Dodik durante la scorsa campagna elettorale.

In Montenegro, l’Ungheria è presente nei settori chiave dell’energia e della comunicazione, oltre che nella finanza (la OTP, banca ungherese, possiede direttamente il 40% del sistema bancaria montenegrino). Budapest ha optato per il settore energetico e delle risorse naturali anche in Albania: nuovi accordi prevedono che la Budapest Fővárosi Vízművek creerà un sistema per gestire gli acquedotti di Tirana e che una compagnia ungherese finanzierà la metà di un nuovo parco solare in Albania. In modo speculare a quanto avviene in Montenegro, la compagnia ungherese 4iG possiede il 57% del mercato delle telecomunicazioni albanese, mentre la OTP è terza per fornitura di prestiti nel paese; Wizz Air, compagnia aerea low cost ungherese, controlla il 51% del traffico aereo in Albania (con il settore del turismo che sta vivendo un vero e proprio boom).

Foto: dal profilo Facebook di Orbán Viktor

Chi è Gianmarco Bucci

Nato nel 1997 a Pescara, vive a Firenze. Si è laureato in Relazioni Internazionali all'Università di Bologna con una tesi sul movimento socialdemocratico in Cecoslovacchia, Ungheria e Romania. Al momento è ricercatore alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Scrive su East Journal dal dicembre 2021, dove si occupa di Europa centrale e Balcani.

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