Balkan Sans

BALCANI: Balkan Sans, il font che vuole riunire serbi e croati

Considerato il pioniere croato della tipografia, Nikola Đurek ha inventato il “Balkan Sans”, un font che combina gli alfabeti cirillico e latino.

Balkan Sans, due alfabeti in uno

Il croato e il serbo sono lingue molto simili che utilizzano sistemi di scrittura diversi. Secondo il famoso tipografo croato Nikola Đurek, il Balkan Sans, il font da lui creato che riunisce le due lingue, “demistifica, depoliticizza e riconcilia” i due alfabeti in nome dell’amore per l’educazione, la tolleranza e, soprattutto, la comunicazione. Tornato alla ribalta dopo le recenti decisioni anti-cirillico delle istituzioni croate di Vukovar, il Balkan Sans di Đurek mira a riunire questa lingua comune “spaccata” in due grafiche diverse partendo da un’idea tanto semplice quanto geniale: la condivisione. Le lettere comuni ai due alfabeti sono infatti presentate da una lettera maiuscola identica, che si sdoppia in due lettere minuscole distinte quando gli alfabeti prevedono grafiche diverse. Vale a dire: Balkan Sans rappresenta le lettere equivalenti di entrambi gli script con un singolo glifo.

È a seguito delle manifestazioni anti-cirillico a Vukovar che Nikola Đurek intuisce il peso politico che un alfabeto o una tipografia possono incarnare, tanto più in una regione – quella balcanica – percorsa da fortissimi nazionalismi. Osservando la ferocia con cui i manifestanti etichettano il cirillico come il simbolo del “nemico”, Nikola decide dunque di creare da zero – con la sua allieva Marija Juza – un nuovo font che riunisce serbi e croati, almeno a livello linguistico. Nato con la speranza di accorciare le distanze tra lingue e popoli, il progetto Balkan Sans parte dunque dall’ambito estetico/funzionale per giungere a quello politico, con la volontà di creare un ponte di targhe metalliche nella strada della riconciliazione tra serbi e croati.

Tipografia e politica

Fin da subito, il Balkan Sans ha diviso l’opinione pubblica croata: i più nazionalisti accusano Đurek di essere un calligrafo al soldo dei “cetnici”, mentre il comune di Vukovar ha liquidato il progetto etichettandolo come totalmente estraneo alla città. Ciò nonostante, al contempo, molti artisti, istituzioni culturali e organizzazioni non governative hanno chiesto in prestito alla tipografia di Nikola il neoformato font.

Non è la prima volta che una tipografia viene coinvolta in questioni politiche o si trova strumentalizzata per scopi nazionalistici. Era il 1927 quando il grafico tedesco Paul Renner diede vita al font Futura, direttamente ispirato all’estetica Bauhaus. In un periodo storico di fervente patriottismo, Renner voleva affidare alle linee raffinate di questa calligrafia la volontà di disegnare un carattere universalista, distaccato da ogni sciovinismo e sentimento di appartenenza nazionale. Nonostante l’immediato successo globale di Futura, in Germania esso dovette scontrarsi con l’ostilità dei nazisti, che reintrodussero i caratteri gotici tradizionali relegando Futura a arte offensiva e “degenerata”. Divenuto icona tipografica internazionale, dopo la guerra Futura riconquistò la sua fama diventando il simbolo del mimetismo commerciale nell’era del marketing globalizzato.

Il carattere di una vita intera

Cresciuto a Zabok nella Jugoslavia infiammata dalle guerre, Đurek si traferì in Italia e nei Paesi Bassi dove studiò per diventare disegnatore tipografico. Rientrato in Croazia nel 2006, all’inizio degli anni ’10 fu contattato dal comune di Zagabria per i lavori di ammodernamento della segnaletica urbana: la capitale croata intendeva infatti dare una nuova vita alla segnaletica già esistente, in cui coesistevano oltre 300 caratteri distinti e numerosi errori nella numerazione dei palazzi. Considerato il primo esperto di tipografia nel paese, il comune lo mandò quindi a chiamare per ridare armonia ai nomi delle strade di Zagabria e, soprattutto, per trovare una nuova identità visiva.

Đurek iniziò così ad esplorare la città, accompagnato dal grafico Damir Bralić, alla ricerca di tracce del passato, di tipografie che raccontassero la storia della città e del suo patrimonio austro-ungarico. L’interesse dei due fu acceso dai caratteri scolpiti nella pietra degli edifici risalenti al periodo Art Nouveau, il periodo che inaugura anche la grafica croata, con i primi manifesti e le relative forme sinuose ispirate a questo movimento artistico. Fu amore a prima vista, tanto che ai due fu subito chiaro che il nuovo font si sarebbe ispirato a questi elementi del patrimonio croato, ma in chiave moderna. Il nome che diedero al font fu “Ilica”, in onore della via simbolo di Zagabria. Nel 2012 inoltre Đurek fu chiamato al tavolo del progetto per l’aeroporto di Zagabria, dove l’artista prese parte alla creazione di un nuovo font per la segnaletica. 

Ancora oggi, Đurek prosegue nella sua opera di riesumazione del passato linguistico balcanico. Il suo attuale progetto guarda in Bosnia: una tipografia del bosniaco in alfabeto arabo, innestata con suoni propri del serbo-croato. Ciò fa eco alla cosiddetta “arebica“, il tentativo bosniaco (fallito) di adottare l’alfabeto arabo come terzo alfabeto ufficiale del Regno di Jugoslavia. L’ennesima testimonianza della ricchezza e varietà del passato balcanico, e della volontà di un artista di riavvicinare lingue e culture diverse che appartengono alla stessa terra.

Photo: www.slanted.de

Chi è Paolo Garatti

Storico e filologo, classe 1983, vive in provincia di Brescia. Grande appassionato di Storia balcanica contemporanea, ha vissuto per qualche periodo tra Sarajevo e Belgrado dove ha scritto le sue tesi di laurea. Viaggiatore solitario e amante dei treni, esplora l'Est principalmente su rotaia

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