Turchia giovani attivismo politica

TURCHIA: Giovani, attivismo e politica

I giovani under 30 costituiscono in Turchia la metà della popolazione, ma il loro rapporto con attivismo e politica appare guidato da un solo sentimento prevalente: l’insoddisfazione.  

Il ruolo dei giovani nella società turca 

La Turchia è un Paese giovane, soprattutto se messo a confronto con la età media in continuo aumento del blocco europeo (Italia in primis). L’alto tasso di natalità dovrebbe avere come conseguenza una società volta al futuro e disegnata secondo le necessità dei nuovi cittadini. Nel primo periodo della Repubblica, tra il 1923 e il 1950, i giovani erano effettivamente considerati il nucleo della società e l’incarnazione della nuova nazione nel discorso politico. In un secondo periodo, tra il 1950 e il 1980, la convinta partecipazione dei più giovani nei violenti scontri tra i sostenitori di fazioni politiche opposte hanno portato a considerare questa fetta di popolazione come destinata a creare caos e divisione sociale. Dopo gli anni ’80, la situazione è cambiata drasticamente: i giovani si sono gradualmente allontanati dall’impegno politico e sociale, diventando consumatori passivi e apolitici.  

L’allontanamento dalla sfera politica

Secondo alcuni studi, è il modello di modernizzazione top-down adottato in Turchia, unito ad una mentalità familiare ancora piuttosto conservativa, ad impedire la formazione di gruppi e comunità giovanili forti e politicamente influenti. In generale, la partecipazione alla vita politica viene scoraggiata, le capacità e le proposte giovanili generalmente ignorate ed a regnare sono un senso di pessimismo e rassegnazione. In un sondaggio del 2013, il 50% dei giovani intervistati ha dichiarato di non essere soddisfatto della qualità della propria vita, più dell’87% di non essere soddisfatto del sistema politico e l’84% di quello economico; più del 70% ha dichiarato di essere convinto che il governo non tenga mai/quasi mai in considerazione l’opinione della popolazione giovanile.  

Gezi Park (quasi) 10 anni dopo

Le proteste di Gezi Park nel 2013 hanno rappresentato un momento fondamentale nella storia della Turchia contemporanea. Nate per sfidare la decisione del governo di Erdogan di riqualificare il parco della piazza di Taksim nel cuore di Istanbul, le dimostrazioni pacifiche si sono protratte per più di un mese e le loro rivendicazioni si sono espanse a raccogliere temi di libertà e diritti civili. Le proteste – sempre pacifiche – hanno visto inaspettatamente la partecipazione di migliaia di cittadini, provenienti da classi sociali e orientamenti politici diversi. È interessante considerare il fatto che, nonostante i giovani fossero considerati completamente estranei alla vita politica, l’età media dei manifestanti fosse di 28 anni. Il 37% erano poi studenti, i quali però non avevano alcuna precedente esperienza di manifestazione né alcuna affiliazione a partiti.  

All’indomani delle proteste, la gioventù turca non è riuscita a creare un movimento unitario che potesse raccogliere le proprie istanze. Esistono, tuttavia, alcune associazioni studentesche e movimenti che puntano a mobilitare e ri-politicizzare i giovani. Tra questi 3H Hareketi (che prende il nome dalle iniziali di Hürriyet, Hukuk, Hoşgörü: libertà, legge e tolleranza), Biz özgürüz (Siamo liberi) e Students for Liberty. Si tratta di associazioni liberali e democratiche, che incoraggiano i giovani a partecipare alla vita politica, seppur in maniera non convenzionale: non attraverso l’affiliazione ad un partito, quanto piuttosto attraverso la campagne di petizioni, boicottaggi, proteste ed eventi.  

Elezioni politiche 2023: quale sarà il ruolo della Gen Z? 

Nella corsa alle elezioni politiche del 2023, il voto dei giovani – e della Gen Z in particolare – sembra possa risultare decisivo. Nel 2023, l’elettorato turco sarà formato da 64 milioni di aventi diritto. I nati dopo il 1990 ne costituiranno il 20% e, secondo il report RIS del 2022, circa la metà di loro si troverà ad esprimere per la prima volta la propria preferenza proprio alle elezioni del prossimo anno.  

Il capo dell’agenzia di sondaggi turca Gezici ha recentemente dichiarato che, secondo i dati in suo possesso, l’80% dei giovani non voterà per il partito conservatore dell’AKP. Le ragioni riguardano le politiche sociali del partito, ma anche il suo fallimento nel sanare la profonda crisi economica turca che ha come conseguenza anche un alto tasso di disoccupazione giovanile. Le preoccupazioni principali dei giovani riguardano proprio la situazione economica del Paese, ma anche l’educazione e il sistema giudiziario, per il quale esprimono generalmente poca fiducia.  

Non sembra esserci un partito attualmente capace di rispondere alle esigenze della parte più giovane della società turca: nessuno di essi è riuscito finora a presentare un piano a lungo termine soddisfacente. Nonostante ciò, i partiti stanno cercano di investire fondi consistenti nell’espansione dei rami giovanili, nell’organizzazione di eventi e nella creazione di opportunità per i giovani. L’AKP in particolare ha negli anni tentato un vero e proprio progetto di ingegneria sociale attraverso la modifica dei curricula scolastici, ma ciò sembra non essere stato abbastanza da garantire il supporto di giovani e studenti.  

Chi è Camilla Giussani

Classe 2002, è una studentessa al secondo anno di Lingue e Culture Europee e Medio-Orientali al Trinity College di Dublino. Per East Journal si occupa principalmente di Turchia.

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