TURCHIA: Autobus, vietato sedersi vicino a una donna. Discriminazione o tutela?

di Filippo Cicciù

"Guarda che cellulite!"

Il pregiudizio per cui in Turchia non esisterebbe una reale parità tra i generi dilaga nei “paesi occidentali”. Spesso queste asserzioni si muovono su un terreno scivoloso, si basano su una lettura frettolosa e superficiale della situazione e se anche la critica ha come obiettivo un miglioramento della condizione della donna, l’effetto assume talvolta la forma di un discorso vacuo, poco ragionato e paradossalmente razzista. Eppure gli argomenti per criticare la Turchia sotto questo punto di vista esistono e soprattutto sono molto più seri delle sterili critiche che molti italiani hanno recentemente espresso contro un giornale turco conservatore e di destra che vorrebbe fare rimuovere una statua, eretta in Turchia, che ritrae una donna nuda mentre getta via il proprio velo.

Per cercare di cominciare a capire i problemi della questione di genere in Turchia basta calarsi per un attimo nella vita quotidiana turca e prenotare un autobus per fare un viaggio all’interno del paese. Viaggiare in autobus per muoversi all’interno della Turchia è una pratica molto comune che ogni giorno migliaia di persone scelgono per spostarsi e raggiungere il posto di lavoro o una qualsiasi località turistica. Se prenotate il viaggio attraverso Internet vi accorgerete subito di un particolare tutt’altro che insignificante: se siete un uomo che viaggia da solo vi sarà impossibile prenotare una corsa seduti su un posto vicino a una donna, e viceversa.

Le compagnie di autobus turche non permettono alle donne di stare sedute vicino a uomini, o non permettono agli uomini di sedersi vicino a delle donne. Al momento della prenotazione sul web comparirà una mappa interattiva dei posti che nell’autobus sono già prenotati e su ogni sedile verrà esplicitamente indicato se a occuparlo è un uomo o una donna. A meno che non prenotiate l’autobus assieme a persone conosciute, sarà impossibile trovare una coppia di posti occupata da persone di sesso differente.

Si tratta di una regola che viene ampiamente data per scontata dalla popolazione turca, anche se attorno alla questione esiste un dibattito interno critico e talvolta si possono creare dei casi imbarazzanti come al momento dell’inaugurazione, l’anno scorso, di una linea ferroviaria veloce che collega Ankara a Eskişehir quando un gruppo di viaggiatori maschi non ha potuto salire sul treno perché gli unici posti vuoti si trovavano vicino a sedili occupati da donne.

Proprio nel 2011 è stato pubblicato il primo numero di “Bayan Yanı” (letteralmente “a fianco di una signora”), una nuova rivista di satira turca, principalmente dedicata alle questioni femminili, che fin dal titolo mette in ridicolo questa controversa pratica.

Per quanto l’intenzione di vietare a un uomo di sedersi accanto a una donna sia spesso raccontata come una precauzione per frenare la violenza maschile nei confronti delle donne, problema assolutamente serio in un paese come la Turchia, si tratta di una pratica al limite del ridicolo giustificata con una motivazione assolutamente debole. Un argomento che dovrebbe essere rimesso in discussione soprattutto da un governo, come quello presieduto da Recep Tayyip Erdoğan, che recentemente si è mosso verso una riforma dei diritti femminili. Dopo aver ospitato in dicembre una tavola rotonda sull’uguaglianza di genere con rappresentanti ufficiali provenienti dall’Organizzazione della Cooperazione islamica, il governo di Erdoğan ha approvato l’8 marzo una legge per proteggere le donne contro la violenza. Si tratta di un provvedimento controverso su cui in questi giorni sono piovute pesanti critiche dalle organizzazioni turche per i diritti femminili che si lamentano, ad esempio, del fatto che dalla legge siano state rimosse espressioni che sono il sintomo di un problema reale come “uguaglianza di genere” o “violenza domestica”. Sebbene la legge preveda il carcere per chi abusi di una donna o l’uso di un monitaraggio elettronico per controllare il comportamento dei molestatori conosciuti, i gruppi per i diritti femminili continuano a lamentarsi del provvedimento approvato e l’opposizione al governo non è riuscita a fare inserire nel testo finale la modifica di alcuni termini come la sostituzione di “eguaglianza sociale” con “uguaglianza di genere”. Nella legge appena approvata non ci sono riferimenti al divieto per le donne di sedersi accanto a degli uomini nei viaggi in autobus.” 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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