Lettonia

LETTONIA: Le elezioni confermano la linea dura contro Mosca

La Lettonia conferma la sua vocazione filoccidentale e premia il primo ministro uscente: la questione della sicurezza ha monopolizzato il voto

I risultati alle urne parlano chiaro: la preoccupazione maggiore dei lettoni resta la sicurezza. Il voto, come negli scorsi anni, restituisce un Parlamento fortemente frammentato.

Il partito del premier Arturs Krišjānis Kariņš, “Nuova Era”, è arrivato in testa con il 19%, premiato dalla sua dura politica contro Mosca, in linea con le altre Nazioni baltiche. Kariņš è il primo capo di Stato lettone a completare il suo mandato quadriennale, ma dovrà formare una nuova coalizione in assenza di due partner di governo, ora sotto la soglia di sbarramento.

La minoranza russa si spacca

Duro smacco, infatti, per i quattro più grandi partiti del paese a seguito delle elezioni tenutesi nel 2018: nessuno di questi è riuscito ad ottenere seggi in Parlamento. I socialdemocratici di “Armonia”, vincitori delle elezioni di quattro anni fa, scontano diverse scissioni, ma soprattutto la condanna a Mosca: tradizionalmente partito della consistente minoranza russofona nel paese, “Armonia” si è schierata da subito contro l’invasione dell’Ucraina, perdendo consensi tra i suoi elettori. I voti dei russofoni sono confluiti nella nuova formazione populista euroscettica, “Per la Stabilità!”, che arriva al 7%, ma non verso la radicale “Unione Russa di Lettonia” (ferma al 4%). I numeri confermano quindi che molti russofoni hanno scelto partiti lettoni, segnale della nascita di una spaccattura tra pro- e anti-Cremlino all’interno della minoranza.

Gli altri partiti

Scompaiono dal parlamento anche i conservatori di stampo populista di “Per una Lettonia Umana”, precedentemente noti come “A chi Appartiene lo Stato”(dal 14.3% del 2018, il partito è passato allo 0.3%) e il Nuovo Partito Conservatore, parte dell’alleanza di governo (dal 13.6% al 3.1%). I liberali di “Sviluppo/Per!” non entrano in Parlamento per un pelo: il partito si ferma al 4.97%, con una soglia di sbarramento al 5%. I lettoni non hanno quindi approvato l’azione dei ministri della Salute e degli Interni, entrambi in mano ai liberali.

La destra di “Alleanza Nazionale” tiene al 9%, pur perdendo qualche punto percentuale rispetto al 2018. I due partiti conservatori e agrari/verdi, “Unione dei Verdi e degli Agricoltori” e “Lista Unita“, si rafforzano e approfittano degli anni all’opposizione: il primo raccoglie il 12.4% dei voti, il secondo triplica quasi il risultato del 2018, arrivando all’11%. L’Unione non riesce comunque a riottenere il ruolo prominente che i verdi/rurali hanno avuto in passato nel paese.

Risultato convincente, infine, per alcuni piccoli partiti: i Progressisti (socialdemocratici verdi), nati dieci anni fa dopo una scissione dal vecchio Partito Socialdemocratico dei Lavoratori di Lettonia, arrivano al 6.2% grazie al buon risultato nella capitale Riga. Anche l’estrema destra di “Prima la Lituania”, nata solo l’anno scorso, fa un balzo e arriva al 9%.

La Lettonia, molto più suscettibile al rischiamo del Cremlino rispetto a Lituania ed Estonia, conferma la sua scelta di campo. Ancor più che, in un Parlamento così frammentato, l’unico collante per una rinnovata coalizione guidata da Kariņš sarà proprio l’opposizione a Mosca.

Foto: dal profilo Facebook di Krišjānis Kariņš | Risultati elettorali: Europe Elects

Chi è Gianmarco Bucci

Nato nel 1997 a Pescara, vive a Firenze. Si è laureato in Relazioni Internazionali all'Università di Bologna con una tesi sul movimento socialdemocratico in Cecoslovacchia, Ungheria e Romania. Al momento è ricercatore alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Scrive su East Journal dal dicembre 2021, dove si occupa di Europa centrale e Balcani.

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