CINEMA: Darkling, orrore e realtà

Il 21 Aprile esce nelle sale Darkling (Mrak) di Dušan Milić, già vincitore del premio del pubblico al Trieste Film Festival 2022, dove è stato presentato in anteprima internazionale.

Si potrebbe descrivere Darkling seguendo i canoni del genere horror psicologico o del realismo magico: una famiglia vive in una foresta del Kosovo, in balia di una creatura o forza misteriosa che la terrorizza di notte, quando qualsiasi forma d’aiuto è assente.

Ciò che colpisce immediatamente in Darkling è la sua adesione non ai canoni cinematografici dell’est, quanto a quelli dell’occidente. Lo stile visivo, l’atmosfera, l’utilizzo di una certa tipologia di inquadrature e la desaturizzazione del colore ricordano molto i film indipendenti del genere horror prodotti dalla casa di produzione A24, come The VVitch di Robert Eggers o It comes at night di Trey Edwards Shults. Anche la natura non-verbale, i silenzi e le pause, la non-presenza dell’agente antagonista, più che paragonabili ai caratteristici ritmi meditativi del cinema est europeo, echeggiano della tensione del cinema di intrattenimento anglosassone. Spesso, nel cinema dell’est, un avvicinamento stilistico al cinema statunitense comporta risultati mediocri, derivativi e poco originali, ma questo non è il caso del film di Milić: se da un lato sfrutta un’estetica del cinema indipendente di stampo più mainstream, è il legame con la realtà che permette al film di distinguersi.

Se è vero che le vicende di Darkling sono finzionali, esse cercano di riflettere l’atmosfera vissuta negli anni del distacco del Kosovo, in cui vigeva un simile clima di paura, una simile difficoltà di comunicazione con le forze straniere, una simile progressiva scomparsa di persone care. Optando per una narrazione completamente finzionale, piuttosto che per un film “basato su una storia vera”, Darkling esula in senso positivo dalle responsabilità che comporterebbe una rappresentazione filmica dell’evento, e il conseguente rischio di parzialità e di allineamento politico o sociale. Viene così sventato il pericolo di eventuali controversie. Al contempo il film può permettersi di inscenare un dramma analogo alle vicende realmente accadute senza la necessità di filtri che non siano puramente dettati da scelte di narrazione, come per esempio la costante assenza sullo schermo dell’essere che tormenta i protagonisti. La metafora narrativa di Darkling è forse l’unico metodo super partes che permette di trasmettere una situazione così delicata, cronologicamente troppo vicina nel passato, impossibile da rappresentare direttamente in modo imparziale.

Darkling è una co-produzione serba, danese, bulgara, greca e italiana: un ruolo prominente nella prima parte del film è quello di una pattuglia di soldati italiani in missione di pace che aiuta la famiglia. Si segnala quindi le performance di supporto di Flavio Parenti e di Riccardo Maranzana. Purtroppo, la rappresentazione degli italiani come presenza positiva, contrapposta alle forze  che li sostituiscono, descritti più negativamente, è riconducibile al mito stereotipato degli “italiani brava gente”. In generale, le forze straniere che vengono collocate nel film ed il loro mutevole atteggiamento è forse anche l’unico elemento di denuncia esplicita che non è annaquata dalla finzionalità del racconto.

Darkling è un film che è costruito su una premessa molto particolare, e che compie una scelta di referenzialismo inusuale per il cinema est europeo e dei balcani. Pur non essendo particolarmente profondo da un punto di vista tematico, ne è encomiabile la sua natura di raccontto interamente finzionale teso a trasmettere le emozioni di una realtà concreta.

L’uscita nelle sale in Italia è una delle prime a livello mondiale: oltre alle proiezioni al Trieste Film Festival ed al Festival di Belgrado, finora Darkling è uscito solamente in Serbia lo scorso 17 Marzo.

Chi è Viktor Toth

Cinefilo focalizzato in particolare sul cinema dell'est, di cui scrive per East Journal, prima testata a cui collabora, aspirante regista. Recentemente laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Trieste, ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

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