ROMANIA: Piața Universității, dove s'incontrano tutte le anime della protesta

di Damiano Benzoni

foto di Damiano Benzoni

da Bucarest – Quando la Romania si sente in difficoltà, quando non sa più a cosa aggrapparsi, allora volge il suo sguardo a Piața Universității, come fosse una sorta di talismano, con i fantasmi della rivoluzione del 1989 e dei ‘golani’ (lett. “vagabondi” come furono apostrofati gli studenti che protestavano per la rivoluzione “scippata” da Iliescu) del 1990. Da dodici sere Piața Universității ha reclamato di nuovo l’attenzione della Romania, rendendosi palcoscenico di manifestazioni nate inizialmente come reazione ai tagli sulla sanità proposti dal governo.

Non è bastato al presidente Băsescu e al primo ministro Boc ritirare la proposta: ormai la miccia del malcontento era stata accesa. Fino a duemila persone si sono riunite in piazza per urlare Jos Băsescu!, “Abbasso Băsescu”, ma soprattutto per protestare tutta la classe politica e chiedere un cambiamento. In due occasioni, la prima domenica di proteste e giovedì scorso, i manifestanti hanno anche occupato la strada e si sono scontrati con la Jandarmeria. Quindici dei fermati e cinque agenti sono indagati per quanto successo.

Non si possono definire in poche parole la composizione, le ragioni e le soluzioni proposte da chi sta dando vita alle proteste. Ci sono monarchici con la bandiera del regno di Romania, rom che chiedono maggior rappresentazione politica, anziani che mostrano la loro pensione, professori che protestano contro i tagli ai loro salari, ecologisti che chiedono la tutela di Roșia Montană – attualmente oggetto di un lucroso contratto di sfruttamento minerario -, studenti che pensano che non sia cambiato niente da ventidue anni a questa parte, tifosi che protestano contro la legge sugli ultrà, perfino qualche emigrante tornato in patria per esserci e dei riservisti militari che hanno fatto sentire la loro voce in Piața Victoriei e sotto la sede della TVR, la televisione nazionale.

Mentre in TV si discute di scenari in realtà poco realistici come le elezioni anticipate o un governo tecnico “sul modello italiano” e le manifestazioni hanno fatto iniziare in anticipo la campagna elettorale per le elezioni legislative del trenta novembre, Piața Universității sembra volersi dissociare dalle manovre della politica, di fronte alle quali rimane scettica. C’è chi è ottimista, e pensa che solo con la positività si può cambiare qualcosa; c’è chi non pensa che qualcosa possa cambiare, ma ci tiene comunque a esser lì; c’è chi pensa che un cambiamento può arrivare, ma non in meno di un decennio; c’è chi vorrebbe un referendum per una monarchia costituzionale. Soprattutto, però, c’è chi una soluzione e un’alternativa non ce l’ha e pensa che l’importante è che i romeni siano lì, in quella piazza così significativa per la loro storia recente, e che si confrontino e discutano tra loro per creare lì l’alternativa di cui hanno bisogno.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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