Romania presidente

ROMANIA: Le mille sfide del Presidente

Continua il long read di East Journal sulle elezioni presidenziali in Romania. Cosa attende il neo-insediato presidente Nicușor Dan?

Qui per la prima parte.

Tanti problemi, a partire dall’economia in caduta libera

Una delle priorità più urgenti del nuovo presidente e del futuro governo è stabilizzare l’economia, un obbiettivo fondamentale per evitare lo scenario peggiore di dover ricorrere a prestiti sui mercati internazionali o da parte del Fondo Monetario Internazionale, cosa che comporterebbe non solo una perdita di credibilità e fiducia nella Romania da parte degli attori economici, ma anche l’imposizione di ancora più dure misure di austerità e riforme strutturali.

Al momento attuale, la Romania si trova sull’orlo di una crisi del debito pubblico: il deficit di bilancio ha raggiunto livelli record, arrivando al 9,3% del PIL nel 2024, il valore più alto dell’Unione Europea. Le agenzie di rating hanno declassato il paese e il debito pubblico, già sopra il 54% del PIL, è previsto in crescita nei prossimi anni.

Dan stesso ha dichiarato chiaramente che saranno necessarie scelte difficili per risanare l’economia, questo anche nell’ottica di non compromettere le prospettive di ingresso nell’euro. Una crisi economica fuori controllo segnerebbe una battuta d’arresto a lungo termine per le ambizioni della Romania di adottare la moneta unica. C’è anche un discorso di orgoglio e “prestigio” internazionale: la Bulgaria, il paese spesso preso come punto di riferimento negativo dalla Romania, ha avuto, invece, una buona performance economica e finanziaria nel 2024, soddisfacendo i criteri per adottare l’euro, che punta a fare nel 2026. Se dovesse effettivamente riuscirci sarebbe un colpo simbolico e politico fortissimo per Bucarest.

Per risanare l’economia, servono riforme strutturali (dalla sempiterna lotta alla corruzione, alla riforma della tassazione, delle pensioni e della spesa pubblica, per citarne alcune), da tempo richieste ma mai attuate, e il rispetto degli impegni presi con Bruxelles per sbloccare in fondi del PNRR, soldi di cui la Romania ha urgente bisogno, come abbiamo visto. Si parla di 20 miliardi di euro, di cui 14 a fondo perduto, già assegnati ma bloccati perché le riforme e gli investimenti concordati non sono stati fatti. La scadenza per presentare il rapporto sull’utilizzo dei fondi del Piano è, fra l’altro, stata persa, proprio a causa della crisi e dello stato di incertezza politica in ci si trova il paese. La speranza è ora che la Commissione europea possa concedere una proroga del termine per presentare il rapporto, almeno fino all’insediamento del nuovo governo.

Infine, lo stato preoccupante dell’economia e le difficili misure che dovranno essere prese, avranno probabilmente un impatto sulla capacità della Romania di supportare l’Ucraina. Sarà quindi necessario valutare quanto il paese potrà (e vorrà) continuare a impegnarsi a favore di Kyiv, a fronte di vincoli di bilancio sempre più stringenti e, soprattutto, alla luce di possibili, crescenti pressioni interne per diminuire la spesa militare in momenti di austerità.

Un presidente “implicat”

Dan ha lasciato intendere di voler essere un presidente “implicat”, un aggettivo che in Romania evoca immediatamente la figura di Traian Băsescu (a cui fra l’altro ha portato poca fortuna). Si tratta di un presidente che vuole essere protagonista, in prima linea, direttamente coinvolto negli affari politici e che dirige la scena nazionale.

Nel contesto attuale, segnato da una crisi economica profonda, divisioni sociali e politiche, e dalla persistente minaccia della guerra in Ucraina, una figura presidenziale autorevole, credibile e capace di porsi come punto di riferimento nazionale non può che fare bene al paese. Dan, in questo senso, ha delle buone carte da giocare.

La sua situazione è, tuttavia, peculiare: ha corso come indipendente, senza partiti alle spalle. Da una parte, questo gli ha permesso di parlare più liberamente alla società romena, grazie anche al suo passato nella società civile, che lo ha reso sensibile e ricettivo verso i problemi reali delle persone. Dall’altra, la mancanza di un’appartenenza partitica è però uno scoglio nella comunicazione con i partiti, un aspetto fondamentale per poter governare efficacemente. Pur avendo, infatti, ricevuto il sostegno in campagna elettorale da USR, PNL, UDMR e altri, non è legato a nessuno, il che rende la sua presidenza più esposta e vulnerabile agli umori dei partiti.

Dovrà essere molto attento e abile nel mantenere un equilibrio tra le diverse forze, bilanciando interessi e sensibilità politiche per evitare di creare attriti e tensioni. Sarà fondamentale per lui saper mediare, trovare compromessi e riconoscere il ruolo delle varie componenti che hanno contribuito alla sua vittoria e da cui dipenderà la sua capacità di fare le cose: dagli ungheresi, che si sono mobilitati in massa a suo favore, fino al PSD, senza il quale non c’è maggioranza, ma che sta attraversando profonde tribolazioni interne che lo potrebbero rendere un partito imprevedibile e smaliziato nelle mosse politiche. Questa situazione potrebbe avere ripercussioni, per esempio, sulla scelta del primo ministro: Dan vorrebbe proporre Ilie Bolojan, PNL e presidente ad interim in questi mesi, ma per ottenere l’appoggio del PSD, potrebbe dover accettare un nome diverso indicato dal partito, che resta il primo in parlamento.

Le insidie, però, non si limitano alla composizione della squadra di governo o al PSD: se le pressioni da parte dell’estrema destra dovessero aumentare, anche gli altri partiti potrebbero diventare meno stabili e prevedibili, rendendo la vita politica della Romania nei prossimi anni potenzialmente turbolenta e movimentata.

Alcune riflessioni

Anche Nicușor Dan, come George Simion, ha incarnato la figura di un candidato anti-sistema, seppure di segno e traiettoria politica opposta. Pur essendo ben inserito nella vita politica romena, ha costruito la sua carriera contro l’establishment, contro i partiti tradizionali e la corruzione del sistema.

È quindi naturale che dalla sua presidenza ci si aspetti un cambiamento concreto, ma come apportare questo cambiamento, giocando con gli stessi attori che hanno dominato la scena politica romena degli ultimi decenni, sarà la vera sfida per Dan.

Dan ha da subito avviato il dialogo con i vari partiti per formare il governo, ma il percorso resta complesso. Escludendo lo scenario peggiore delle elezioni anticipate, che rappresenterebbero un vero regalo alla destra estrema, tutte le altre opzioni sono sul tavolo: da un governo di “responsabilità nazionale” e di larga coalizione, ad uno politico di minoranza, fino ad un governo tecnico.

Foto: Digi24

Chi è Rebecca Grossi

Appassionata di politica e di tutto ciò che sta al di là della ex Cortina di ferro, ha frequentato Studi Internazionali a Trento e Studi sull'Est Europa presso l'Università di Bologna. Dopo soggiorni più o meno lunghi di studio e lavoro in Austria, Grecia, Germania, Romania e Slovenia, abita ora a Lipsia, nell'ex DDR, dove è impegnata in un dottorato di ricerca sul ruolo del Mar Nero nella strategia geopolitica della Romania. Per East Journal si occupa principalmente di Romania.

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