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UCRAINA: In strada per la giustizia a sette anni da Maidan?

Da Kiev – Nella tarda serata di martedì 23 febbraio in diverse città ucraine sono scoppiate delle proteste in sostegno dell’attivista Serhiy Sternenko, condannato a sette anni e tre mesi di carcere e alla confisca di metà della proprietà con l’accusa di sequestro di persona e possesso illegale di armi. La sentenza a Sternenko ha provocato l’indignazione della fetta più radicale e politicamente attiva della popolazione, forse data dalla “magia dei numeri” che circonda il caso: il verdetto è stato annunciato il 23 febbraio, ovvero esattamente 7 anni e 3 mesi dopo l’inizio degli eventi di Maidan del 2013-2014. I manifestanti sono scesi quindi in strada non solo per la liberazione di Serhiy, ma anche – forse – per chiedere giustizia.

Un migliaio di persone si sono radunate presso l’ufficio del presidente ucraino nella capitale, dove tra le forze dell’ordine e la folla sono scoppiati alcuni scontri e una ventina di persone sono state arrestate (e successivamente rilasciate). Oltre a Kiev, proteste simili si sono svolte in altri quindici centri regionali dell’Ucraina, nonché a Varsavia. Alcuni manifestanti hanno cercato di entrare nel cortile dell’ufficio del presidente e le forze di sicurezza hanno risposto con gas lacrimogeni, ricevendo dall’altra parte palle di neve. Una seconda protesta è stata organizzata sabato 27 febbraio per la liberazione di tutti i ‘prigionieri politici’, Sternenko compreso.

Chi è Serhiy Sternenko?

Serhiy Sternenko è un attivista civile ucraino noto per essere uno dei maggiori nemici delle autorità locali di Odessa. Ex-membro della sezione regionale del partito di estrema destra e nazionalista Praviy Sektor (che ha lasciato nel 2017) e partecipante alla Rivoluzione della Dignità del 2014, è tra i fondatori di Ljustracija, un comitato istituito nel 2014 volto a limitare l’accesso alle cariche pubbliche di persone che hanno ricoperto posizioni di leadership durante i regimi politici di Viktor Janukovyč e dell’ex Unione Sovietica. 

Figura molto ambigua, a cui non mancano dei precedenti (sospettato di traffico di droga dal 2013), Sternenko è conosciuto nel paese non solo per la sua posizione anti-russa, ma anche per la lotta contro la corruzione locale, in particolare quella riguardante l’edilizia illegale a Odessa, che l’ha portato a inimicarsi il sindaco Hennadiy Truchanov: l’attivista, infatti, sostiene che le accuse odierne contro di lui siano state ordinate dal sindaco in persona.

Serhiy è entrato nel mirino della giustizia penale nell’aprile 2015, quando con Ruslan Demčuk (membro di Praviy Sektor) è stato incriminato e successivamente rilasciato per il rapimento del deputato locale Serhiy Ščerbyč, apparentemente invischiato in affari di corruzione con il sindaco Truchanov. Ma, pur negando il suo coinvolgimento nel presunto rapimento, Sternenko è stato accusato di possesso illegale di armi (due pistole e un coltello), che l’attivista ha consegnato volontariamente alle forze dell’ordine.

In seguito, Sternenko è stato vittima di tre tentativi di omicidio dalle dinamiche poco chiare, l’ultimo dei quali risale al 24 maggio 2018 e che lo ha trascinato in tribunale: infatti, uno degli aggressori è stato arrestato, mentre il secondo ha ricevuto una coltellata mortale all’addome da Sternenko stesso. Di conseguenza, Serhiy è stato accusato non solo di aver superato i limiti dell’autodifesa, ma anche di possesso di armi bianche; inoltre, è sospettato di aver favorito un tentato omicidio ai propri danni.

Il 23 febbraio 2021 il Tribunale distrettuale Primorskij di Odessa ha dichiarato Sternenko colpevole e centinaia di persone sono scese a protestare contro la sentenza presso l’ufficio del presidente dell’Ucraina e in altre città del paese.

Chi sostiene Sternenko e perché?

Data la reputazione di Sternenko come attivista pro-ucraino e anti-corruzione, la risonanza delle accuse mosse contro di lui si è diffusa a macchia d’olio: i suoi sostenitori (pro-Maidan) considerano la decisione del tribunale politicamente motivata e accusano il giudice che ha emesso la sentenza, Viktor Poprevyč, di decisioni poco trasparenti e ingiuste (Poprevyč è originario di Donetsk e dichiaratamente pro-russo: una coincidenza?).

Ma chi sono i manifestanti che sono scesi in strada in sostegno a Sternenko? Principalmente radicali (rappresentanti dei partiti Alleanza nazionale e Asse democratica) e liberali, tra cui molti deputati dei partiti Holos e Servo del Popolo, e politici come Oleh Sentsov e l’ex ministra della Salute Uljana Suprun. Ma era presente anche la parte attiva della società “post-Maidan” per la quale il caso Sternenko ha funzionato come una sorta di scintilla che, innescata, ha favorito l’avanzamento al presidente Volodymyr Zelensky anche di altre richieste: il rilascio di Sternenko, la rimozione dei giudici coinvolti, le dimissioni del procuratore generale Iryna Venediktova, nonché una riforma giudiziaria. Alcuni cartelli recitavano: “+1 prigioniero politico”, “Riforma la giustizia o vattene”, “La sentenza di Sternenko è una condanna per ciascuno di noi” e “Al diavolo Avakov” (Arsen Avakov è l’attuale ministro degli Interni, che avrebbe dei legami personali con il procuratore generale Venediktova).

È interessante notare che il partito ultra-nazionalista di Andriy Biletskiy (Nacionalniy Korpus) ha preferito tacere sulla questione: un anno fa i suoi rappresentanti hanno definito la campagna a sostegno di Sternenko “sintetica”, in quanto lo stesso Sternenko proteggeva gli spacciatori, si nascondeva nelle retrovie ed era indegno di essere chiamato nazionalista.

Il caso Sternenko rischia di creare una spaccatura non solo tra il governo dei “servi del popolo” di Zelensky e il ministro degli Interni Arsen Avakov – che per ora non si pronuncia – ma anche con il popolo, la cui fiducia nei confronti del sistema giudiziario ucraino, già in crisi per il più importante caso criminale dell’Ucraina (il caso Maidan), non fa che diminuire anno dopo anno.

Immagine: Kiev 2016 – Oleksiy Bondarenko/East Journal

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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