RUSSIA: Aspettando il 24 dicembre, l'opposizione a Putin colpisce ancora

di Giovanni Bensi

da Mosca. Ad ormai tre settimane dalle elezioni parlamentari in Russia, continuano le polemiche sul responso delle urne. I tribunali hanno incominciato a ricevere anche da parte di partiti politici denunce di abusi. Infatti i primi a mettere in dubbio i risultati della votazione erano stati semplici cittadini. Come ha appreso il giornale “RBK daily” dall’amministrazione del presidente Dmitrij Medvedev, sembra che dal Cremlino sia “arrivato l’ordine” di andare incontro all’opposizione, accettando una revisione dei dati elettorali in modo tale che il risultato di “Russia Unita”, già abbastanza modesto (49,32%), potrebbe ridursi ulteriormente. Tuttavia il potere non prende neppure in considerazione la proposta di invalidare le elezioni e, comunque vadano le cose, il “partito del potere” conserverà il numero già deciso di seggi: 238.

Ridurre il potenziale della protesta

La revisione dei risultati sarebbe organizzata in quei seggi dove sono state riscontrate le violazioni più evidenti. Alle elezioni parlamentari infatti la revisione è possibile soltanto per quanto riguarda la riduzione della percentuale, ma non la riduzione del numero dei seggi, hanno chiarito gli interlocutori del giornale. Essi hanno ricordato che Medvedev ha più volte pubblicamente promesso di indagare su ogni abuso, e questa promessa verosimilmente sarà interpretata da alcuni tribunali come un’autorizzazione ad agire.

Nell’amministrazione del Cremlino non si nasconde che questi passi hanno il fine di ridurre il potenziale di protesta, particolarmente in vista della manifestazione del 24 dicembre “Per elezioni oneste” in viale Akademik Sakharov, dove gli organizzatori contano di radunare non meno di 50.000 persone.

Percentuali in discussione

Per quanto riguarda Mosca, sostengono alcuni analisti, “Russia Unita”, nel migliore dei casi, ha raccolto il 32% e non il 46,5%, come affermano gli esiti ufficiali della votazione. Il giornale economico “Vedomosti” ha pubblicato pochi giorni fa i dati del “Levada-Tsentr”, uno dei più accreditati istituti demoscopici, secondo i quali solo il 21% dei moscoviti interpellati ha ammesso di aver votato per il “partito del potere”, il 13% per il PCFR (comunisti) l’11% per “Russia Giusta”, il 9% per i “liberal-democratici” (i nazionalisti di Vladimir Zhirinovskij) e il 7% per il partito liberale “Jabloko”.

Meno polizia per il 24 dicembre?

Mercoledì alcuni esponenti della cultura, della scienza e dell’economia hanno rivolto un appello al presidente Dmitrij Medvedev nel quale affermano: “Noi vi preghiamo di dimostrare rispetto verso gli abitanti della capitale e di rinunciare a dislocare a Mosca ulteriori reparti di polizia nel giorno del comizio del 24 dicembre. Dovete capire che ciò offende i cittadini e già di per sé fomenta un atteggiamento negativo verso le azioni delle autorità. Ìl precedente analogo comizio del 10 dicembre viene ricordato per l’enorme quantità di moscoviti venuti ad esprimere pacificamente la loro opinione, e per le azioni inadeguate delle autorità che hanno riempito la città di uomini armati ed hanno trasformato le vie e le piazze di Mosca in parcheggi per I macchinari dell’esercito”.

Manifestazioni alla spicciolata

Manifestazioni “Per elezioni oneste” si sono svolte nello scorso fine-settimana, ma nessuno è riuscito a raccogliere un numero di partecipanti paragonabile a quello raccolto a Mosca e nella sua regione il 10 dicembre. Sabato il partito “Jabloko” ha radunato sulla piazza Bolotnaja circa mille persone. Domenica in piazza del Maneggio a Mosca hanno protestato i seguaci del Partito comunista, valutati dagli organizzatori in circa 5.000, mentre il “Kommersant” ne ha calcolato non più della metà, in gran parte pensionati. Anche a S. Pietroburgo i comunisti sono riusciti a far scendere in piazza 5.000 domostranti, fra i quali però vi erano rappresentanti di “Russia Giusta” e “Jabloko”. Manifestazioni di protesta si sono svolte anche a Kazan, nel Tatarstan, e a Ekaterinburg, con la partecipazione di diverse migliaia di persone.

Scaldare i muscoli

Tutti questi però non sono altro che flessioni di muscoli in vista della manifestazione del 24 dicembre sul viale Akademik Sakharov a Mosca, organizzata non solo dai partiti di opposizione “antisistema”, ma anche da gruppi e persone estranee alla politica. Anzi, come si vede da molte testimonianze, spesso godono di maggior popolarità dei colleghi “politicizzati”. Intanto sul web è in corso una raccolta di denaro “per finanziare la dimostrazione”. Secondo dati preliminari occorrono non meno di 3 milioni di rubli, scrive il noto blogger e attivista Anton Nosik. La raccolta e il controllo sulle spese è affidato alla giornalista Olga Romanova, come essa stessa comunica su “Facebook”.

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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